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Jude Law vs. Michael Caine: duello all'ultimo atto!

ConSequenze

[img_assist|nid=11086|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Presentato in concorso alla 64ª Mostra del Cinema di Venezia e particolarmente applaudito da pubblico e critica è recentemente uscito nelle sale della italica penisola Sleuth, film per la regia di Kenneth Branagh, con interpreti il sempreverde Michael Caine ed il sempre più divo Jude Law, nuova versione del film del 1972 allora diretto da Joseph L. Mankiewicz, ed interpretato dallo stesso Caine e da Laurence Olivier.

Caine è Andre Wyke, un ricco scrittore di libri gialli che, accoglie nella sua casa di campagna Milo Tindle (Law) un attore disoccupato che ha conquistato il cuore di sua moglie. Dopo una conversazione apparentemente tranquilla, i due cominceranno un pericoloso gioco psicologico (e non solo...) che sarà molto difficile fermare e che avrà delle conseguenze sanguinose.
Sleuth non è però il solito thriller con tanto di sparatorie e sangue a fiumi: come la maggior parte della filmografia di Kenneth Branagh, la pellicola è tratta da un’opera teatrale di successo, una pièce di Anthony Shaffer che risale agli anni ‘70.
Così dopo aver riportato il genere shakespeariano sul grande schermo, avere fatto di De Niro una creatura spaventosa in un Frankenstein che esce fuori dalla tradizione horror e lo scorso anno aver perfino portato Mozart in sala con l’incredibile Il flauto magico ora il buon Branagh direge la syua opera lasciandosi guidare e coinvolgere e sommergere completamente dal testo lasciano assolutamente liberi i due fenomenali attori: non ci sono tecniche o riprese particolari ma è chiaro che dietro le quinte il regista tiene strette le redini per presentarci ancora una volta il suo mondo teatral-cinematografico perfetto.
Le sue scenografie sono come un palcoscenico, ma d’altra parte siamo anche al cinema e Branagh ci mostra come uno[img_assist|nid=11087|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=427] scrittore di mezza età sia ossessionato dal tenere ogni cosa sotto controllo: il personaggio di Caine, infatti, vive circondato da una ventina di telecamere che si azionano con rilevatori di movimento.
La cosa che ancora più colpisce di Sleuth è la sceneggiatura di Harold Pinter (premio Nobel per la letteratura nel 2005): ogni dialogo, perfino ogni singola battuta, cattura all’interno di un ritmo molto vivace che con l’andare avanti toglie il fiato. Tutti i dialoghi taglienti pronunciati da Caine (tra cui una serie di battute ironiche sugli italiani utilizzate per umiliare il personaggio di Law Strana gente gli italiani. La cultura non è il loro forte sono memorabili: con Sleuth l’attore ci dimostra di essere il numero uno sulla piazza tra tutti i suoi colleghi coetanei che sono ormai condannati ad apparire come spalla del protagonista nei ruoli più disparati.
In questo gioco al gatto e al topo, poi Jude Law tiene testa all’interpretazione di Caine, soprattutto nel secondo atto, quando la vera essenza del suo personaggio si rivela. In un momento in cui l’attore pare schiavo dello star system hollywoodiano, Law tenta di uscirne e di interpretare pellicole meno appariscenti e più indipendenti: in Sleuth riesce ad offrirci la sua migliore prova degli ultimi anni.
Insomma questo Sleuth è un piccolo grande film che in soli 86 minuti cattura, sorprende chi guarda.