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La ragazza del lago di Molaioli in anteprima a Cinemazero mercoledì 12 settembre

PORDENONE - Anteprima d’eccezione a Cinemazero. Mercoledì 12 settembre alla presenza del regista Andrea Molaioli, del musicista Teho Teardo e della produttrice Francesca Cima, verrà presentato La ragazza del lago, unica opera italiana presente alla 22ma Settimana Internazionale della critica alla Mostra del Cinema di Venezia.

Quest’anno, tra le opere prime per la Settimana Internazionale della Critica, erano presenti molti film di genere. Si tratta forse di una nuova tendenza frutto della stanchezza dei giovani registi nei confronti dei tanti (troppi) onanistici avvitamenti autoriali passati?
Questo ritorno alle origini dei linguaggi esiste, e con esso, il tentativo d’inventarsi delle ulteriori possibilità espressive proprio a partire da quegli schemi, come se il cinema avesse bisogno di ripartire da dove aveva cominciato per poter generare del nuovo che sia davvero nuovo.
Il film di Andrea Molaioli s’inserisce esattamente in questo filone di pellicole di genere che alla fine di genere non sono perché contengono degli scarti stilistici, talora impercettibili, in grado di spostare il tiro dell’intera opera. Cominciamo dalla superficie per dire che La ragazza del lago è un giallo classico la cui pudica eleganza di racconto evoca i romanzi di George Simenon, mentre la freddezza delle immagini fa pensare al Dürrenmatt così come tradotto sullo schermo da Sean Penn nel film The Pledge (La promessa, 2001). Già a partire dagli inizi, quando la scomparsa della piccola Marta fa pensare a un mezzo horror di stampo pedofilo: se narrativamente quella traccia subito si perde, rimane in bocca un sapore amaro in grado di rendere diverso ogni ulteriore accadimento. Proprio quella deviazione, infatti, dà il sale all’intera storia: perché se i singoli passaggi narrativi – il delitto, i sospetti, i sospettati, le indagini – hanno una lucidità espositiva alla Agatha Christie, quel gusto iniziale serve a dare un velo di noir sociale all’intera storia.
La ragazza del lago viaggia dunque sempre lungo un crinale che da una parte conduce al mero gioco enigmistico, quale ogni giallo classico è, dall’altra al ritratto di una provincia italiana stanca dunque superficiale, distratta dunque noncurante – a tratti violenta – nei confronti dei più deboli, in particolare dei bambini e degli adolescenti. Di fronte a tanta miseria, che serve indagare in maniera classica? ed infatti Toni Servillo è la maschera del commissario tutto d’un pezzo: in apparenza recita il suo ruolo alla lettera, di fatto la sua apatica intelligenza lo rende colpevole alla pari di tutti gli altri personaggi del film. Chi investigare, poi? A differenza di quello che capita in Assassinio sull’Orient-Express, dove ogni sospettato, nonostante il complotto di gruppo, è individualmente colpevole, nel film di Molaioli – ecco un’altra caratteristica “non di genere” – tutti gli altri personaggi – fantasticamente interpretati da Valeria Golino, Giovanni Gifuni e Anna Bonaiuto – finiscono per diventare un unico personaggio sociale, responsabile tanto quanto l’esecutore materiale dell’omicidio. Questi manichini borghesi, vittime della noia e dell’inconsapevolezza, sono tutti emanazioni di un mondo sciatto, ovattato ed annoiato che riesce ad omologarli all’interno di un’unica disattenta inconsapevolezza, forse la vera protagonista del film.
Ma ecco un ulteriore scarto rispetto al genere: tutti questi apparenti buoni sono colpevoli. Lo è il commissario, che non sa occuparsi della figlia e non sa stare vicino alla moglie malata; lo è la coppia Canali, che ha perso inspiegabilmente il proprio bimbo; lo è il padre di Anna, la ragazza uccisa, che dietro al suo amore – “socialmente utile” – nasconde una morbosità che forse ha contributo alla morte psicologica della figlia.
D’altro canto, coloro che la società descrive come i cattivi, sono degli innocenti pasoliniani: il matto del paese, colpevole di non essere uguale agli altri; suo padre (Omero Antonutti) colpevole di non dissimulare l’infelicità per il figlio mentalmente handicappato; il fidanzato di Anna, colpevole di essere antipatico e sincero. Ecco perché, alla luce di tale e tanta inversione di verità, La ragazza del lago è un “non-giallo classico” che indaga in un mondo che non sa più distinguere tra vittime e responsabili. Girato interamente il Friuli, grazie anche al supporto del Film Commission del Friuli Venezia Giulia, il film di Molaioli è uno dei più attesi della nuova stagione cinematografica.

Mercoledì 12 settembre 2007 – 20.45

SalaGrande - Aula Magna Centro Studi - PORDENONE

La ragazza del lago di Andrea Molaioli