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Bernardo Bertolucci a Sacile presenta la copia restaurata di Novecento

ConSequenze

[img_assist|nid=8745|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Sacile (PN) - Grande evento, domenica 9 settembre, alle 20.30, al Cinema Teatro Zancanaro di Sacile: Bernardo Bertolucci, fresco del Leone d’Oro ricevuto la sera prima al Lido di Venezia durante la 64ma Mostra del Cinema, presenterà al pubblico la versione restaurata del suo film evento Novecento (Atto I) con Donald Sutherland, Sterling Hayden, Dominique Sanda, Burt Lancaster, Gérard Depardieu, Alida Valli, Robert De Niro.

L’eccezionale serata è promossa da Cinemazero con la collaborazione della Cineteca di Bologna e del Comune di Sacile.
L’omaggio al maestro Bernardo Bertolucci rientra nel più ampio progetto Dal Novecento ad oggi: Omaggio ai Bertolucci - Attilio, Bernardo e Giuseppe fra cinema e poesia che proseguirà poi durante PordenoneLegge.it. Bernardo Bertolucci, figlio del poeta Attilio ed anch'egli inizialmente attratto dalla poesia, abbandona nel 1961 gli studi di letteratura moderna all'Università di Roma per lavorare come assistente alla regia nell'esordio dietro la macchina da presa di Pier Paolo Pasolini, Accattone.
L'anno seguente, grazie all'interessamento del produttore Tonino Cervi, debutta egli stesso nel lungometraggio con La commare secca, su soggetto e sceneggiatura del suo maestro, che avrebbe anche dovuto dirigerlo. Nel 1964 firma Prima della rivoluzione, una delle opere giovanili più intense di quegli anni; nel '67 collabora alla sceneggiatura di C'era una volta il West di Sergio Leone, l'anno dopo dirige Partner, liberamente ispirato a Il sosia di Dostoevskij. Nel '70 licenzia Strategia del ragno e Il conformista, il primo ispirato da Borges, il secondo tratto da Moravia: due titoli fondamentali - per alcuni addirittura i più ispirati - nella sua filmografia, che preludono al celeberrimo Ultimo tango a Parigi (1972), uno dei film di maggior successo nella storia del cinema, segnato in patria da innumerevoli vicissitudini censorie. E' del 1976 la saga di Novecento, sorta di epopea delle lotte contadine in Emilia, mentre La luna (1979) è un atipico melò che incrocia droga ed incesto e La tragedia di un uomo ridicolo (1981) un ritratto acuto e penetrante della contemporaneità italiana narrata con toni fra il grottesco e[img_assist|nid=8746|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=400] l'accorato. Con L'ultimo imperatore (1989), vincitore di ben 9 premi Oscar tra cui quello per la miglior regia, inizia una trilogia di peculiari superproduzioni d'autore, proseguita con Il tè nel deserto (1990) e Piccolo Buddha (1993). Il 1996 vede il ritorno del cineasta a siti nostrani con Io ballo da sola, delicata storia d'una iniziazione sessuale ambientata in una incantevole villa del Chiantishire; mentre L’assedio (1998), narra di un pianista innamorato della propria colf extracomunitaria, il quale riesce a conquistarsi l’affetto della donna vendendo tutte le proprie cose per salvare il consorte di lei, prigioniero politico nel paese nativo. Del 2002 è The Dreamers, rilettura personale delle tematiche collegate alla ribellione giovanile del ‘68. Nel 2007 la 64ma Mostra del Cinema di Venezia ha assegnato al regista il Leone d’Oro del 75mo anniversario della Biennale.
