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Gli Uccelli di Aristofane al Teatro Comunale di Treviso

Foyer
[img_assist|nid=3687|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=98]TREVISO - Venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 febbraio al Teatro Comunale di Treviso andrà in scena  Gli Uccelli, opera del grande drammaturgo greco Aristofane. Testo solo in apparenza superficiale e volatile come le piume dei protagonisti, Gli Uccelli è invece una commedia pronta a scavare nelle regole della società e capace di parlare in modo ancora attuale e significativo a distanza di ventiquattro secoli dal suo componimento. Due ateniesi lasciano la loro città tediosa, divorata dalla corruzione e sull'orlo del crollo definitivo, per andare in cerca di un luogo senza seccature dove fondarne una nuova - cui daranno il nome di Nubicuculia - per vivere in pace il resto della vita. Così comincia Gli Uccelli di Aristofane, che Dario Del Corno definisce la più bella commedia di tutti i tempi. Una disincantata descrizione di un viaggio individuale e teatrale nella civiltà, nei riti e nei miti di ieri e di oggi diretta sulle note di canzoni facilmente riconoscibili. Nel mondo degli uccelli i due ateniesi cercano e trovano il grande sogno utopico, una patria dolce e materna, senza leggi né violenza, posta a mezz'aria tra quella degli uomini e quella degli dei. L'utopia di Aristofane è nostalgica e tutta rivolta a un vagheggiamento del passato, quando Atene poteva davvero essere considerata una città ideale. Ma il potere logora chi ce l'ha e l'ambizione di costruire una[img_assist|nid=3688|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=320] città migliore di quella abbandonata diventa solo una rivoluzione destinata all'insuccesso. Gli Uccelli è un'opera colma di spirito di contestazione velato da una comicità surreale e lirica, fantastica e liberatoria. Nonostante la sua ideologia aristocratica e conservatrice, Aristofane risulta qui più moderno di ogni moderno”(Pasolini), nel rivendicare la necessità della gioia e della concretezza, dei piaceri del corpo (dal cibo al sesso, al godimento della natura). E' il grande sogno della creazione di una società libera e felice, dove gli uomini, riconquistato il rapporto con la natura, possano vivere nel migliore dei mondi possibili. Intrisa di comicità e sarcasmo, questa commedia dissacra tutti i miti di allora come di oggi; e mentre ridiamo di cuore pensiamo alla verità dei suoi significati. Ma cos'è e dove si trova il regno di Utopia? E' forse il palcoscenico dove è possibile, nello stesso momento, la realtà e il sogno? Assistiamo così, nello spettacolo, alla presa di possesso, da parte di Pisetero ed Evelpide, di quello spazio (scenico) nel quale, nel corso dei secoli, si sono raccontate le vicende, le speranze e i mutamenti del cuore degli uomini; dove si è rappresentato e discusso il cambiamento, la ribellione, l'utopia di mondi migliori, l'idea stessa di libertà. Ma nel racconto di Aristofane il regno di Utopia si riconverte a poco a poco nel mondo che conosciamo con le sue strutture e le sue figure: poetastri e politicanti da strapazzo, lenoni e parricidi, dèi e uomini vengono a bussare alla porta del "neo-regista" Pisetero, chiedendogli, con insistenza, di inventare leggi ad personam, a scapito della ideale Costituzione ornitologica. In questo Teatro del Mondo tutti gli stili teatrali concorrono alla rappresentazione: è il teatro con i suoi infiniti umori e linguaggi a rappresentarsi. La lettura di Tiezzi punta all'idea di città ideale che percorre, come un'esigenza ricorrente nei secoli, il Rinascimento toscano come le utopie di grandi filosofi (da Kant a Hegel) fino agli utopisti dell'Ottocento che tanto pesarono nella formazione di Karl Marx.. Sandro Lombardi è nato a Ponte a Pioppi (Arezzo),nel 1951. A Firenze studia e si laurea in storia dell'arte nel 1977. È allievo di P. Schumann, R. Wilson, E. Barba e Grotowski. La sua carriera teatrale, dopo questo periodo di formazione, si identifica con quella del Carrozzone, da lui fondato nel 1972 con Marion D'Amburgo e Federico Tiezzi (in seguito prenderà il nome di Magazzini criminali, poi di Compagnia teatrale i Magazzini). Dal 1972 