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Nel, il fiume in piena dei pensieri di Alessandro Bergonzoni

Sipario

[img_assist|nid=10493|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Alessandro Bergonzoni. Un nome, un cognome, un fiume in piena che aspettami sennò non ti seguo, un bolognese con l’accento simpatico e uno slang inimitabile, garanzia di una comicità assoluta, genuina. Torna al Teatro Palamostre di Udine con una regia a due mani, le sue e quelle di Riccardo Rodolfi, già suo collaboratore nel precendente spettacolo Predisporsi al micidiale.

Il titolo del suo ultimo mirabile monologo è una semplice preposizione: Nel. L’anteprima (il debutto ufficiale è dal 14 al 25 novembre al (Teatro Duse di Bologna) ha fatto ridere il 29 e 30 ottobre il pubblico friulano molto ben disposto a lasciarsi travolgere dal turbine dell'incredibile e del fantastico.
Nel è una sorta di nuova esplorazione affabulatoria all'interno del senso dell'esistenza, un viaggio alla ricerca delle verità fondamentali della vita, una cavalcata tra le libere associazioni del linguaggio e della fantasia. Raccontare uno spettacolo di Bergonzoni è quasi impossibile. Nel senso che nessuno saprebbe ripetere ciò che dice, per il modo in cui lo dice e per la velocità con cui la sua diga orale scarica ettolitri di vocali e consonanti sul pubblico. E anche tentare di riferire le sue battute più pungenti è probabilmente uno sforzo inutile. Ma ci tentiamo lo stesso.
Lo spettacolo comincia a sipario chiuso. Comincia con un folto[img_assist|nid=10494|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=481] elenco di persone cui l’autore-attore dedica lo spettacolo. Il bianco domina la scena. Sul palco sono sparsi pannelli coperti da teli bianchi che sono anche porte per aprire mondi immaginati dal nostro Caronte nel paese dei pensieri che si muovono da soli. Sì, perché per Alessandro Bergonzoni è la parola ad essere autrice, è inutile illudersi di averla pensata, lui (noi) è solo un accalappiatore, un captatore. E sono le forme anche di recente ad averlo chiamato. A fine spettacolo infatti sui pannelli saranno proiettati anche le sue ultime creazioni pittoriche.
La sua prima mostra della sua ultima passione sarà a febbraio a Napoli e sarà la prima volta in cui lui non parlerà ma saranno i dipinti a parlare per lui. Ma qui a teatro bisogna stare concentrati. Il copione è un interminabile flusso di coscienza. Dopo le dediche il pretesto per passare da un mondo ad un altro per lui - mago in questo tipo di trasferimenti della fantasia - è facile.
Prendo una frase dal suo spettacolo. Si dice sempre Ma dove sta scritto? Bene sta scritto qui, sull’enciclopedia. Un’enciclopedia dove Alessandro Bergonzoni per associazioni di idee infinite pesca e ripesca nel nostro mondo un sistema che crea reazioni: sistema AFAI (abbinamenti fantastici apparentemente impossibili). Qui ci sono i suoi due elementi della sbalorditiva comicità di Bergonzoni: l’incredibile e il fantastico. Certo l’Afai non è sempre preciso, ma ci può aiutare in questo mondo purtroppo reale, dove la devastazione della sensibilità è arrivata fino all’insensibilità totale, dove c’è un inquinamento culturale che fa provocare numerose metastasi al nostro cervello e alla nostra anima.
La televisione ne è colpevole (con noi colpevoli che la condividiamo). E allora bisogna che ci sia un cambiamento interiore (Nel) e questo cambiamento può essere fatto anche attraverso l’arte. Una comicità diversa, la sua, fatta di giochi di parole direbbero alcuni (tutti). Però attenzione i suoi non lo sono: c’è qualcosa che non c’entra col linguaggio, con i calambour, coi rebus, con gli aforismi. Bergonzoni tenta di andare a annaspare il concetto della trascendenza dell’essere, per lanciarsi in una ri-voluzione interiore, non delle masse ma dell’individuo libero e indipendente.