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Le installazioni dello scultore Willy Verginer a Vicenza

Art&Fatti

[img_assist|nid=6130|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]VICENZA - La galleria Andrea arte contemporanea ha inaugurato, sabato 5 maggio, il suo spazio sperimentale A2,  con la mostra dello scultore Willy Verginer. L'artista altoatesino, noto al pubblico del contemporaneo per le recenti esposizioni di Milano e Trento curate da Danilo Eccher e Luca Beatrice, presenta, a cura di Stefania Portinari, tre installazioni: Cecità voluta, Torri dell'inutile e Alpsound.

La prima, realizzata site specific appositamente per l'ambiente della galleria, presenta una sequenza di personaggi scolpiti nel legno posizionati su un molo che tende all'infinito. Le figure, delineate con un'apparenza iperrealista, pare si immergano in parte nel fondo grigio della galleria, in un doppio inganno di rimandi e considerazioni: indolenti nell'atteggiamento ma vigili nel guardare verso un punto misterioso, affondano nel silenzio, osservano qualcosa avanti a loro, ma l'obiettivo rimane incognito.

La loro "cecità" è voluta: o in conseguenza degli occhiali che indossano o perché non intendono idealmente vedere ciò che sta accadendo intorno. Tema sotteso dell'opera è un ragionamento sul clima e sull'ambiente, sul riscaldamento terrestre e sulle conseguenze che avrà sul mare, sul nostro modo sconsiderato di essere spettatori di fronte agli annunci di catastrofi e di cambiamenti che non vogliamo guardare. I villeggianti, apparentemente senza espressione come manichini metafisici, sono copie così veritiere da essere più[img_assist|nid=6131|title=|desc=|link=none|align=right|width=502|height=640] vicini, nel loro valore di estetica apparente ma in realtà di significativo significante, alle sacre rappresentazioni lignee medievali che all'iperrealismo pop. Sono persone di generazioni differenti poste ad altezza decrescente, come un campionario delle varie età dell’uomo. E' un Quarto stato che più che avanzare rimane stagliato, immobile, come abbacinato e sorpreso da un’instantanea. Solo una figura maschile che come un’avanguardia si staglia solitaria e fissa lo sguardo in avanti potrebbe forse svelare la rilevante denuncia.

Le opere di Willy Verginer sono contraddistinte da un uso asintomatico ed espressivo del colore acrilico steso a fasce, opaco e tracciante. Anche in questa installazione "marina" i tonalismi non corrispondono all'ambito naturalistico che ci aspetteremmo: niente azzurri, niente blu ultramarini ma rosso e arancio a bloccare l'incomunicabilità di ognuno, concentrato su se stesso. Lo spiazzamento visivo reso dal dato oggettivo e dalle dimensioni reali dei legni-identità si scontra anche con questo inaspettato senso coloristico, con la mancanza di stati d'animo. Su tutto predomina il senso dell'attesa, nell'impossibilità di sapere se l'evento stia per accadere; come nel Colombre di Dino Buzzati ci è suggerito che talora l'essenza della vita è l'attesa stessa di qualcosa di misterioso la cui natura e significato non si saprà mai se non alla fine.

Le Torri dell'inutile richiamano nel titolo un romanzo di Lionel Terray, I conquistatori dell'inutile (1961), che tratta della presa delle vette da parte dei primi alpinisti, le cui gesta irte di [img_assist|nid=6132|title=|desc=|link=none|align=left|width=506|height=640]pericoli e di sfide venivano generalmente concepite come azioni senza motivo, spinte da senso di vanagloria e follia. Le sagome di conquistatori delle cime scolpite da Verginer e delineate con il consueto impiego del cromatismo straniante indossano giubboni contemporanei ma come eroi schilleriani o piccoli napoleoni si ergono impuntate e solitarie sulle cime di speroni rocciosi. E' il loro atteggiamento e la muta risoluzione che li spinge a rivelarci che il significato dell'impresa per loro è una necessità tutta interiore.

Come scrive Danilo Eccher, l'oscillazione tra realismo narrativo e indeterminatezza interpretativa dell'artista ne fanno la sua cifra particolare, così come nelle recenti sculture Alpsound, in cui alcune mucche sono protagoniste non del tutto inconsapevoli di ritratti segnaletici, caustici ma austeri, che denunciano ironicamente il loro status di arcadico cliché turistico. La sorpresa della possibilità che la scultura emetta un suono, assieme alla tracciatura degli animali con segni da arte povera, indicazioni stradali, frecce unidirezionali e all'atteggiamento da paladine della peculiarità regionale, indica che nel momento in cui più appare naturale la rappresentazione, tanto più emerge invece la manipolazione del reale e si svela, innocuamente, l’inganno.

Le installazioni di Willy Verginer impiegano il legno di pero e tiglio con un senso del fare vicino alle origini dell'artigianato tradizionale della val Gardena, tipologizzandone un uso tutto al contemporaneo, come scrive Luca Beatrice, per la sua poetica inattualità, per il suo rapporto con la natura. Cogliendo dunque l'essenza del suo territorio, la memoria dei luoghi, senza rinnegare le sue radici Verginer ha saputo costruire una via sua propria, originale e icastica. Se la sua poetica si inserisce in un filone che considera suoi coprotagonisti artisti come Stephan Balkenhol e Aron Demetz, pure la consistenza delle sue opere è avvolta da una maggiore visionarietà. La realtà fisiologica assume il ruolo sfigurante e talora straniante di una profonda ironia, non solo in gioco con le aspettative dell'osservatore attraverso i trucchi del trompe l'oeil, ma con una pensosa costruzione di idee nello spazio e nel tempo. Il materiale vivo reca i solchi e le segnature degli strumenti di lavoro, facendone emergere le tracce dell’agire. Il forte senso estetico completa l'evidenza dell'opera determinandola con qualcosa di più immateriale, incorporeo, intangibile, che è la riflessione sulla natura, sull’uomo e l’animale, sul senso di sforzo e di confine, su quali siano i nostri limiti e le nostre aspettative.

Willy Verginer è nato a Bressanone nel 1957, vive e lavora ad Ortisei. Ha frequentato gli ambienti dell'Accademia di Monaco. Le sue più recenti esposizioni si sono tenute al MART di Rovereto, a New York, alla galleria Il Castello di Milano e Trento.
 
Dal 5 maggio al 30 giugno 2007

Andrea2 Arte Contemporanea

Via Dell'Edilizia, 56 - VICENZA

Willy Verginer

A cura di Stefania Portinari

Vernissage: 5 maggio 2007. ore 18-22

Info: Tel. 0444541070

info@andrea-arte.com

www.andrea-arte.com