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Il birraio di Preston: Pino Micol protagonista della riduzione teatrale del testo di Camilleri al Giovanni da Udine

Foyer
[img_assist|nid=26444|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE – Ancora grande prosa, al Teatro Nuovo, con Il birraio di Preston, in scena da mercoledì 3 a sabato 6 febbraio. Tratto dal notissimo romanzo di Andrea Camilleri, adattato e ridotto per la scena dallo stesso scrittore siciliano con il regista Giuseppe Dipasquale, l’atteso spettacolo vede protagonisti Pino Micol, Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice.    Una folla di personaggi. Anzi: una folla di pupi nelle mani ironiche di un puparo chiamato Andrea Camilleri, poligrafo debordante e superbo uomo di teatro! Siamo sempre in Sicilia, ovviamente, anche nel Birraio di Preston. Qui, messo in cantina il commissario Montalbano, Camilleri s’ispira a fatti reali, documentati dall’inchiesta Franchetti-Sonnino sulle condizioni socioeconomiche della Trinacria del secondo Ottocento, alla periferia meridionale di un’Italia da poco unita e più subìta che amata. Il “gran tragediatore”, poi, manipola, enfatizza, inventa, colorisce con beffardo gusto del paradosso comico. Soprattutto, trasferisce di peso nella geografia immaginaria di Vigata il fattaccio vero dell’inaugurazione del Teatro di Caltanissetta, dove un cocciuto prefetto toscano, forestiero e perciò schifato, impone contro il volere della popolazione un modesto melodramma di tal Ricci. Il birraio di Preston, appunto. Anche a costo di ricorrere alla forza o alla combutta con l’uomo di rispetto del posto… Una tragedia, se non fosse che Camilleri vira il quadro in palcoscenico ridicolo del mondo, dove tutti rappresentano una o più parti, anche intercambiabili. Uno nessuno e centomila. Così, anche gli attori si giostrano ognuno tra più personaggi, sotto lo sguardo ironico dell’autore-narratore Pino Micol che tesse le fila del collage carnevalesco. Spettacolo brioso ma con retrogusto amarognolo, se si pensa che la verità resta inattingibile. Perché la storia la scrivono i vincitori e dopo, al massimo, la si può solo dissacrare con la lente deformante della risata grottesca. «Prima di accettare l’ipotesi di una riduzione per il teatro di questa mia opera letteraria – scrive lo stesso Camilleri – ho resistito un bel po’. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo [img_assist|nid=26445|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=424]da localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro e il luogo dell’azione del racconto. Sono stato per lungo tempo un regista per non capire quante insidie si nascondono nella trasposizione scenica di un’opera letteraria. Ci sembra, questa volta, di avere fatto il possibile affinché l’opera, lo spirito, l’ironia del romanzo siano state conservate. Per il resto non posso che essere d’accordo con quell’altro mio illustre conterraneo, quando diceva che l’opera dello scrittore finisce quando comincia quella del regista». Per informazioni, contattare l’Infopoint del “Giovanni da Udine” (0432.248418), consultare il sito ufficiale (www.teatroudine.it) o iscriversi alla fan page su Facebook (www.tinyurl.com/teatroudine). UDINE – Ancora grande prosa, al Teatro Nuovo, con Il birraio di Preston, in scena da mercoledì 3 a sabato 6 febbraio alle 20.45. Tratto dal notissimo romanzo di Andrea Camilleri, adattato e ridotto per la scena dallo stesso Camilleri con il regista Giuseppe Dipasquale, l’atteso spettacolo vede protagonisti Pino Micol, Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice.   Una folla di personaggi. Anzi: una folla di pupi nelle mani ironiche di un puparo chiamato Andrea Camilleri, poligrafo debordante e superbo uomo di teatro! Siamo sempre in Sicilia, ovviamente, anche nel Birraio di Preston. Qui, messo in cantina il commissario Montalbano, Camilleri s’ispira a fatti reali, documentati dall’inchiesta Franchetti-Sonnino sulle condizioni socioeconomiche della Trinacria del secondo Ottocento, alla periferia meridionale di un’Italia da poco unita e più subìta che amata. Il “gran tragediatore”, poi, manipola, enfatizza, inventa, colorisce con beffardo gusto del paradosso comico. Soprattutto, trasferisce di peso nella geografia immaginaria di Vigata il fattaccio vero dell’inaugurazione del Teatro di Caltanissetta, dove un cocciuto prefetto toscano, forestiero e perciò schifato, impone contro il volere della popolazione un modesto melodramma di tal Ricci. Il birraio di Preston, appunto. Anche a costo di ricorrere alla forza o alla combutta con l’uomo di rispetto del posto… Una tragedia, se non fosse che Camilleri vira il quadro in palcoscenico ridicolo del mondo, dove tutti rappresentano una o più parti, anche intercambiabili. Uno nessuno e centomila. Così, anche gli attori si giostrano ognuno tra più personaggi, sotto lo sguardo ironico dell’autore-narratore Pino Micol che tesse le fila del collage carnevalesco. Spettacolo brioso ma con retrogusto amarognolo, se si pensa che la verità resta inattingibile. Perché la storia la scrivono i vincitori e dopo, al massimo, la si può solo dissacrare con la lente deformante della risata grottesca. «Prima di accettare l’ipotesi di una riduzione per il teatro di questa mia opera letteraria – scrive lo stesso Camilleri – ho resistito un bel po’. Non capivo come fosse possibile (e ragionavo, è ovvio, da autore) trovare un contenitore spaziale, una griglia che supportasse, senza tradirlo, il racconto. Il colloquio avuto con Giuseppe Dipasquale ci ha fatto trovare la soluzione: una struttura drammaturgica che salvaguardasse la scomposizione temporale del romanzo, ma condotta in modo da localizzare scenicamente il tutto in un luogo che fosse ad un tempo un teatro e il luogo dell’azione del racconto. Sono stato per lungo tempo un regista per non capire quante insidie si nascondono nella trasposizione scenica di un’opera letteraria. Ci sembra, questa volta, di avere fatto il possibile affinché l’opera, lo spirito, l’ironia del romanzo siano state conservate. Per il resto non posso che essere d’accordo con quell’altro mio illustre conterraneo, quando diceva che l’opera dello scrittore finisce quando comincia quella del regista».   Stagione Teatrale 2009-2010   Dal 3 al 6 febbraio 2010, ore 20:45   Teatro Nuovo Giovanni da Udine, via Trento 4 - UDINE   Il birraio di Preston   dal romanzo di Andrea Camilleri adattamento e messa in scena  di Andrea Camilleri   regisa di Giuseppe Dipasquale   con Pino Micol e con Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice      Info: tel. 0432248418 www.teatroudine.it