Novecento esce in Italia nel 1976 e racconta la storia dell’Italia, dal primo anno del 1900 alla primavera del 1945, attraverso due famiglie: una di proprietari terrieri della Bassa emiliana; l’altra di contadini al loro servizio. Il tema: l’acquisizione, nei contadini, di una coscienza di classe che via via, dopo gli scioperi del’908, le “leghe”, la prima guerra mondiale, il fascismo e le lotte dopo la seconda guerra mondiale per liberarsene, porterà simbolicamente al dissolvimento del mito del padrone. Il film – tutti e due gli atti – si costruisce secondo il ritmo delle stagioni: una calda estate dall’alba del secolo alla fine della prima guerra, il primo atto; un tetro autunno-inverno dall’avvento del fascismo alla sua caduta, il secondo atto; con una breve primavera, come prologo ed epilogo, per raccontarci sia nel primo sia nel secondo atto, il 25 aprile e i giorni della Liberazione riuscendo a far coincidere il ritratto del singolo con quello del coro, i casi individuali con le indicazioni dei momenti collettivi, degli eventi storici, delle evoluzioni sociali. Alternando al canto la commedia, il dramma all’allegria, l’elegia agreste all’impennata polemica senza mai fratture di tono e, soprattutto, pur dando spazio anche all’epico, senza mai trascurare le psicologie: come nei grandi romanzi, come nei vasti affreschi in cui tutto ha il suo equilibrio, tutto ha la sua esatta collocazione: dal sospiro del personaggio (con le sue ultime motivazioni) alla carica di cavalleria (con le sue ragioni storiche e narrative). In un clima che, ad ogni scena, in ogni immagine, svela felicità di canto e, contemporaneamente, una costante fertilità di invenzioni cinematografiche. Prima virtù, appunto, la reinterpretazione della realtà. Tutto è vero, ma tutto – attraverso il melodramma, la musica, l’idealizzazione del ricordo e il ricordo dei ricordi altrui (dei padri, dei nonni, della collettività) – è visto come in una grande favola, ora tenera e patetica, ora aggressiva e turbolenta, ora persino mezzo ironica e bonaria. A sostegno di tutto, un dono magistrale di sintesi che, in questo primo atto, permette di indugiare e di correr via, di analizzare o di sbozzare soltanto, senza che mai nulla risulti trascurato o fuori posto, nell’ambito di un arco narrativo che, di ognuno e di ogni cosa, illustra quello che serve all’economia della storia e dei personaggi avendo sempre l’aria di correre e di cantare, in realtà trovando sempre modo di illustrare e spiegare: nei tempi giusti, senza fretta né inciampi. Completano il quadro, gli interpreti. Burt Lancaster, un autentico “Gattopardo” della Bassa nei panni del nonno di Alfredo, Sterling Hayden, un nonno di Olmo che sembra uscire da un film americano di Renoir; Robert De Niro e Gérard Depardieu, i nipoti da adulti, e Paolo Pavesi e Roberto Maccanti, da bambini; Romolo Valli, con una maliziosa teatralità da dagherrotipia nel personaggio del padre di Alfredo, e Francesca Bertini in quello ironico e sussiegoso di una zia monaca. La fotografia di Vittorio Storaro trascorre con alte qualità figurative dai solari incanti della Bassa agli interni rosso-scuri della villa e a quelli giallo-grigi dei casolari, le musiche di Ennio Morricone cantano, con suggestivo lirismo, la vita agreste, attente a mettervi in risalto anche note aggressive, meno effuse. Da lodare anche gli arredamenti di Maria Paola Maino e i costumi di Gritt Magrini. Mercoledì 12 settembre alle ore 20.45 in SalaGrande/Aula Magna CentroStudi di Pordenone verrà proiettato Novecento (Atto II) di Bernardo Bertolucci.
Sabato 22 settembre dalle 21.30, in Palazzo Montereale Mantica a Pordenone Giuseppe Bertolucci racconterà al pubblico di Pordenonelegge.it il suo rapporto con la poesia e il suo legame con l'arte letteraria paterna Voci dagli inizi: Attilio Bertolucci, lettura scenica di brani tratti da Sirio (1929) e Fuochi in novembre (1934)

Prevendita biglietti per la serata di domenica 9 settembre al Cinema Zancanaro presso la cassa di Cinemazero Aula Magna Centro Studi, negli orari di cassa (Intero Euro 5,00 – Ridotti (CinemazeroCard Euro 4,00).

Info: Cinemazero
tel. 0434520404
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www.cinemazero.it