[img_assist|nid=5519|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TRIESTE - Tra rappresentazioni di teatro-danza d’otelliana memoria e musiche di Bach, a Trieste, al teatro Rossetti, viaggio nell’universo inventato dal coreografo José Limón. Che vive e palpita ancora oggi, a ben trentacinque anni dalla sua morte.
Varie ed eterogenee sono le musiche che la compagnia newyorchese utilizza per le sue performance. Nello spettacolo presentato al Rossetti nell’unica data del 5 aprile, si spaziava da Johann Sebastian Bach ad Henry Purcell, per arrivare all’ipercontemporanea mistica di Jon Magnussen.
Un teatro danza, fusion tra danza moderna, classica, contemporanea, che rapisce per la leggiadria e la perfezione tecnica dei ballerini che fanno parte della compagnia, oltre che per l’intensità delle narrazioni. Fondata nel lontano 1946 da José Limón, dal 1978 ad oggi vede impegnata, come direttore artistica, Carla Maxwell, che fa pure parte del corpo dei ballerini.
Tre gli episodi portati in scena. La spiritualità di Psalm, ultima delle tre performance presentate, con i Lamed-Vov, “uomini saggi” secondo la tradizione ebraica. Si narra qui l’epopea di uno di essi, inconsapevole di essere sapiente, della sua crisi mistica che ben si esprime attraverso il suo tendersi verso l’alto, verso una spiritualità di cui intuisce la presenza ma che ancora non si manifesta pienamente. Colpisce la scelta musicale ipercontemporanea, su una coreografia del 1967 e rielaborata dalla Maxwell.
Andando a ritroso nello spettacolo, La Pavana del Moro –[img_assist|nid=5520|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=503] Variazioni sul tema di Otello colpisce per la capacità espressiva corporale dei protagonisti, che narrano una storia di intrighi in piena reminescenza shakespeariana, tra fazzoletti caduti casualmente a terra e intrighi di corte, con ingombranti abiti secenteschi ed una musica di clavicembalo, uno scenario dove si muovono, leggeri e intensi, i quattro ballerini.
La commistione tra classica, moderna e contemporanea, infine, avviene in modo netto e palese soprattutto nel primo episodio, Suite from a Choreographic Offering, coreografia del 1964 creata in memoria di Doris Humphrey, maestro di José Limón, con variazioni sui temi cavalli di battaglia del coreografo.
Dolcissime suggestioni, rapimento fatale pari quasi a un’ipnosi: immagini e movimenti mozzafiato che lasciano il pubblico incantato, ad ammirare la capacità tecnica eccezionale, i muscoli perfetti di uomini e donne votati alla danza, e a lasciarsi coinvolgere dallo splendido spettacolo.