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Mischa Maisky - Asher Fisch - Filarmonica Arturo Toscanini

Stagione Concertistica 2012-2013

La Filarmonica Arturo Toscanini
Asher Fisch, Direttore
Mischa Maisky, Violoncello
esegue
P. I. Caikovskij, Aria di Lenskij, da “Evgenij Onegin” (trascrizione per violoncello e orchestra di Mischa Maisky)
D. Šostakovi?, Concerto n.1 in mi bemolle maggiore op.107 per violoncello e orchestra
Allegretto
Moderato
Cadenza
Allegro con moto

L. Van Beethoven, Sinfonia n.7 in la maggiore op.92
Poco sostenuto, Vivace
Allegretto
Presto
Allegro con brio

Mischa Maisky può vantarsi di essere l'unico violoncellista al mondo ad aver studiato sia con Mstislav Rostropovich sia con Gregor Piatigorsky. Nato in Lettonia, ha studiato in Russia e, dopo il suo rimpatrio in Israele, Mischa Maisky è stato accolto con grande entusiasmo a Londra, Parigi, Berlino, Vienna, New York, Tokyo, e in tutti gli altri più importanti centri musicali. Durante gli ultimi 25 anni, con contratto in esclusiva per la Deutsche Grammophon, ha effettuato più di 30 registrazioni, con i Wiener e Berliner Philharmoniker, London Symphony, Israel Philharmonic, Orchestre de Paris, Orpheus und Chamber Orchestra of Europe e molte altre. Nel 2000 è stato impegnato l'intero anno in una lunghissima tournée dedicata a Bach con più di cento concerti. Ha registrato le Suite di Bach ben tre volte. Le sue registrazioni sono state acclamate dai critici di tutto il mondo e sono state premiate 5 volte con il prestigioso Record Academy Prize a Tokyo, tre volte con il Deutscher Schallplattenpreis, inoltre con il Grand Prix du Disque a Paris e con il Diapason d'Or of the Year, cosi come con le ambite Grammy nominations. Musicista di vera fama mondiale ospite regolarmente dei maggiori festival internazionali, ha collaborato con Bernstein, Giulini, Mehta, Muti, Maazel, Levine, Ashkenazy, Sinopoli e Barenboim, e con Martha Argerich, Radu Lupu, Nelson Freire, Peter Serkin, Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Vadim Repin, Maxim Vengerov, Julian Rachlin.

Asher Fisch collabora regolarmente con i maggiori teatri europei e americani e con complessi sinfonici di prestigio. È direttore musicale della New Israeli Opera. Assistente e collaboratore di Daniel Barenboim con cui suona anche in duo pianistico, ha diretto Placido Domingo al Covent Garden, è attivo sia nel repertorio lirico che sinfonico (anche come pianista) negli USA, tutta Europa e Israele.

La Filarmonica Arturo Toscanini, che celebra nel 2012 il decennale della propria costituzione, è uno degli organici orchestrali italiani di eccellenza. Sotto la direzione del maestro Lorin Maazel è stata protagonista della cerimonia di apertura del nuovo Teatro Verdi di Pordenone, con due concerti straordinari che si tennero il 28 e 29 maggio 2005. La sua attività si svolge ai più alti livelli, con i più grandi direttori al mondo, da Mehta a Masur, da Tate a Temirkanov, da Dutoit a Frübeck de Burgos, Steinberg, Rostropovich, Prêtre, Gelmetti … e con i grandi solisti. Il 16 gennaio 2008 ha chiuso le celebrazioni dei 50 anni della morte di Arturo Toscanini con un concerto al Teatro alla Scala di Milano che ha registrato un trionfo di pubblico. Nel 2012, dopo il successo della tournée in Cina, si è esibita in Svizzera, al Festival di Lugano, e in Germania, al BASF Festival di Ludwigshafen, salutata dal plauso della critica e da lunghi applausi del pubblico.

