[img_assist|nid=10779|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]PORDENONE - Siamo abituati a vederli nei take-away vicino alle stazioni o nei negozi di vestiti che ormai dilagano nelle città e o nelle bancarelle. Sono compagni di scuola dei nostri figli, sempre educati e disciplinati. Ma i cinesi che si sono esibiti il 13 e 14 novembre al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone sono contorsionisti, specialisti nelle piramidi umane fatte anche con oggetti, capaci di stare in venti su di una bicicletta.
Prestazioni fisiche eccezionali e concentrazione notevolissima per i Peking Acrobats, ensemble composto dai migliori gruppi acrobatici cinesi che, dall'anno della fondazione della compgnia professionista (1958), ricevono costantemente il plauso del pubblico e della critica internazionale.
Chi era venuto per assistere ad uno spettacolo dove le leggi di gravità vengono sfidate e le prestazioni fisiche vanno al di là delle possibilità umane, è stato accontentato. Eppure è tutto vero, non ci sono gli effetti speciali che siamo abituati a vedere nei film di Zhang Yimou o di Quentin Tarantino. I corpi minuti delle cinesine sorridenti al pubblico che leggiadre danzano col diablo, i muscolosi e burberi uomini tesi a rompere mattoni come nei film di John Woo, i saltimbanchi che entrano ed escono dai cerchi non sono il frutto di una moda, ma il risultato millenario di una disciplina del fisico che al tempo stesso è un’arte.
Noi li chiamano acrobati, ma per loro è teatro popolare. Infatt[img_assist|nid=10780|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=419]i curiosamente nelle loro evoluzioni entrano con disinvoltura oggetti di uso quotidiano: scodelle, sedie, tavoli, bicchieri, cappelli e vasi. Non manca la connotazione religiosa d’ispirazione buddista come nella danza del leone, animale che, nella tradizione cinese, è considerato la reincarnazione di una donna misteriosa e ingannevole. Oltre all’abilità di questi artisti colpisce la loro professionalità e determinazione. Nulla è lasciato al caso, ma tutto è calcolato e previsto in lunghissimi allenamenti, tanto che oggi in Cina l’acrobata è un lavoro prestigioso protetto dalle istituzioni.
Gli stessi artisti “quasi bambini” hanno un atteggiamento mostruosamente da adulti ed eseguono incredibili performances non per gioco ma, si direbbe quasi, per contratto. Nel caso specifico i componenti dei Peking Acrobats sono delle vere star: coinvolti in molti spettacoli televisivi e celebri programmi per le reti americane Abc e Nbc e noti anche sul grande schermo nei film di Stephen Soderbergh Ocean’s 11 e Ocean’s 12 a fianco di stelle del cinema come Julia Roberts, Brad Pitt e George Clooney. Pordenone è una delle tappe di una tournée italiana e i loro numeri vanno dai tuffi tra una pertica e l’altra alle contorsioni, all’esibizione degli chef felici dove finti cuochi fanno roteare piatti su una bacchetta di bambù. Il pubblico è attento e sorpreso per circa due ore, gli applausi sono frequenti e c’è anche qualche “wow, è impossibile!”.
Alla lunga, tuttavia, si avverte una sensazione stucchevole: sono troppo bravi o noi pubblico europeo non ci stupiamo veramente più di nulla? Si sa che nell’arte acrobatica i cinesi primeggiano su tutti, europei e non, e di questo ne sono orgogliosi, ma le scenografie e i costumi sono probabilmente troppo kitsch ai nostri occhi. Per non parlare delle musiche che sembrano prese dalle librerie digitali tipo sonoton che si usano negli spots e nei documentari per risparmiare sulla musica d’autore. Certo anche il nostro circo non sempre corre sul filo del buon gusto, ma lo perdoniamo perché sappiamo che è uno spettacolo popolare: al circo si va con i bambini la domenica. La pretesa degli acrobati cinesi è più alta: vogliono essere il portavoce di una nazione proiettata verso un futuro luminoso. In vista anche delle prossime olimpiadi nel 2008 a Pechino forse tenteranno di correggere il tiro e il gusto sarà più “globalizzante”. Succederà silenziosamente e in modo disciplinato come sono abituati a fare.