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L'acqua e la luce

Dal 3 marzo al 15 maggio 2011

La fotografia a Venezia all’alba dell’Unità d’Italia

Promossa dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, apre il 3 marzo a Palazzo Loredan la mostra L'acqua e la luce. La fotografia a Venezia all’alba dell’Unità d’Italia. La mostra rivisita il periodo cruciale conclusosi con l’unione di Venezia e del Veneto all’Italia, rivolgendo lo sguardo ad un aspetto poco frequentato da parte degli storici del Risorgimento: come la fotografia ha guardato alla città e testimoniato quegli eventi nell’arco temporale collocato tra l’esaltante esperienza della Repubblica di Manin, il coronamento di quei sogni patriottici lungamente coltivati e l’ingresso di Venezia nell’Italia unita. Si giunge così a delineare un trentennio della vicenda iconografica cittadina, contrapponendo la Venezia del periodo austro-ungarico a quella ormai italiana, allo scopo di offrire uno sguardo d’insieme sintetico sulla città e mettere in luce le modificazioni che la fotografia poté rilevare.

La mostra comprende opere originali di autori diversi e in formati diversi, provenienti da varie collezioni, pubbliche e private, veneziane e venete, vetri da proiezione fotografici e stereogrammi con vedute di Venezia, oltre che alcuni apparecchi ottocenteschi per la visione (es. un megaletoscopio, alcuni stereoscopi, un grafoscopio, ecc.) e una rara camera ottica per la ripresa di dagherrotipi con ottica Ponti.
Il percorso dell’esposizione è costituito da tre insiemi: uno più tradizionale di tipo vedutistico in cui si assiste alla contaminazione di più dimensioni temporali; un secondo più propriamente storico, che intende documentare come negli anni del dominio asburgico la fotografia mantenga un atteggiamento abbastanza equidistante e sia difficile cogliere quell’avversione antiasburgica crescente che viene documentata da altre fonti letterarie e memorialistiche; l’ultimo che mostra come, grazie alla fotografia, si possa andare alla scoperta, quasi in compagnia di pittori come Giacomo Favretto, d’una Venezia diversa, più viva e autentica, fatta di mestieri che si svolgono all’aperto, di nuovi protagonisti sociali.

Alla mostra fotografica si affianca una sezione cinematografica che presenta alcune riprese tra le prime mai realizzate in città, illustrando il modo nuovo di guardare a Venezia e alla vita che vi si svolgeva, determinato dal nuovo linguaggio espressivo oltre che dal periodo storico che si apriva.
Grazie alla proiezione di filmati originali d’epoca, il pubblico potrà fare esperienza della visione stereoscopica con materiali originali.

A Palazzo Loredan l’esposizione è allestita negli ambienti attigui al Panteon Veneto che è strettamente connesso al tema risorgimentale della mostra. La collezione di ritratti marmorei, opera di celebri scultori veneti del XIX secolo, fu inaugurata infatti in occasione del IX congresso degli scienziati italiani che nel 1847 consolidò quel sentimento di identità nazionale che avrebbe portato, l'anno successivo, alle rivoluzioni anti-austriache scoppiate in tutta Italia.
L’Istituto Veneto ha attribuito una particolare attenzione allo sviluppo della fotografia sia con l’assegnazione di premi industriali per l’innovazione a inventori e fotografi veneziani già alla metà del XIX secolo, sia finanziando la campagna fotografica di Giuseppe Gerola a Creta nel 1899-1900.
L’interesse dell’Istituto Veneto per le tecniche fotografiche è riscontrabile, inoltre, già negli Atti del 1861, dove viene descritto l’aletoscopio di Carlo Ponti.
Comitato scientifico: Gian Piero Brunetta, Sara Filippin, Carlo Montanaro, Alberto Prandi, Carlo Alberto Zotti Minici.

Il periodo delle lotte per l’indipendenza e l’unità d’Italia coincise con la nascita e lo sviluppo della fotografia, che a Venezia trovò terreno fertile grazie alla straordinaria tipicità del luogo e della sua storia. Di fronte ad un’immagine della città fissata dal vedutismo settecentesco entro canoni visivi molte volte ripetuti, con varianti minime, l’avvento della fotografia stimolò un’osservazione diversa, ma consentì anche di registrare l'irruzione della storia nel quotidiano, fungendo da testimone di grandi eventi e di celebrazioni di protagonisti, nonché di forme di vita quotidiana che fino ad allora avevano vissuto solo nell’iconografia della tipicità folclorica, ma erano sostanzialmente prive di status sociale, oltre che di riconoscimento vero da parte delle arti figurative.
All’interno della mutazione storica e sociale del XIX sec., soprattutto in coincidenza con alcuni momenti di rilevante significato storico, la presenza femminile acquistò per la prima volta dignità “politica”, e richiamò l’attenzione anche ad alcuni aspetti della sua microstoria. Ne è dimostrazione, ad esempio, la documentazione dei mestieri tipicamente femminili che a partire dalla fine degli anni ’50 reclamarono, anche in fotografia, dapprima dignità visiva come merce iconografica, e più tardi come vera e propria entità sociale; e la “scoperta” dei luoghi della donna offrì l’opportunità di guardare con rinnovata attenzione anche a calli e corti “sconte” fino ad allora ignorate dall'iconografia dominante.
Questi elementi nuovi - documentazione fotografica di fatti e persone, dignità visiva accordata alla donna, attenzione ai luoghi fino ad allora ignorati dall’iconografia più tradizionale - modificarono il volto complessivo che della città venne trasmesso, e ne colsero un'anima che partecipò a tutti i livelli dei processi di trasformazione sociale in atto.

Scheda Evento

Location:
Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Palazzo Loredan, Campo Santo Stefano 2945 - VENEZIA
Contatto:
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
0412407711