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Il rapporto tra infanzia e media e nuove tecnologie nel nuovo libro di Francesco Pira

Ex Libris

[img_assist|nid=3793|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=113]Walt Disney e e Barbie? Roba da bambini, come si suol dire.
Vero, ma basta mettersi d’accordo sulla definizione di bambini. Se poi si scopre che le trasmissioni preferite dai bimbi italiani di età compresa tra gli 8 e 11 anni sono Camera Cafè e Striscia la notizia – e non i cartoni animati – e che nella fattispecie le bimbe di pari età hanno abbandonato le bambole per dedicarsi alla Play, nella misura del 72% che dichiara di possedere videogames, qualche certezza viene a cadere.

Visto che noi consideriamo con estrema diffidenza le persone che vivono di certezze, anche questo è uno dei meriti che ci sentiamo di ascrivere all’ultimo lavoro di Francesco Pira, questa volta in collaborazione con il Primario Emerito di Pediatria, dott. Vincenzo Marrali: titolo, Infanzia, Media e Nuove Tecnologie – strumenti paure e certezze, edito dalla Franco Angeli.

Argomento chiaro, e più che mai di attualità, come confermano i dati emersi dal punto centrale del volume, ossia una indagine[img_assist|nid=3794|title=|desc=|link=none|align=right|width=424|height=640] indagine condotta nell'ambito del corso di Comunicazione Sociale tenuto da Pira presso il Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche dell'Università di Udine. Intervistati ben 1212 scolari di quarta e quinta elementare in tutta Italia, o meglio di Friuli, Veneto, Toscana, Abruzzo, Campania e Sicilia, i dati che emergono sono peculiari: citando a spanne, i bambini delle elementari di oggi trascorrono in media un'ora e 55 minuti a videogiocare; l'89% possiede il computer ed il 60% naviva su internet; il 61% ha un cellulare, il 58% spedisce da 1 a 3 sms al giorno. Mentre soltanto il 39% legge più di 10 libri in 12 mesi.

La ricerca in esame risale al vicinissimo 2006, quindi di innegabile attualità; e accanto al dato numerico, un’analisi sinottica delle diverità di accesso alla tecnologia tra Nord, Centro e Sud, nonché un confronto su analoghe ricerche a livello mondiale. Il volume, va detto, si avvale anche di tre prefazioni illustri: quella di Tiziana Ferrario, giornalista Rai, che una decina di anni fa condusse una trasmissione perfettamente in linea con il lavoro di Pira, cioè quel GT Ragazzi che per molti versi fece epoca; abbiamo poi la presentazione di Furio Honsell, Magnifico Rettore dell’Università di Udine; e infine quella di Livia Tirco, Ministro della Salute.

Opera di un sociologo del valore, di Pira, è evidente che questo Infanzia, Media e Nuove Tecnologie si rivolge agli operatori di settore; ma è altrettanto vero che quel sottotitolo così acuto, strumenti paure e certezze lo avvicina a chiunque abbia a che fare con i bambini. Quindi anche ai genitori. Quindi a tutti, e a maggior ragione conoscendo le capacità di divulgatore e comunicatore che Pira possiede e che, sua fortuna, riesce a trasferire anche sulla carta.

Senza piaggeria, interrogarsi sul rapporto tra infanzia/adolescenza e le tecnologie ci pare da sempre fondamentale, vuoi per le enormi potenzialità e vuoi per gli ancor più enormi rischi connessi: basti pensare alla recente polemica suscitata dall’ennesimo videogioco diseducativo e incitatore alla violenza, o all’uso in chiave di iniziazione sessuale che i giovanissimi fanno dei telefonini, ed anche questo alla ribalta della cronaca, nemmeno a dirlo, mediatica e tecnologica. Honsell, nelle sue righe, parla di digitali nativi per definire la generazione sotto l’occhio di Pira e Marrali e li definisce cognitivamente e comportamentalmente sono diversi. Agiscono e pensano con un grado di parallelismo per noi irraggiungibile: se la passata generazione ha introdotto il concetto di multimedialità, i digitali nativi hanno una mente multitasking.

Dal canto suo, Ferrario cita Popper e ricorda come questi aveva invitato ad evitare che il piccolo schermo diventi un cattivo maestro. Adesso, a correre questo rischio è ovviamente anche Internet, e non è un rischio da poco. Non si può non ragionare sul fatto che i direttori dei più grandi quotidiani statunitensi parlano oggi di ritiro dalla carta stampata entro cinque anni per offrirsi esclusivamente on line.

Insomma, stiamo parlando di un libro che suscita motivo di profonda riflessione sin dalle prefazioni: il corpus della ricerca non potrà mancare di colpire per la sua attualità e necessità.
Anche perché i dati sono, a mio modesto giudizio, incontrovertibili in quanto provati sulla pelle dello scrivente: mio figlio, 11 anni, adopera qualsiasi oggetto multimediale meglio di me, e penso per osmosi, in quanto non l’ho mai visto con un libretto di istruzioni in mano. La sua trasmissione preferita? Love Bugs

Francesco Pira - Vincenzo Marrali

Infanzia, media e nuove tecnologie

Strumenti paure e certezze

Collana di Sociologia

Franco Angeli - 2007