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La Lulù di Pabst con Louise Brooks chiude le Giornate Del Cinema Muto

Rassegne
[img_assist|nid=9887|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PORDENONE - A chiudere una delle più riuscite edizioni delle Giornate del Cinema Muto, è stato scelto un capolavoro dell’erotismo di tutti i tempi, la Lulù di G.W.Pabst che consacrò per sempre il mito della diva Louise Brooks, di cui è stato appena ricordato il centenario della nascita. Lulù è una delle icone della seduzione femminile, simbolo di una concezione anarchica e sfrenata dell’amore che sovverte ogni regola e ordinamento sociale. Il personaggio è tratto dall’omonimo lavoro teatrale di Frank Wedekind, che aveva profondamente scandalizzato l’ambiente fin-de-siècle, procurando addirittura al suo autore un breve periodo di detenzione. La preparazione del film impegnò a lungo Pabst, a cominciare dalla ricerca della protagonista. Furono eseguiti centinaia, se non migliaia di provini, ma per un motivo o per l’altro tutte le candidate furono scartate. C’era poi il problema della nazionalità, perché era opinione dei più che Lulù era figura poetica squisitamente tedesca, se non addirittura un simbolo della psiche nazionale, e pertanto dovesse essere interpretata da un’attrice tedesca. Pabst fece però di testa sua e, più interessato all’immagine che alla fedeltà letteraria, intese smorzare gli effetti da grand guignol del dramma per andare incontro a una vicenda che fosse più vicina al vero. Appena vide sullo schermo Louise Brooks, un’americana del Kansas, nel film A Girl in Every Port di Howard Hawks, capì immediatamente che la sua Lulù non poteva essere che lei. Così bella e sexy, una seduttrice dal cuore di ghiaccio, l’attrice era pronta per ridefinire i canoni della recitazione cinematografica e i codici di una nuova bellezza femminile, non solo nell’atteggiamento ma anche nel costume. Pabst ebbe anche la pazienza di aspettare che Louise Brooks sciogliesse un precedente contratto con la Paramount ed ebbe il coraggio di preferirla ad una giovane ma già determinata Marlene Dietrich che desiderava fortemente la parte. In un’epoca in cui l’America stava attirando i migliori talenti dalla Germania, si verificava il caso di una star di Hollywood che compiva il tragitto opposto. Lulù viene proiettata con un nuovo accompagnamento musicale composto da Paul Lewis che sarà anche alla direzione dell’Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia. Lewis, che proviene da una famiglia di musicisti, definisce il film un giro sulle montagne russe dell’emozione e ritiene di aver avuto un grande[img_assist|nid=9890|title=|desc=|link=none|align=right|width=443|height=640] privilegio con la possibilità di aggiungere la musica alle immagini di uno dei più grandi capolavori del cinema. Mi sono imbarcato nella composizione di questa partitura, dichiara, nel solo modo che conosco: con passione assoluta e dedizione totale, guardando il film con gli occhi di un esperto degli slanci e degli stratagemmi dell’amore sia romantico che passionale. Ogni personaggio è caratterizzato da un tema musicale, quello di Lulù è interpretato con ostentata volubilità da un violino solista, e l’impianto complessivo è ispirato ad una concezione operistica, con generoso uso di melodie ben delineate. Come ad ogni chiusura delle Giornate, la proiezione sarà preceduta dall’annuncio e dall’assegnazione del Premio Jean Mitry a due personalità che si sono distinte nel campo dello studio, della conservazione e della diffusione del cinema. Quest’anno il premio, che sarà consegnato dall’Assessore alla Cultura della Provincia di Pordenone Lorenzo Cella, va all’animatore e storico dell’animazione John Canemaker (Premio Oscar nel 2006) e a Madeline Matz, referente insostituibile per le ricerche bibliografiche degli studiosi di cinema di tutto il mondo.