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Lutto nel mondo del cinema: è scomparso Ingmar Bergman

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[img_assist|nid=8391|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Il mondo dello spettacolo e non solo, piange la scomparsa di uno dei più grandi cineasti della storia del cinema, morto ieri nella sua casa sull'isola di Faaro, nel Mar Baltico, all’età di 89 anni.

Nato il 14 luglio 1918 a Uppsala, rinomata città della Svezia, figlio del cappellano della corte reale, educato secondo i concetti luterani di "peccato, confessione, punizione, perdono e grazia", temi che in qualche modo saranno ricorrenti anche nei suoi film, a diciannove anni il giovane Ingmar si iscrive all'Università di Stoccolma e si stabilisce nella capitale. Con alle spalle una famiglia non troppo benestante, ed anche a causa di una naturale inclinazione e a un forte disagio esistenziale che non gli permette di integrarsi troppo con i coetanei, conduce una vita da artista scapestrato, quella che un tempo di sarebbe definita bohemièn. Tuttavia, non manca di approfondire gli studi specifici che gli stanno a cuore, in primo luogo quelli teatrali e quelli legati all'arte delle sette note. Ben presto, però, la passione per le arti si trasforma in qualcosa di radicale, che non può più essere associato ad altre attività. La conseguenza di questa febbre è che abbandona i "regolari" studi universitari per dedicarsi alla sola attività teatrale, soprattutto mettendo in scena spettacoli studenteschi. A partire da quella gavetta Bergman costruisce in breve una[img_assist|nid=8393|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=481] solida reputazione, grazie al suo talento non comune. Il suo nome comincia a circolare negli ambienti giusti, fino a che non riesce ad accedere a palcoscenici ben più prestigiosi di quelli scolastici. E' il momento in cui comincia a collaborare con i più importanti teatri della città.
Nel 1942 scrive una commedia satirica e oscena, imperniata sulla scabrosa relazione fra un sacerdote e una spogliarellista. La pièce, com'era prevedibile, suscita grande scandalo, con l'unico risvolto positivo di far ulteriormente conoscere il suo nome, fino a farlo arrivare anche alle orecchie dei benpensanti.
Per le rappresentazioni di cui è regista, l'autore-feticcio del momento è Strindberg, anche se la visuale bergmaniana si allarga spesso anche ad altri scrittori.
Il 1944 è l'anno di un'altra sua rappresentazione, scritta autonomamente e messa in scena: si tratta di Hets, un'allegoria contro il nazismo che sta spadroneggiando nel Continente e nella vicina Norvegia. La messinscena di un altro suo dramma, La morte di Punch (1942), attira invece su di lui l'attenzione della Svensk Filmindustri, con cui inizia a collaborare nel 1943 come sceneggiatore. L'anno seguente il regista svedese Alf Sjöberg porta sullo schermo la prima sceneggiatura di Bergman, "Spasimo". Due anni dopo esordisce nella regia cinematografica, dimostrando attenzione per i problemi esistenziali dei giovani e una imprevedibile vocazione neorealistica. Dopo altre due sceneggiature (questa volta per il regista Molander), Bergman termina il suo apprendistato in campo cinematografico. Si può dire che ormai per lui la macchina da presa non abbia più segreti: comincia ad assimilare la lezione dei più grandi maestri contemporanei e a prendere in considerazione tematiche care al neorealismo (o di quello che verrà definito realismo poetico), senza trascurare la realtà simbolica presa in sé o il ruolo della donna nella società, sempre alla luce di quello che è il suo maestro inconscio, il suo faro, la sua guida artistica e spirituale, Strindberg.
Le sue pellicole sono caratterizzate dalla strenua cura nella narrazione, la stessa che avrebbe fatto apprezzare a livello internazionale film come Il settimo sigillo (1956) e Il posto delle fragole (1957), film che mettono anche in evidenzia il suo approccio estremamente lirico nel trattare le storie e i personaggi.
Gli anni '70 portano a Bergman, già noto al pubblico europeo, la fama mondiale grazie a regie cinematografiche divenute emblema di un certo cinema d'autore. Sono titoli ormai entrati a pieno diritto nella storia del cinema come Sussurri e grida, Il flauto magico, Sinfonia d'autunno o Scene da un matrimonio.
Nel corso degli anni '80 Bergman si è perlopiù ritirato dall'attività cinematografica e televisiva, continuando però a realizzare messinscene teatrali. "Fanny e Alexander", una sua rara pellicola girata nel 1982, è stata per il regista una sorta di riepilogo di tutto il suo lavoro.
[img_assist|nid=8394|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=479]Successivamente si è concentrato soprattutto sulla scrittura, pubblicando lavori autobiografici (La lanterna magica nel 1987 e Immagini nel 1990) e sceneggiando Con le migliori intenzioni, il film diretto da Bille August del 1992.
Tra i vari riconoscimenti ricevuti vi sono l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1958 con Il posto delle fragole, un Oscar nel 1960 per La fontana della vergine, un Oscar per il Migliore film straniero nel 1961 con il film Come in uno specchio, ben quattro Oscar per Fanny e Alexander e molti altri, fino al Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica, ricevuto nel 2005.
Nella sua biografia, intitolata Lanterna magica, il regista scrive: La verità è che io vivo sempre nella mia infanzia, giro negli appartamenti in penombra, passeggio per le silenziose via di Uppsala, mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi. Mi sposto con la velocità di secondi. In verità, abito sempre nel mio sogno e di tanto in tanto faccio una visita alla realtà.