[img_assist|nid=12529|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]A cinque anni di distanza da Ubriaco d'amore, l’americano Paul Thomas Anderson torna dietro la macchina da presa e ci regala quello che non è arduo definirsi un autentico capolavoro, Il petroliere (Where Will Be Blood), adattamento cinematografico del romanzo Petrolio! di Upton Sinclair, con interpreti uno straordinario Daniel Day Lewis, freschissimo Premio Oscar come miglior attore protagonsita ed un superlativo Paul Dano, già indimenticabile protagonista di una pellicola come il delizioso Little Miss Sunshine.
Daniel Plainview (Day-Lewis) è uno squattrinato cercatore d'argento. Dopo l'ennesimo fallimento ed aver rischiato di morire per un'esplosione della miniera in cui lavorava, decide di cambiare attività e si reinventa come cercatore di petrolio. Siamo ai primi del '900 e le trivellazioni in America sono il nuovo, grande affare. Grazie al suo cinismo, Daniel riesce a comprare dai pionieri i loro terreni per un tozzo di pane, usando il suo figlioletto H.W. (Freasier da bambino, Harvard[img_assist|nid=12530|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=481] da adulto) per commuovere i venditori. Tutto pare andare bene finché non si presenta da lui un misterioso ragazzo, Paul (Dano), che sostiene di aver scoperto un enorme giacimento nei terreni di proprietà della sua famiglia.
Daniel, spinto dalla sete di denaro gli darà ascolto ma, per poter trivellare, dovrà scendere a patti con Eli (sempre Dano), carismatico predicatore e leader della chiesa della "terza rivelazione". Quando però H.W. diventerà sordo dopo un incidente occorso nel pozzo, Daniel si chiuderà sempre più in se stesso e comincerà a perdere il contatto con la realtà.
Dopo aver diretto Magnolia, Boogie Nights Ubriaco d'amore ed essersi “declassato” ad aiuto regista di Robert Altman nel favoloso Radio America, Paul Thomas Anderson dirige una pellicola elegante e coinvolgente facendo leva su una storia che può ricordare molto da vicino quello di The Aviator, memorabile film diretto da Martin Scorsese. Tanto il film di Scorsese era pulito, scintillante, illuminato dai flash, così questo di Anderson è scuro, sporco e cattivo, ma entrambi si concentrano solo sul proprio protagonista, Howard Hughes il primo, Daniel Plainview il secondo. La generazione di Daniel è quella della frontiera che affronta qualsiasi pericolo, qualsiasi fatica che si sporca le mani pur di ottenere la ricchezza: [img_assist|nid=12531|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=427]dall’argento passa al petrolio, ma non sono i soldi ad interessare veramente Plainview quanto la volontà di primeggiare, un’invidia senza fine che lo rode, il disprezzo per l’altro che lo spingerà ad un isolamento sempre più malato, fino a dimenticarsi persino di avere un figlio (peraltro non suo ma adottato).
A rendere il film ancora più ambizioso (ben 8 le nominations all’Oscar) i suoi due protagonisti, Daniel Day Lewis perfettamente a suo agio nel ruolo del petroliere e Paul Dano, autentica rivelazione del nuovo cinema americano. Anderson dirige che è un piacere e lunga durata del film (138 minuti) che potrebbe indurre lo spettatore ad avere qualche remora per la visione in realtà non annoia. Due ore e un quarto di accumulo di tensione, di inquadrature intense, di sguardi penetranti, di paesaggi brulli e aridi, il tutto condito dalla bellissima colonna sonora firmata da Johnny Greenwood dei Radiohead. Vivamente consigliato!