[img_assist|nid=20506|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]VENEZIA - A Rebecca Horn, la poliedrica artista, che nel corso del suo percorso artistico si è confrontata con numero impressionante di linguaggi diversi, dalla performance alla scultura alla poesia, fino al film e all’opera lirica, è dedicata la personale Fata Morgana, che inaugura domenica 31 maggio nella di Piazza San Marco de La Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Contestualmente alla mostra, l'artista tedesca proiettera?, dal 3 al 7 giugno, un sua rielaborazione del film Buster’s Bedroom sul sipario frangifuoco del Teatro La Fenice.
Rebecca Horn iniziò a disegnare in tenera età grazie all’insistenza di una governante. Questo modo di esprimersi e in generale il fare artistico, in ogni sua possibile declinazione, divenne presto un antidoto essenziale alle avversità della vita: l’artista racconta che dopo la fine della guerra si sentiva odiata perché tedesca. Si appassionò al disegno perché non doveva "disegnare in tedesco, francese o inglese", ma solo disegnare. A 19 anni lasciò gli studi di economia e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Amburgo, che dovette lasciare quasi subito per una malattia ai polmoni. Nel 1964, mentre viveva a Barcellona, entrò dunque in una fase di malattia che coincise anche con la morte dei genitori. Seguì un anno di degenza in ospedale che la costrinse all’isolamento e a ritornare al disegno.
Le prime opere sono quelle che nascono come riflessione sul proprio corpo indebolito, in particolare progettando e creando estensioni del corpo ottenute con dei tessuti irrigiditi: tra queste Body Extensions, sempre indossate e filmate in super8, troviamo un cappello a cono appuntito e ispirato alla leggenda dell’Unicorno, una Pencil Mask (Maschera di matite) fatta di cinghie al cui incontro sono inserite delle matite, dei [img_assist|nid=20508|title=|desc=|link=none|align=left|width=427|height=640]guanti per le dita (Finger Gloves) in cui la forma delle dita si estende grazie ad allungamenti in balsa e tessuto.
All’inizio degli anni Settanta Rebecca Horn ha trasposto le sue esperienze in performance, sculture, poesie e film, dando luogo a un’attività sempre ai limiti tra linguaggi artistici differenti. Negli anni seguenti l’artista ha vissuto a New York, in California, a Parigi, a Venezia e a Berlino, ritornando solo nella maturità nel suo borgo natale. Sempre inserita nelle tendenze artistiche più rilevanti, ma mai inquadrata in un gruppo. Il suo talento si è espresso nelle maggiori mostre internazionali, tra cui Documenta (1992), Biennale di Venezia (1997), Skulptur Projekte (Muenster, 1987 e 1997).
Le sue opere hanno presto iniziato ad assumere il carattere di grandi installazioni ambientali, in cui, per esempio, una classe di scuola elementare veniva ribaltata e attaccata al soffitto come segno di protesta tardiva per un dissidio con il maestro; una torre in cui erano state eseguite torture viene colmata dal rumore di martelletti metallici e dallo sgocciolare insopportabile di un liquido (Muenster 1997); su una valanga di macerie si ergono trombe di metallo come quelle che l’iconografia attribuisce agli angeli (Biennale di Venezia, 1997); una serie di teschi per terra richiama i ragazzi pelati (carusi) che animavano Napoli in una commistione di vitalità e memento mori (Napoli 2002). Uno sviluppo recente del suo operato è l’impegno per il teatro d’opera: nel 2008, per il Festival di Salisburgo, ha messo in scena come regista e scenografa Luci mie silenziose di Nicola Sciarrino. L’opera viene presentata a Barcellona proprio nei giorni di inaugurazione della Biennale.
Dal 1° giugno al 20 settembre 2009
Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di Piazza San Marco, 71/c - VENEZIA
Rebecca Horn - Fata Morgana
A cura di Angela Vettese
Vernissage: domenica 31 maggio, alle ore 18.00
Orario: 10:30 - 17:30 Chiusura lunedì e martedì
Ingresso libero
Organizzazione: Fondazione Bevilacqua La Masa e Comune di Venezia
Info: tel.0415207797
info@bevilacqualamasa.it
www.bevilacqualamasa.it