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Bianco e Nero, inno ai colori della vita

ConSequenze
[img_assist|nid=11507|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Basta dire a priori che il cinema italiano è in perenne crisi. Forse lo è negli introiti, soprattutto se continuiamo a paragonarlo a quello statunitense, di ben altri mezzi produttivi e spesso adatto/adattato a tutto il grande pubblico.

Sicuramente certe volte lo è anche negli autori, soprattutto se ci riconduciamo, a termine di paragone, solo e sempre ai cinepanettondori firmati Boldi-De Sica e tutti i lor Parenti.

Però se non ci facessimo trasportare troppo dalla nostra latente esterofilia e ci lasciassimo andare ad un’analisi un po’ più attenta, scopriremmo prodotti che sanno raccontare il cinema, che sanno come si mette in piedi un buon montaggio (non solo di corpi nudi) e che ci danno molto più che una battuta scema su escrementi & Co.

Con Bianco e Nero la solitamente tragica e pesante Cristina Comencini (ricordate il pur bello La Bestia nel Cuore?) dimostra come si possa fare un’allegra e scaltra[img_assist|nid=11508|title=|desc=|link=none|align=right|width=425|height=640] commedia su usi, costumi, complessità dell’epoca in cui viviamo. Un film con i piedi nell’oggi e con l’ironia dei tempi migliori. Certamente il prodotto è furbetto, dalla scelta degli attori, alla carineria delle situazioni fino alla semplificazione di alcune tematiche, ma non si può dire che non risulti scorrevole e molto, molto piacevole, a tratti piuttosto divertente.

Due coppie: Ambra/Elena e Fabio/Carlo (la bianca) contro Aïssa/Nadine e Eriq/Bertrand (la nera). Elena (una Ambra grintosa e molto determinata nella parte), attivista per la lotta contro la povertà nel terzo mondo, si scopre debole, indifesa e un tantino razzista quando il destino la mette di fronte all’evidenza dell’amante nera (Nadine) di suo marito (un Volo naturalmente dimesso, ma simpatico e dolcissimo). Seguono isterismi contenuti e non fastidiosi (ben lontani dal Muccino-pensiero), allontanamenti e riappacificazioni, tutto in nome dell’amore.

I punti forti di questa piccola-grande commedia sono: la rapidità di ciò che avviene -un torrente in piena dove tutto cambia rapidamente registro (pur mantenendo la solidità drammatica che necessita il testo, così da non venir mai meno la credibilità), la finezza di certe soluzioni registiche (come la scena del montaggio parallelo in flashback dopo il tradimento), il coraggio di smantellare alcuni tabù sociali molto ipocriti (con le figure dei negri alto borghesi e il finale dove trionfa il vero amore e non la cristiana famiglia), la bravura e simpatia degli attori (Aïssa Mäiga è veramente interessante per maschietti e cinefili tout court). Non mancano alcuni difetti, certamente, e certe semplificazioni simboliche possono risultare pretestuose, ma nulla che corrompa un prodotto più che riuscito che riconcilia con l’italico modo di saper fare cinema e ci sprona a cercare i gioielli anche a casa nostra. Fidatevi, ci sono!