Sono esposte in galleria due installazioni pittoriche, che vennero presentate nel 2008 nell’ambito del progetto ideato in omaggio al Palladio “Architettura nell'immagine/Immagine nell'architettura” a cura di XX.9.12 FABRIKArte.
Le due installazioni fanno riferimento a due aspetti che ritengo molto significativi nel lavoro di Palladio: il primo riguarda l’enorme seguito e divulgazione che ebbero “I quattro libri dell’architettura” e la tipologia architettonica da lui ideata. Cito a questo proposito un estratto della descrizione che ne da Vilma Torselli in un articolo pubblicato su www.artonweb.it il 2/06/2007: “I quattro libri dell’architettura” di Andrea Palladio, stampati a Venezia nel 1570, sono il primo grande successo editoriale dall’invenzione della stampa, certamente giustificato dal fatto che l’opera, una sorta di testamento architettonico, è di rilevanza straordinaria e spazia in tutto lo scibile del suo tempo, dal formulario per gli ordini, alle misure degli ambienti, alla progettazione delle scale, agli esecutivi dei particolar. Il colpo di genio sta nel secondo e nel terzo libro in cui egli pubblica una retrospettiva dei suoi progetti relativi a palazzi, ponti reticolari, in tal modo auto promuovendo la sua attività di progettista; per la prima volta viene dato alle stampe un testo di architettura chiaro, organico, intelligente, con disegni riprodotti in scala, con tavole grafiche quotate nelle piante e negli alzati, insomma un vero e proprio manuale tecnico di facile consultazione.
Con questo primo assemblaggio voglio mettere in evidenza a livello concettuale gli aspetti di comunicazione efficace e divulgazione attuata tramite l’oggetto libro, ricreando i QUATTRO LIBRI. Si tratta di quattro tele ognuna della dimensione di cm 50x60, su cui sono incollate molte fotocopie di alcune pagine dei Quattro Libri, fino a creare uno spessore che conferisce rigidità all'opera e nel contempo una superficie ondulata, ottenuta dallo strato di fogli impregnati di colla, sulle ultime carte una stesura di colore bianco acrilico lascia intravedere parti dei disegni e degli scritti del Palladio.
La seconda installazione fa riferimento alla relazione profonda dell'architettura palladiana con l'ambiente circostante. Si tratta di due grandi tele anch'esse da me totalmente ricoperte da fotocopie di planimetrie di alcuni edifici progettati da Andrea Palladio e successivamente dipinte: la tela blu, in cui è esplicito il riferimento al mare e alla laguna veneziana dove si riflettono diversi edifici realizzati da Andrea Palladio, e la tela bianca, esplicito riferimento al marmo bianco delle chiese palladiane. Cito nuovamente Howard Burns “Palladio aveva una missione: trasformare, sostituire l'architettura scomoda, malsana, brutta con architettura di gusto, dove fosse bello vivere, permettendo alle persone di vivere meglio...quando creava un edificio generava un ordine, creava collegamenti, riposizionava una strada, creava uno spazio che non c'era...” (2006) e Sgarbi nel 2004 “Edifici che sembrano un pensiero architettonico piuttosto che opere compiute, che si impongono come l'elaborazione più completa del pensiero dell'uomo rispetto alla natura, chiaramente distinti dalla natura e dal paesaggio, eppure a esso legati da un rapporto indissolubile, così che anche la natura sembra pensata dall'architetto”.