al 1987 partecipa a Morte di Francesco , La donna stanca incontra il sole, Punto di rottura, Crollo nervoso, Sulla strada, Genet a Tangeri, Ritratto dell'attore da giovane, Vita immaginaria di Paolo Uccello, Artaud, Come è. Interpreta inoltre testi di Achternbusch, Luzi , Pasolini. Lavora con musicisti e pittori contemporanei ed è autore di numerosi contributi sul teatro apparsi in cataloghi d'arte e riviste specializzate. Nel 1989 con Hamletmaschine di Müller ottiene il primo premio Ubu come miglior attore (il secondo, per l'interpretazione di Edipus, e il terzo, per Cleopatràs, entrambi di G. Testori, gli vengono assegnati rispettivamente nel '94 e nel '97). Ha impersonato Dante nelle tre cantiche messe in scena dalla sua compagnia in collaborazione con E. Sanguineti, M. Luzi e G. Giudici. È stato il padre e Spinoza in Porcile di Pasolini, Pontormo in Felicità turbate scritto da Luzi nel 1995, Matamoro nell' Illusion comique di Corneille (regia di G. Cobelli). Dal 1997 in poi, oltre a Nella giungla delle città di Brecht, ha recitato il Cantico delle creature (alla Scala) e, sempre per la regia di Tiezzi, è stato impegnato nell' Assoluto naturale di G. Parise. Federico Tiezzi è nato a Lucignano, Arezzo, 1951. Nel 1977 si laurea a Firenze in storia dell'arte. Con Sandro Lombardi e Marion D'Amburgo, fonda Il Carrozzone che debutta nel 1972 con Morte di Francesco. L'anno dopo, al primo Festival Nuove Tendenze, a Salerno, dirige La donna stanca incontra il sole con cui il gruppo è salutato come esponente di punta dell'avanguardia italiana. Alla poetica `concettuale' della seconda metà degli anni '70 vanno rincondotti Presagi del vampiro, Vedute di Porto Said, Studi per ambiente e Punto di rottura. Al 1981, dopo l'allestimento di Ins Null, risale l'incontro con Fassbinder che filmerà Ebdòmero (spettacolo del '79, tratto dal romanzo di Giorgio De Chirico) e Crollo nervoso (1980), due degli allestimenti che, insieme a Sulla strada (libera rilettura di Kerouac, Biennale Teatro, 1982) segnano la definitiva consacrazione del gruppo a livello internazionale. Con Genet a Tangeri , Ritratto dell'attore da giovane e Vita immaginaria di Paolo Uccello , tutti allestiti tra il 1984 e il 1985, Tiezzi mette a punto la teoria e la pratica del teatro di poesia che connoterà la produzione artistica del gruppo dalla seconda metà degli anni '80 in poi. Alla parabola del teatro di poesia appartengono la prima mondiale del Come è di Beckett (premio Ubu per la miglior regia nel 1987), l' Artaud realizzato lo stesso anno a Kassel, l'Hamletmachine e Medeamaterial di Heiner Müller del 1988. Nel 1989, torna a Beckett e firma l 'Aspettando Godot prodotto dallo Stabile di Palermo. Intanto dirige un laboratorio di formazione per attori al Metastasio di Prato, lavorando sulla Divina commedia . Tra il 1989 e il 1991, mette in scena le tre cantiche affidandone la rielaborazione drammaturgica a Edoardo Sanguineti (Commedia dell'Inferno), Mario Luzi (Il Purgatorio - La notte lava la mente) e Giovanni Giudici (Il Paradiso - perché mi vinse il lume d'esta stella). Premio Ubu per la miglior regia con Edipus di Giovanni Testori, nel '91 firma la regia di Adelchi del Manzoni e della verghiana Nedda per il Teatro di Roma. Da sempre affascinato anche dal teatro musicale, lavora con Brian Eno, Jon Hassel, Giancarlo Cardini e Salvatore Sciarrino. Nel '91 esordisce nella lirica con la Norma, cui fa seguito il Barbiere di Siviglia nel 1993, per i teatri di Messina e Treviso, ripreso nel 1995 alla Fenice di Venezia. Del 1995 è la regia di Carmen e Felicità turbate. Dal 23 al 25 febbraio 2007 Venerdì 23 e sabato  24 febbraio, ore 20.45Domenica 25 febbraio ore 16.00 Compagnia Lombardi TiezziEmilia Romagna Teatro Fondazione presentano Gli Uccelli di Aristofane traduzione di Dario Del Corno - drammaturgia di Sandro Lombardi Premio Ubu 2006 (Spettacolo dell’anno e miglior regia) con Sandro Lombardi, Alessandro Schiavo, Massimo Verdastro, Silvio Castiglione, Leonardo Captano, Marion D'ambrogio, Clara Galante, Ciro Masella, Marta Richeldi, Aleksandar Karlic regia di Federico Tiezzi scene di Pier Paolo Bisleri costumi di Giovanna Buzzi luci: Gianni Pollini Biglietti: da € 8 a € 27 Info: Tel: 0422540480