L'Aria di Lenskij tratta dall'Evgenij Onegin opera ispirata al romanzo di Puškin, si trova all'inizio del secondo quadro del secondo atto. Introduce un Andante dell'orchestra che tratteggia con spiccata sensibilità timbrica, l'atmosfera dell'alba nella pianura nevosa.

Il Primo Concerto per violoncello e orchestra op. 107, composto nel 1959 è dedicato al violoncellista Mstislav Rostropovic, che lo presentò al pubblico il 4 ottobre dello stesso anno nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrado. E' suddiviso in quattro movimenti: al primo si contrappongono gli altri tre che si susseguono senza soluzione di continuità. Rostropovic era già stato il primo interprete nel 1952 di un altro lavoro per violoncello e orchestra di Prokof'ev, che in qualche modo costituì una pietra di paragone per Sostakovic. L'Allegretto iniziale contiene il motto legato al nome dell'autore, D[mitri] SCH[ostakovic], ovvero D-Es-C-H, re-mi bemolle-do-si, dando luogo ad un tema dal sapore piuttosto popolare, con una propulsione ritmica ostinata quasi di marcia grottesca. Il Moderato è la pagina più estesa e intensa del Concerto: un tempo lento che si basa su due temi, una sorta di Berceuse russa e una melodia più elegiaca. Il terzo consiste interamente nella Cadenza solistica; vi troviamo accordi, polifonie, nude melodie, pizzicati, escursioni in tutti i registri, secondo un percorso che dall'elegia iniziale si accende e si intensifica progressivamente, lasciando a tratti trasparire il "motto". Senza soluzione di continuità l'orchestra attacca l'Allegro con moto conclusivo, movimento molto legato a quello iniziale, per il carattere grottesco e popolare.

La Sinfonia n. 7, scritta a distanza di tre anni dalla Sinfonia "Pastorale", tra il 1811 ed il 1812, non ha una linea di continuità con le precedenti sinfonie, che furono composte dal 1801 al 1808 senza interruzione. Tra il 1809 e l'inizio della composizione della nuova sinfonia, Beethoven aveva portato a termine il Concerto per pianoforte n. 5 l'ultimo, (1809), le musiche per l'Egmont di Goethe completate intorno al 1810, il Quartetto in fa minore op. 95, dello stesso anno. La prima esecuzione ebbe luogo l'8 dicembre del 1813 nella sala grande dell'Università di Vienna per un concerto di beneficenza. Richard Wagner la cita in L'opera d'arte dell'avvenire «coscienti di noi stessi, ovunque ci inoltriamo al ritmo audace di questa danza delle sfere a misura d'uomo. Questa Sinfonia è l'apoteosi stessa della danza, è la danza, nella sua essenza più sublime». Danza quindi come sublimazione di una essenza ritmica, che percorre tutta l'opera in un graduale e costante crescendo d'intensità metrica, da una lenta messa in moto fino al massimo dell'eccitazione. Significativa caratteristica di questa Sinfonia è l'assenza d'un tempo propriamente lento in sua vece è l'Allegretto che non costituisce rispetto agli altri tempi un contrasto reale, è solo un episodio fra i tanti. Ma riceve uno spicco particolare dalla sua andatura immateriale, un lirismo di natura contemplativa. L'irruzione del Presto rinnova il vitalismo del primo movimento dove Beethoven ricorre ad un uso massiccio della ripetizione, quindi il Finale della Settima, l'Allegro con brio che Wagner definì: «Con una danza agreste ungherese Beethoven invitò al ballo la natura; chi mai potesse vederla danzare crederebbe di vedere materializzarsi di fronte ai suoi occhi un nuovo pianeta in un immenso movimento a vortice».

Scheda Evento

Quando:
Domenica 24 febbraio 2013, ore 20:45
Location:
Teatro Comunale Giuseppe Verdi, viale Martelli 2 - PORDENONE
Contatto:
Biglietteria del Teatro
Tel.:
0434247624