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Questa immensa notte

Stagione di Teatro Contemporaneo 2011/12

Questa immensa notte (This wide night)
di Chloë Moss
Regia di Laura Sicignano

Con Orietta Notari e Raffaella Tagliabue
Traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano
Scene di Laura Benzi / luci Sandro Sussi / costumi Maria Grazia Bisio
Iniziativa organizzata in collaborazione con la Fondazione Edoardo Garrone
Una produzione Teatro Cargo

Premio Susan Smith Blackburn
Prima Regionale

Se si passa del tempo nelle carceri femminili e si ascoltano le storie delle detenute, si vive un impatto estremamente forte con questo mondo. Circa il 70% di carcerate sono in prigione per crimini non violenti. Circa il 90% ha figli. E i motivi per cui sono recluse sono la povertà e la droga. Questi problemi dovrebbero avere un trattamento diverso e il denaro speso per mantenerle in carcere potrebbe essere investito per prevenire la loro vulnerabilità.

Così Chloë Moss, autrice di THIS WIDE NIGHT, ne racconta la genesi. "Si può avere lo stesso rapporto con qualcuno con cui si è stati rinchiusi per venti ore al giorno? Cosa significa essere liberi? Quando Lorraine e Marie, le protagoniste dello spettacolo, escono, il mondo esterno non le può aiutare, ma le soffoca. Tutto quello che prima evitavano - come l'alcool, altre persone o la vita stessa - ora esplode e non c'è nulla che si può arrestare". THIS WIDE NIGHT è un delicato ritratto di due donne che provano a ricominciare. Le protagoniste sono Marie, trent'anni e Lorraine, cinquanta. Tutto inizia quando Lorraine è rilasciata dal carcere e si reca a casa di Marie. Se le due donne in prigione condividevano ogni cosa, ora la loro amicizia, che un tempo le proteggeva, rischia di soffocare quella fragile libertà che hanno ritrovato. THIS WIDE NIGHT esplora l'importanza e l'unicità delle relazioni create all'interno delle carceri: come possono o non possono esistere in un altro contesto e come la libertà riconquistata rischi di sfociare in una prospettiva preoccupante e deprimente.

Note di regia

Il carcere nella testa. Anche quando sei fuori, sei marchiata: hai il carcere nella testa. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in prigione, gli è scivolata via la femminilità: sono diventate fantocci asessuati. Nonostante ciò non hanno perso dignità.

Quando escono il mondo le respinge. Allora per loro il carcere assume una dimensione uterina, protettiva: è un richiamo, una possibilità di fuga dal mondo. Non sanno affrontare il mondo perché per loro è un incomprensibile, monolitico meccanismo che le stritola. Un mondo insopportabile perché è pieno di McDonald dove ci sono vecchiette con mani incartapecorite come zampe di passeri che mangiano un hamburger da sole. E viene voglia di morire. Il monolocale nella periferia della grande città senza nome dove le due donne si sono rifugiate, uscite di prigione, in realtà non ha pareti. Ma lì dentro loro non sanno far altro che rivivere le relazioni  e le dinamiche carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche... il carcere lo hanno nella testa.  I loro ritratti non sono realistici, sono iper-realistici. Sotto una spietata lente di ingrandimento appaiono squadernate le loro fragilità. Quelle fragilità che sono l'origine delle loro colpe. Storie di abbandoni infantili che si ripetono di madre in figlia. Come un fato tragico, ineluttabile, insensato. Unghie tinte da  smalto sbrecciato che grattano contro i muri. Muri mentali. Eppure dentro a queste vite slabbrate, inesorabilmente sbandate, sconce e disperatamente perdenti, c'è ancora ironia. La capacità di vedersi dall'esterno, di comprendere il proprio fallimento, ma di riderci su, di far le pagliacce tra sorrisi e lacrime che colano di rimmel da pochi soldi, ridere a squarciagola, anche se hai perso un dente per un pugno.

Due fragilità che cercano di sostenersi l'una con l'altra non possono che fallire. Due fragilità chiuse in una stanza fanno solo emergere il lato egoista di sé: per difendersi. Due fragilità recluse sanno solo mentire per nascondere il lato peggiore di sé o per proteggerlo. Riescono solo a scannarsi.

O forse no.

O forse due donne insieme riescono a ritagliarsi un piccolo angolo di giardino, in quel monolocale di periferia, dove per un'ora al giorno batte anche il sole.

THIS WIDE NIGHT è stato portato in scena a Londra per la prima volta nel luglio 2008 al Soho Theatre. Chloë Moss con questo testo ha vinto il prestigioso Susan Smith Blackburn Prize, premio conferito annualmente a un'autrice per un testo di nuova drammaturgia inglese di qualità.

 

Scheda Evento

Quando:
Giovedi 24 novembre 2011, ore 21:00
Location:
Teatro Aurora - Marghera (VE)
Contatto:
Teatro Aurora - Questa Nave
Tel.:
041/932421