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Francesco Pira: oltre alla direttiva di Fioroni serve il buon senso sull'uso dei cellulari

CelluLadri

[img_assist|nid=4847|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]La direttiva di divieto sull'uso dei cellulari in classe per alunni e studenti impone un diktat ma non risolve il problema dell'eccessivo uso dei cellulari da parte di bambini e ragazzi. Questo è il commento di Francesco Pira, docente di Comunicazione Pubblica e Sociale e Relazioni Pubbliche all'Università di Udine, coordinatore di più ricerche proprio su bambini e cellulari.

Raramente, dobbiamo dire, una ricerca di stampo sociologico si attualizza con tanta puntualità come il lavoro di Pira/Marrali: allo stesso filone, infatti, dovremmo anche ricondurre il recentissimo decreto che ha bloccato, sotto pena di severissime sanzioni, la trasmissione di immagine pornografiche in chiaro sulle emittenti televisive, anche a tarda notte – e infatti Infanzia, media e nuove tecnologie pone l’accenti anche sul numero di apparecchi televisivi presenti nella famiglia italiane e sul fatto che in moltissimi casi uno dei tre apparecchi di media posseduti dagli italiani si trovi nelle stanze dei bambini, quindi lontano dal controllo diretto degli adulti con tutte le conseguenze del caso.

Per quanto riguarda la direttiva Fioroni, cui molti istituti scolastici si sono già adeguati, da molte parti è stato asserito che andrebbe estesa nel senso di proibire addirittura il fatto di portare l’apparecchio telefonico a scuola, in quanto la comunicazione alunno/genitore, in caso di emergenza, è comunque assicurata dalle segreterie, come è sempre stato.

A noi, dati alla mano, pare difficile che si arrivi a tanto, perché la percezione – epidermica, in questo caso – è che il target giovanile sia economicamente troppo importante per la telefonia mobile: il look dei cellulari, le tariffazioni e soprattutto l’appeal delle campagne pubblicitarie fa pensare ad un’utenza giovanile, che utilizza la telefonia mobile non come strumento di lavoro o per reperibilità familiare, ma come metodo di accettazione del gruppo, di integrazione e divertimento. Si potrà arrivare a parlare di vera e propria dipendenza, come già si è inziaito a fare per quanto riguarda le e-mail, il cui abuso per alcuni soggetti ha già raggiunto dimensioni patologiche? Il fenomeno della diffusione dei cellulari tra i giovani ha comunque già oggettivamente assunto proporzioni di assoluto rilievo: tornando a Pira/Marrali, i numeri della ricerca parlano chiaro: tra gli otto ed i dodici anni, il 61% dei ragazzi dichiara di possedere un telefono cellulare.

Gli aspetti più rilevanti si evidenziano nel rapporto per macro aree. Al nord, unica eccezione,  si ha un rapporto rovesciato, il 55% dichiara di non possedere il telefono cellulare a fronte di un 45% che dichiara di averlo. Al centro il 76% lo possiede con il 24%. Il massimo lo raggiungiamo al sud con addirittura il 90% di bambini che hanno il telefono e solo il 10% che non lo ha. I maschietti superano le femminucce: il 70% di loro ha il cellulare. Le bimbe rispondono con un buon 65%. Questo dato non sorprende vista la diffusione della telefonia mobile nel nostro paese: infatti, quando si  è  chiesto chi in famiglia possedesse il cellulare, sono state  rilevate delle percentuali che rasentano il 100%. Le mamme si assicurano il primato con il 93%, i papà con il 92%, fratelli e sorelle 47% e altri componenti  il 16%. E il trend non cambia lungo lo stivale.

I motivi per i quali il cellulare viene utilizzato vedono al primo posto l'invio di sms, al secondo per cercare un amico, quindi per scaricare musica e infine per inviare mms. Per quanto riguarda il numero delle ricariche mensile il campione dichiara di farne una (49%), due (26%) e tre (25%) con una spesa media di 12 euro. I bambini che dichiarano di fare in media tra 1 e 3 telefonate al giorno sono il 63%, alcuni spiegando che lo usano poco o nulla o soltanto per le emergenze. Il 21% dichiara di farne un uso più intenso con più di 5 telefonate. Il 16% che fa da 3 a 5 telefonate/die. Per quanto riguarda  le ore di accensione, il campione ha risposto solo di giorno nel 46% dei casi, giorno e notte il 31%, da tre a cinque ore il 16%, da cinque a otto ore il 7%. Il 58% invia da 1 a 3 sms al giorno, il 21% da tre a cinque, il 13% da 6 a 10, l'8% supera la decina.

I dati emersi dalla recente ricerca - afferma Francesco Pira - aprono un problema sull'uso dei cellulari che va oltre le ore di lezione scolastica, e che riguarda il numero di sms e mms inviati, la possibilità di navigare su internet attraverso il telefono e le ore in cui l'apparecchio rimane acceso (comprese quelle notturne). Se per i ragazzi vietare l'uso dei cellulari ed addirittura il sequestro può rappresentare un modo per tamponare questa emergenza, per i più piccoli si apre invece un forte confronto con le famiglie relativamente alla sicurezza e alla reperibilità. Più che provvedimenti tampone, occorre una ridefinizione del rapporto tra famiglie e Istituzioni, anche attraverso l'adeguata formazione dei genitori sulle potenzialità tecnologiche di un cellulare e sugli effettivi rischi di un uso non avvertito. Va esteso il patto sociale di corresponsabilità tra famiglie e istituti per il bullismo anche su questi argomenti.