Stagione Teatrale 2011-2012
Sconcerto
teatro di musica
con la partecipazione di Peppe Servillo
musica di Giorgio Battistelli
testo di Franco Marcoaldi
costumi di Ortensia De Francesco
suono di Daghi Rondanini
luci di Pasquale Mari
regia di Toni Servillo
editore Casa Ricordi
Un “teatro di musica”: così si presenta Sconcerto, la grande esclusiva con la quale il Verdi ha scelto di aprire il cartellone della prosa. Un evento spettacolare di cui un immenso Toni Servillo è protagonista assoluto nel ruolo di un direttore d’orchestra che agisce il suo e nostro sconcerto attraverso le parole del testo scritto da Franco Marcoaldi, sulle musiche originali di Giorgio Battistelli. Non un melologo, non un’opera, ma, appunto, ”teatro di musica” impreziosito anche dalla presenza dell’altro Servillo, Peppe, il leader degli Avion Travel, nel ruolo di veemente “contrappunto”.
In scena compaiono un’orchestra e il suo direttore. Ma gli strumentisti suonano da soli, vanno per proprio conto. Il direttore non dirige alcunché. È preso da ben altri crucci e tormenti, a cominciare dal desiderio spasmodico di provare a mettere ordine nella propria testa, attraversata come un fiume in piena dai più diversi e contrastanti pensieri, sensazioni, emozioni, malumori e fantasie. Questo flusso verbale continuo, che ospita il caotico vorticare del mondo, dà voce nella sua totale nudità a quella perdita di senso e direzione in cui tutti ci sentiamo precipitati, perdita qui rimarcata dall’andamento acefalo dell’organico strumentale. Sconcerto. Non c’è parola più contemporanea e simbolica. E da questo costante cortocircuito, da questo allucinato paesaggio di rovine a un tempo grottesco e doloroso, affiorano continui baluginii di commozione, coraggio, tenerezza, umorismo, indignazione, cui fanno immancabilmente seguito frustrazione, spaesamento, stallo, disillusione. La musica investe con la sua montante onda sonora questo doppio movimento della parola, a volte accompagnandola nel suo tragitto e indicandole una possibile via di uscita, altre contrapponendosi ad essa o addirittura negandola in toto. Più che un personaggio, dotato di una sua precisa psicologia e di un’altrettanto precisa biografia, il direttore-attore risulta essere il pretestuoso ventriloquo dei nostri giorni.