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Sette anime: un nuovo, sconsolato (sconsolante), Muccino

ConSequenze

[img_assist|nid=17447|title=|desc=|link=none|align=left|width=127|height=130]Sette anime è un film sbagliato sin dal titolo. Già da lì si manifesta il versante scelto da Gabriele Muccino e Grant Nieporte (sceneggiatore) per questo polpettone: quello del lacrimevole spinto per anime facilmente impressionabili. Il Muccino, per la sua seconda prova americana, sceglie nuovamente il fido Will Smith e lo accompagna alla (altrove) fascinosa Rosario Dawson.

Purtroppo, il mix di ingredienti è così scialbo e ridicolo che rimane totalmente insipido e scade, spesso, nel ridicolo involontario.

Ben Thomas (Smith) ha causato un grave incidente automobilistico nel quale hanno perso la vita sette persone, tra cui la sua amatissima compagna. Per espiare questa sua colpa morale cercherà altre sette persone meritevoli e le[img_assist|nid=17448|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=424] aiuterà a migliorare la vita. Tra queste incontra la dolce Emily Posa (Dawson), malata di cuore e in attesa di un trapianto che la possa salvare. Come finirà?

I primi venti minuti brillano per incisività espressiva, merito di una regia e di un montaggio che sanno rendere al meglio il vortice oscuro della pena e tangibili i dubbi, attraverso un percorso volutamente accellerato e incrociato tra i luoghi e nel tempo; tutto il resto si assesta sempre più, adagiandosi in uno stile piuttosto scolastico e ripetitivo, seppur raffinato. L’evidente richiamo iniziale allo stile di Iñarritu, con sfumature da Fincher, non regge il confronto, mancando il coraggio di spingere l’acceleratore fino in fondo. D'altronde il marcio risiede nelle fondamenta: la sceneggiatura sbava così clamorosamente che è difficile creare pathos o coinvolgimento emotivo e dare spessore con la sola forza delle immagini. I dialoghi sembrano importati direttamente da qualche soap (raccomando i quadretti bucolici!), certe scene sono volutamente [img_assist|nid=17449|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=424]ricattatorie e palesemente forzate (su tutte quella in cui Will/Ben aggiusta, con l’ausilio di cacciavite presi probabilmente alla pesca di beneficenza, una macchina stampatrice) e molti momenti necessiterebbero di correzioni/limature (ma dov’è finito il fratello mentre Will si porta a letto Rosario? Veramente il cuore di uno morto per avvelenamento può essere donato?, …).

A tutto questo aggiungiamo la prova di attori che, con personaggi così schematici e inconsistenti, molti dei quali appena abbozzati e subito fatti sparire dalla scena, non riescono mai a dare una prova del tutto convincente. La Dawson recita con il pallore del trucco una svenevolezza romantica, più che fisica, mentre il buon Smith sembra vestire benissimo gli abiti dello sconsolato, ma dopo la parte iniziale manifesta sempre la stessa espressione da cane bastonato, che gli fissa il volto in una smorfia sghemba e monocorde.

Conclusione: un pasticciaccio inutile e dall’aria trascurata che non lascia alcun segno, ma che piacerà tanto alle fan della collezione Harmony.