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Connessomagazine.it incontra il regista sloveno Tomaz Pandur

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[img_assist|nid=3482|title=|desc=|link=none|align=left|width=129|height=200]TRIESTE - Unica data triestina, venerdì al Teatro Stabile Sloveno, dello spettacolo Tesla Electric Company, per la regia di Tomaz Pandur e con le musiche di Silence. Grande successo di pubblico, in un teatro colmo, e grandi aspettative per quello che è stato uno degli spettacoli di punta di Mittelfest 2006.

Prodotto dal Pandur Theater, con la collaborazione dell'Ulysses di Brioni e dei Festival di Lubiana e Mittelfest, lo spettacolo racconta la storia dello scienziato croato di origine serba Nikola Tesla (1856-1943), inventore di dispositivi per sfruttare la corrente elettrica alternata, della turbina idraulica, teorizzatore dell'elettromagnetismo, della comunicazione senza fili e di molte altre tecnologie alla base della fisica moderna. Nikola Tesla non usò mai commercialmente le sue invenzioni, delle quali s'impadronirono altri (Edison, Marconi).

Il regista sloveno ha voluto andare oltre la semplice narrazione delle vicende biografiche di un genio misconosciuto e ci ha voluto regalare uno spettacolo originale, oltre che nella trama, anche nell'impianto scenografico e musicale. Di grande effetto è la scenografia, basata su un concetto semplice ma di grande resa visiva, composta da tre semicilindri mobili che, con effetti di luce cangiante, coinvolgono la vista. Tomaz Pandur ha saputo quindi rappresentare molto bene la personalità di un genio che, a causa delle incomprensioni dei suoi contemporanei, si sentiva un uomo di un altro tempo e che consapevolmente ha deciso di isolarsi per passare gli ultimi anni della sua vita in completa solitudine. Lo spettacolo che è già andato in scena a Zagabria e Belgrado sarà ospite nei prossimi mesi in Spagna, a Madrid e Barcellona, e, per finire, approderà a Mosca. Abbiamo incontrato il regista sloveno durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo.

Connessomagazine.it: - Cosa l'ha spinta a scegliere di mettere in scena la figura di un uomo come Nikola Tesla?
Tomaz Pandur: - E' un tema che non ho ricercato, è un tema che mi ha trovato e al quale mi dedico ossessivamente da più di quindici anni. Rimarrà con me tutta la vita.
Quella di Nikola Tesla è una storia monumentale, forse la più monumentale tra tutte le storie che conosco. E' la storia di un uomo senza il cui contributo non potremmo neanche immaginare la nostra vita. Senza tutte le sue invenzioni saremmo ancora nel buio del Medioevo.
Però ai fini di una rappresentazione teatrale non ci interessavano le sue invenzioni, quanto piuttosto l'uomo che si nascondeva dietro a queste invenzioni, la sua natura umana.
Tesla era nella sua vita privata una persona sola e isolata, un'anima tesa tra due forze contrapposte tra la terra e il cielo. Ma Tesla era anche un uomo fuori dal tempo, l'uomo che ha inventato il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. Possiamo considerarlo come un moderno Prometeo.
Connessomagazine.it: Ha voluto rappresentare l'aspetto meno conosciuto e privato della vita di Nikola Tesla. Perché ha scelto di sdoppiare la personalità dello scienziato in sette parti diverse?
Non riusciremo mai a ricreare un'immagine completa di Tesla. Il suo mistero è nel mistero e per questo ancora oggi egli è oggetto di moltissime ricerche, a tutti i livelli. L'immagine che ho è quella di uno specchio rotto e, per quanto ci si può sforzare di mettere assieme tutti i pezzi dello specchio, l'immagine non sarà mai quella originale. Da qui è nata l'idea di far recitare agli attori questi singoli pezzi dello specchio, nel tentativo di ricreare una figura che sia la più vicina possibile a quella dello scienziato. Ogni attore interpreta un ruolo mentre guarda l'altro attore che interpreta un altro Tesla.
Lo stesso Tesla ha cercato di guardare se stesso da una certa distanza, come emerge dai suoi diari, tanto che ha cercato di simulare la sua morte clinica.
Mi sono ispirato a questo sdoppiamento anche per la struttura dello spettacolo che è caratterizzato da tre parti, quella della morte apparente, quella della vita di Tesla e quella della morte reale.
Connessomagazine.it: - Oltre alle sette personalità di Tesla, in scena c'è un unica donna che rappresenta tre diverse donne. Per quale motivo?
Per Tesla l'archetipo di donna è quello della madre. Quindi il suo rapporto con le donne è fondamentalmente legato al complesso di Edipo e attraverso questo archetipo egli ha vissuto i rapporti con tutte le donne della sua vita.
Tre sono le donne che emergono dalla sua biografia e che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita. La cameriera dell'hotel New Yorker, l'unica che ha avuto accesso alla sua stanza nell'ultimo periodo della sua vita, Catherine Johnson, la sua amica più intima e morbosamente innamorata di lui, e Ann Morgan, la celebre ereditiera.
Concettualmente è stato scelto di far interpretare tutti questi ruoli femminili ad una unica donna.
Connessomagazine.it: - Parliamo della scelta delle scenografie e della diverse lingue utilizzate nello spettacolo. Come è arrivato a questa soluzione?
Sono tutti mezzi di espressione. Questi sono gli elementi che creano lo spettacolo e ai quali secondo l'ispirazione decido di dare maggiore evidenza: Per la scenografia mi sono avvalso delle creazioni di alcuni architetti che collaborano con me.
Per quanto riguarda l'uso delle lingue, ad esempio, abbiamo seguito una verosimiglianza biografica, e quindi il serbocroato, l'ungherese, il tedesco e soprattutto l'inglese perché per gran parte della sua vita ha soggiornato a New York.
Connessomagazine.it: - Lei ci presenta lo scienziato Nikola Tesla come un uomo dalle molteplici personalità. Ha voluto rappresentare il suo genio e contemporaneamente la sua solitudine?
Oggi utilizziamo solo un terzo di quanto Tesla ha inventato. Le sue scoperte sono state fondamentali per lo sviluppo della civiltà e, invece di ricevere un riconoscimento, è stato dichiarato pazzo ed è stato isolato dal resto del mondo.
Tesla si sentiva un uomo fuori dal suo tempo e sono note molte stranezze della sua personalità, percepisco il suo mondo come un mondo di malinconica decadenza, creata da lui stesso, nella quale si sentiva a proprio agio. Gli ultimi trent'anni della sua vita li ha passati in totale solitudine al trentatresimo piano dell'hotel New Yorker, circondato solo da piccioni. Nella sua solitudine, ogni anno, il giorno del suo compleanno, organizzava delle conferenze stampa e concedeva ai giornalisti dichiarazioni particolari che il giorno dopo riempivano le pagine dei giornali.
Per parlare di Nikola Tesla bisogna avere un buon motivo. Prima di realizzare questo spettacolo c'è stato un processo interiore di studio di approfondimento, un personaggio di così grande importanza e carisma merita grande rispetto.