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Edipo Re con Franco Branciaroli al Teatro Comunale di Treviso

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TREVISO - L'Edipo Re di Sofocle, firmato da Antonio Calenda, protagonista Franco Branciaroli che convoglia in sé i ruoli di Edipo, Giocasta e Tiresia, prodotto dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia con il Teatro de gli Incamminati e il Teatro di Messina, va in scena al Teatro Comunale di Treviso dal 17 al 19 dicembre.

In un mondo smarrito, minaccioso, delle cui ombre sentiamo l'incombere, commenta infatti Antonio Calenda, è stato emblematico rielaborare il percorso dal buio verso la chiarezza compiuto da Edipo: un percorso nella coscienza che allo stesso tempo è individuale, di intima analisi, collettivo... Ed è stato importante poterlo condividere assieme ad un artista consapevole come Franco Branciaroli, con il quale abbiamo affrontato recentemente l'indagine di un altro problematico personaggio, il Galileo di Brecht. In questo Edipo Re, abbiamo voluto tratteggiare il protagonista evocando echi di teoremi freudiani, un viaggio fra le ombre e l'ignoto della psiche: perciò nella nostra visione, in Edipo si condensano, quasi come in momenti di trance, più personaggi della tragedia - Edipo, Tiresia, Giocasta - a dimostrare che nella sua carne si convogliano tutte le radici della colpa. Le radici dell'incesto, del parricidio: canoni del senso di colpa che segnano la civiltà occidentale, su cui si è lavorato soprattutto nel Novecento, da Freud a Lacan, attraverso Guattari, Deleuze, per arrivare a René Girard un filosofo contemporaneo che ha donato forti induzioni alla nostra interpretazione
Il progetto dello spettacolo si basa infatti su una rilettura dell'originale sofocleo (scritto probabilmente nel 430 a.C.) integrato dai sunti teorici di diversi studiosi e in particolare di Sigmund Freud e di René Girard. Freud riteneva che Edipo Re prefigurasse la metodologia che consente l'esplorazione dell'inconscio: la psicoanalisi. Ecco allora che Antonio Calenda evoca nello spettacolo la messa in scena di una ricerca, che ripercorre all'indietro il tempo, per riafferrare il senso vero e profondo di un passato che è stato frainteso. Ed Edipo - rimandando a un immaginario mitteleuropeo che ci appartiene - ci appare freudianamente disteso sul celebre lettino, mentre attraverso indizi disseminati nel suo vissuto, ricostruisce e riscrive con parole di atroce verità il proprio percorso esistenziale, individuando finalmente le radici del proprio conflitto interiore.
L'assunto di René Girard, presente in particolare nel fondamentale La violenza e il sacro, ci illumina invece su certe dinamiche sociali e di gruppo. Gli individui secondo questo antropologo e filosofo contemporaneo tendono tutti a desiderare il medesimo oggetto e questa "indifferenziazione" genera quasi sempre un sentimento di rabbia e scontro diffusi. Per uscire da tali dinamiche di rivalità e di crisi, la comunità si unisce contro una vittima sacrificale, un capro espiatorio che la purificherà e che una volta immolato sarà investito di sacralità. Edipo è un esempio emblematico di tale dinamica. Il sacrificio, l'espulsione dalla comunità, avviene dopo un lungo e sofferto itinerario di conoscenza. Un itinerario che nella messinscena si svolge quasi fra sonno e veglia del protagonista, con il Coro che funge da ponte fra queste due dimensioni, un coro tutto maschile che fa da eco e moderno, incisivo commento.
Edipo - spiega Branciaroli - è l'eroe tragico che non sa chi è: tutto gli casca addosso perché tutto è già avvenuto. Questa conoscenza di sé avviene attraverso il dolore. Il dolore è la caratteristica di Edipo, dunque. Lui dice che nessuno ha un dolore più grande del suo (battuta che poi riprenderà Hamm in ‘Finale di partita' di Beckett). Infatti appena lui conosce diventa cieco: la cecità, come il dolore, nella cultura greca è strettamente legata alla conoscenza".
L'intero spettacolo fonda infatti la propria essenza sul concetto del "vedere": un leitmotiv concettuale che diventa momento di un paradosso nella conclusione della tragedia (l'accecamento di Edipo) ma che ritorna costantemente durante l'intera messinscena anche sul piano delle immagini.
La scena di Pier Paolo Bisleri cela e rivela personaggi dietro velati neri, una scatola, uno spazio quasi mentale in cui Edipo è rinchiuso, le luci di Gigi Saccomandi ribadiscono la dialettica fra luce e buio, chiarezza e mistero. Completano l'allestimento i costumi di Stefano Nicolao e le musiche di Germano Mazzocchetti. Significativo l'apporto della traduzione di un autore contemporaneo quale Raul Montanari, che sviluppa la tragedia con precisione, senza retorica e con una forte aderenza a Sofocle.

Stagione Teatrale 2010-2011

Dal 17 al 19 dicembre 2010
venerdì 17 e sabato 18 dicembre, ore 20.45 domenica19 dicembre, ore 16.00

Teatro Comunale, Corso del Popolo 31 - TREVISO

Edipo Re

di Sofocle

con Franco Branciaroli

regia di Antonio Caldenda

traduzione Raul Montanari

e con (in ordine alfabetico) Giancarlo Cortesi, Emanuele Fortunati, Gianfranco Quero, Alfonso Veneroso
e con (in ordine alfabetico) Livio Bisignano, Tino Calabrò, Angelo Campolo, Filippo De Toro, Luca Fiorino, Luigi Rizzo

scene Pier Paolo Bisleri, costumi Stefano Nicolao

musiche Germano Mazzochetti, luci Gigi Saccomandi

Una produzione Teatro Stabile F.V.G., Teatro de Gli Incamminati, Teatro di Messina
Location:

Info: Arteven
Tel. 0422 540480
www.arteven.it