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Davvero ottimo il Cous Cous di Abdellatif Kechiche

ConSequenze

[img_assist|nid=11868|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]E’ recentemente uscito nelle sale italiane Cous Cous, terzo personalissimo, originale e coraggioso film del regista franco – tunisino Abdellatif Kechiche. Dopo il successo nel 2000 con l'opera d'esordio Tutta colpa di Voltaire e il successivo trionfo ai Cesar del 2005 con La schivata, con Cous Cous, film presentato in concorso alla 64. Mostra del Cinema di Venezia, Kechiche ripropone uno spaccato della comunità arabo-francese.

Un racconto corale realizzato essenzialmente con attori non professionisti, dove è la cucina a farla da padrona, ed in particolare, il cous – cous, tipico piatto nordafricano che, unisce e divide, ed attorno al quale si svolgono le vicende dei protagonisti.
A Sète, una cittadina nei pressi di Marsiglia, Slimane, un anziano lavoratore portuale che da 35 anni costruisce e ripara imbarcazioni in un cantiere navale, deve fare i conti con la crisi dell’industria della pesca e il sempre minor numero di natanti bisognosi di cure. Dapprima costretto a ridurre le ore lavorative, dovrà presto abbandonare il lavoro. Slimane, divorziato, mantiene stretti i rapporti con i figli e la ex moglie Souad e, nonostante le difficoltà economiche, cerca in tutti i modi di essere loro di aiuto anche a costo di privazioni.

Con un vecchio ciclomotore, si sposta dal porto alla sua abitazione, una camera nell’albergo della sua attuale compagna, la cui figlia Rym nutre un sincero affetto filiale verso l’uomo. Avendo saputo che si cercavano operai per smantellare un battello, Slimane si offre per l’incarico e mentre[img_assist|nid=11869|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=401] riflette sui propri insuccessi, nasce in lui un desiderio di riscossa: acquistare la barca e farne un ristorante galleggiante da ancorare al molo principale, dove far assaporare la specialità del cous cous e fornire un luogo di ritrovo alla comunità araba. Entusiasta, Kym accompagna Slimane in banca, in comune e in dogana per ottenere il finanziamento e i permessi necessari per l’avvio dei lavori, ma vista la età non più giovane dell’uomo e la mancanza di ogni tipo di garanzie, i due ottengono dinieghi e rinvii.
Ecco allora che l’amore di familiari ed amici di Slimane, unite alla voglia di riscatto dell’uomo vengono fuori. Occorre tentare il tutto per tutto: organizzare una cena cui invitare le “persone bene” della città e convincerli della bontà del suo progetto, in modo che Slimane possa ottenere i finanziamenti ed i permessi necessari a coronare il suo sogno.

Simpatica commedia ben strutturata sulle dinamiche interne ad una famiglia allargata Cous Cous, nonostante la estrema lunghezza (due ore e mezza che però non si fanno mai sentire!) è una pellicola davvero interessante specie per quel suo modo di rappresentare l'avventura verso l'incognito, il tentativo di decidere da soli della propria vita ed entrare a far parte di "quelli che ce l'hanno fatta", che sono riusciti a scappare dalla situazione precaria e a creare qualcosa. Un film che è un vero e proprio invito alla speranza specie per coloro che, loro malgrado si sono ritrovati  a fare parte della schiera degli “ultimi”. Il tutto pervaso da uno stile leggero, impreziosito dall’ironia  , che investe e imbeve di sé tutta l'avventura raccontata da Kechiche permettendole di acquisire la dimensione narrativa tipica del romanzo. Una bella favola moderna, tutta da gustare!