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Sanremo e denuncia sociale, uno strano binomio. Ne parliamo con Francesco Pira

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[img_assist|nid=4575|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]In principio fu, per così dire, Signor Tenente. Di suo, la canzone del poliedrico Faletti (che ci piace più come paroliere che come romanziere), arrivò seconda a Sanremo parlando del diasgio delle forze dell’ordine di fronteggiare i criminali con forze indadeguate, prendendo spunto verosimilmente dalla strage di Capaci.

Ma si trattò fondamentalmente di un caso isolato: la kermesse sanremese, si sa, è il regno incontrastato del sole-cuore-amore. Almeno finora. Quest’anno, infatti, hanno addirittura vinto, aggiudicandosi anche i premi della critica, due canzoni che parlano di malati di mente, quella di Simone Cristicchi tra i “Big”, e delle vittime della mafia quella di Fabrizio Moro tra i giovani.

Siccome balza agli occhi che il grande pubblico della televisione li ha voluti e sostenuti, applauditi e votati segando parzialmente le canzonette – che pure non mancavano, crediamo ce ne sia abbastanza per porsi delle domande. Dal canto nostro, le abbiamo poste a Francesco Pira, docente di Comunicazione Sociale e Pubblica e Relazioni Pubblica dell’Università di Udine, oramai una presenza costante sulle nostre pagine digitali.

Connessomagazine.it: - Due vincitori a Sanremo, due canzioni di impegno sociale: finalmente cambia qualcosa nell’impostazione della più granitica delle manifestazioni canore italiane?

Francesco Pira: - Di nuovo c'è da una parte il coraggio di Pippo Baudo di portare in concorso testi difficili, ma musiche orecchiabili, ritmi sostenuti e rappeggianti (è il caso di Moro) che sono destinati a rimanere impressi. Già nelle ultime ore le radio e le tv ci stanno bombardando con questi motivi e ricordando le parole che hanno trionfato al Festival. Dall'altra parte c'è invece forse la volontà di scaricare su Sanremo la responsabilità di parlare di sociale per dimenticarlo il giorno dopo: adesso tutti intervengono sul fatto che sia giusto parlare delle persone malate di mente e ricordare (anche se ormai sembra essere passato di moda) Cosa Nostra che ha falcidiato tanti servitori dello Stato.

Connessomagazine.it: - La comunicazione delle tematiche sociali non è comunque operazione semplice, si può dire consueta per platee di ampissimo respiro come Sanremo.

Francesco Pira: - Preparando un libro di cui sono autore che è uscito alla fine del 2005 ed il cui titolo è inequivocabile Come comunicare il sociale (Franco Angeli ) mi sono accorto di come anche le cosiddette buone pratiche nel sociale vengono disattese dai media. Comunicare il sociale significa comunicare i propri valori attraverso il convolgimento su questioni di interesse generale o lo stimolo alla presa di posizione su temi di rilevanza o controversi, una comunicazione che deve essere capace di non appiattire la dimensione del cittadino a quella di semplice consumatore, capace di operare in una prospettiva di crescita nel lungo periodo, che non sia tesa a generare passività nell'interlocutore, ma stimoli ma consapevolezza dei sentirsi parte di una comunità e dunque di agire in termini solidali nei confronti degli altri. Comunicare è co-amministrare e cooperare.

Connessomagazine.it: - In questo senso, i cantautori in senso lato hanno spesso posto in primo piano l’impegno sociale: negli Stati Uniti con Bob Dylan, Jackson Browne, Bruce Springsteen fino ad arrivare alle operazioni di Bob Geldof; l’impegno degli U2 è noto; da noi cantautori come Bertoli, Vecchioni, De Andrè, Carboni... L’elenco potrebbe essere lunghissimo. In definitiva, anche Cristicchi e Moro non hanno inventato nulla.

