La “Biennale Internazionale del Vetro”, iniziativa che supporta le opere di artisti che utilizzano il vetro come mezzo di espressione, singolo, oppure associato ad altri materiali, approda nel “luogo” per eccellenza depositario e custode di quest’arte millenaria: il Museo del Vetro di Murano.
Qui è ospitato il secondo appuntamento in Laguna della rassegna - dopo Palazzetto Bru Zane (aperto dal 4 giugno) - organizzata dall’European Studio Glass Art Association (ESGAA) di Strasburgo, in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e realizzata sotto l’Alto Patronato del Ministero della Cultura e della Comunicazione della Repubblica Francese.
In mostra le opere di quattro artisti internazionali - Vincent Breed, Joan Crous, Bert Frijns e Caroline Prisse – che, formati alla scultura, al vetro soffiato o al design industriale, rivisitano gli oggetti del quotidiano in una prospettiva allo stesso tempo poetica, ludica, onirica e sociale, dialogando a loro volta con i capolavori esposti in museo.
Alla mostra sono abbinati un catalogo (edizioni Biennale Internazionale del Vetro 2011) e il terzo numero della collana Schegge di vetro (edita dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, 2011), che ha lo scopo di testimoniare le attività scientifico-espostive del Museo del Vetro di Murano, proponendo di volta in volta, attraverso un'agile versione editoriale, un'esauriente esposizione del progetto.
Dopo la tappa italiana la rassegna, giunta alla sua seconda edizione, si trasferirà in autunno in Alsazia (dal 14 ottobre al 28 novembre), in più di dieci luoghi, di cui Strasburgo costituirà il fulcro.
Alla cerimonia inaugurale, interverranno, oltre al Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, Walter Hartsarich e al Direttore, Giandomenico Romanelli, il Ministro francese degli Enti locali e regionali, Philippe Richert, il Vice-Presidente del Consiglio Regionale d’Alsazia, Marie-Reine Fischer e il Presidente dell’European Studio Glass Art Association, Laurent Schmoll.
La mostra SiO2nH2O - Illuminazioni e transizioni, declinando le infinite modularità estetiche del vetro, stabilisce un'importante collaborazione e sinergia tra il Museo del Vetro di Murano e l’European Studio Glass Art Association (ESGAA) di Strasburgo che, per questa seconda edizione dalla dimensione decisamente europea della Biennale Internazionale del Vetro, ha scelto due “regioni” come Venezia e l’Alsazia, ognuna con le proprie peculiarità, per dialogare sul tema dell’identità patrimoniale legata alla tradizione artistica vetraria da cui scaturisce una visione artistica contemporanea significativa.
Nell'ottica di valorizzare il passato come il presente, legati da un indissolubile interscambio artistico-creativo, il Museo del Vetro si apre dunque a una nuova stagione, legata alla produzione attuale del vetro, per evidenziare ancora la necessità di un nuovo, intenso e più prolifico dialogo fra gli artisti e i maestri del vetro.
Ispirandosi al tema della 54° Biennale d’Arte di Venezia, la mostra indaga la portata e l’importanza della luce nel processo di creazione e il suo impatto nella società, oltre che la sua relazione con il tempo, lavoro che trova una risonanza particolare nell’opera di tutti gli artisti esposti dall’ESGAA.
È il caso di Joan Crous, che ha installato la sua tavola da pranzo apparecchiata, Cenae, 2011 (in vetro e terra), nel salone principale al primo piano del Museo, inscenando una cena fastosa che sembra avvenuta tanto tempo fa, dove le fragili vestigia in pasta di vetro perdurate fino ai nostri giorni, si proiettano verso un futuro incerto.
Di Bert Frijns è invece l’installazione che comprende le quattro opere Pass de deux, Rose; Leaninig, leaning, leaning e Straight leaning, con cui sviluppa un vocabolario formale depurato, basato sugli elementi fondamentali della linea, dello spazio e della luce, caratterizzato da un sovradimensionamento falsamente funzionale di vasi e ciotole in un’atmosfera di grande sobrietà che induce a una contemplazione meditativa e fuori dal tempo.
Formatosi nell’ambito del disegno industriale, Vincent Breed esplora con Tragedy (in vetro, legno e terracotta) e Au placard (in vetro e legno), un registro diverso nelle tecniche di lavorazione del vetro, creando degli specchi riflettenti che accentuano un’interazione con gli spazi attorno ad essi. Le sue forme voluttuose dall’aspetto quasi organico si amalgamano perfettamente con la ricchezza di decorazioni di Murano. Di Caroline Prisse è invece l’opera più intimista Senza titolo, con la quale l’artista cerca di sperimentare possibilità ibride che oltrepassano il vetro e arrivano a metà strada tra natura e tecnologia, evocando la crescita e il passaggio del tempo, sulla via della riflessione.
Completa la sinergia tra istituzioni l’esposizione, in mostra, dell’opera di due studenti della Scuola Superiore delle Arti Decorative di Strasburgo che hanno lavorato in partenariato con la Scuola del Vetro Abate Zanetti di Murano.