Ispirandosi all’omonimo saggio del 1940 di George Orwell - nel quale si richiama la figura di Giona rinchiuso nel ventre della balena che diviene per lo scrittore metafora della condizione ideale dell'uomo che voglia fuggire qualsiasi coinvolgimento nei confronti del mondo - la mostra propone una riflessione su come, anche oggi, seppur con dinamiche differenti, l’esperienza del reale non avvenga in modo diretto ma, nella maggior parte dei casi, attraverso percorsi prestabiliti e secondo schemi preconcetti.