Francesco Pira: - Comunicare significa condividere; significa, ancora, far partecipare dal basso alle piccole e grandi discussioni sui valori etici. E questo Cristicchi e Moro nella loro semplicità hanno fatto. Nulla di nuovo se ci ricordiamo ad esempio le grandi battaglie del cantante per antonomasia, Domenico Modugno, che da deputato del Partito Radicale, grazie alla sua immagine portò i giornalisti dentro il manicomio di Agrigento. Ripensiamo a quanto Giorgio Faletti, riuscì con quel “minchia Signor Tenente” a farci riflettere sugli omicidi di mafia. Ma, certo, nessuna magia di Baudo né nessuna spinta innovativa dei due giovani vincitori di Sanremo. La partita inizia domani quando il sociale rimarrà ghettizzato nei giornali specializzati o in trasmissioni in onda nelle ore più strambe. Quando, dalle cronache locali ai grandi TG nazionali, tutti si dimenticheranno dei “matti di Cristicchi” o dei “morti ammazzati di Moro”.

Connessomagazine.it: Le canzoni di Cristicchi e Moro sono, anche non in un senso sanremese, commeventi: E’ lecito il sospetto che nel selezionarne i brani si sia voluto puntare sulla commozione facile, sulla lacrimuccia “carrambesca”?

Francesco Pira: - Baudo, che del Festival è stato il Direttore Artistico oltre che il presentatore, anche nei suoi interventi a Domenica In ha mostrato sensibilità verso i temi del sociale, verso chi non ha voce, come i bambini. E sicuramente non lo ha fatto per guadagnare ascolti. Baudo non ha di certo l’esigenza di cercare di costruirsi una carriera, ma è già una pietra miliare, un nume tutelare della televisione italiana e forse per questo si è potuto permettere di osare tanto a Sanremo 2007.

Connessomagazine.it: - Sono solo canzonette, cantava un altro autore impegnato, Edoardo Bennato. Eppure riescono a smuovere le coscienze, almeno se sono brani sinceri e di valore. Sarà così per i vincitori di questo Sanremo?

Francesco Pira: - Un piccolo miracolo è già avvenuto, e dopo solo poche ore dalla conclusione del Festival. Qualcuno si è ricordato dei pazzi e di come vivono o più spesso sopravvivono, quindi commentando la vittoria di di Cristicchi il Tg2 ha ricordato cosa è avvenuto in Italia nellambito della malattia mentale dopo la legge Basaglia. Io credo che in questa circostanza sia accaduto un fatto strano punto di vista sociale: abbiamo visto in un video musicale il volto di Rita Borsellino, e ci ha colto il sospetto che il paese normale (come dice D'Alema) non si è dimenticato dei giudici antimafia che Cosa Nostra ha fatto saltare in aria. L' opinione di massa, che generalmente vive di suggestioni, emozioni e piantarelli in diretta tv ha forse avuto la consapevolezza che anche le canzoni possono servire per esercitare una presa di coscienza. L'opinione pubblica, quella che argomenta e decide, per una volta ha compreso che oltre a fiori, bei vestiti, motivetti e tanto lusso esiste un'Italia che soffre e che ha bisogno. E accanto a quell'Italia tutti i giorni ci sono i volontari, una parte sana e importante del nostro paese fatta di gente vera che dopo le ore di lavoro normali si mette a disposizione degli altri.

Connessomagazine.it: - Bilancio positivo per i lavori di Cristicchi e Moro, per le scelte di Baudo, per l’intera operazione, quindi.

Francesco Pira: - Comunicare il sociale significa: dialogo, ascolto, l'instaurazione di una relazione tra i pensieri e le persone. Un'esigenza primaria dell'uomo sociale, ma anche un processo di non facile attuazione.
Non basteranno un’edizone sanremese, ”impegnata”, una canzone, un film, un libro per raccontare questa Italia fatta di gente che non ha voce ed a cui in pochi danno voce. Speriamo che i Cristicchi e i Moro continuino e altri seguano il loro esempio. E speriamo che una volta per tutte qualcuno “canti” l'articolo 2 della nostra Costituzione quello che recita che la Repubblica Italiana “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia nelle formazioni sociali ove svolga la sua personalità e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.