[img_assist|nid=20628|title=|desc=|link=none|align=left|width=123|height=130]Ljubljana (Slo) - Il Museo Etnografico Nazionale della Slovenia a Ljubljana ospita da martedì 2 giugno la mostra Sguardi. La Fotografia del Novecento in Friuli e nella Venezia Giulia. L'esposizione comprende oltre 145 fotografie originali provenienti dagli archivi del CRAF, dei Civici Musei di Udine e di altre Istituzioni e Centri Pubblici e privati della regione ed intende ripercorrere la storia del medium fotografico attraverso le opere dei più significativi autori e delle scuole di pensiero che hanno segnato il Friuli e la Venezia Giulia.
Dopo la parentesi della prima guerra mondiale (di cui ne fu testimone anche il giovane André Kertesz), la fotografia iniziò nel Friuli Venezia Giulia con Ugo Pellis un’esperienza di dialettica tra l’immagine e la lingua sulla base delle tesi di Carl Jaberg e Jacob Jud modellate sull’idea dell’ “Atlas Linguistique de la France” e contestualmente si consolidò un’idea cartolinesca della fotografia con l’interpretazione bucolica del paesaggio e le scene di vita dei paesi in particolare della montagna con Umberto Antonelli e Attilio Brisighelli.
Nelle opere di Enrico del Torso vennero rappresentate le ultime famiglie della nobiltà agricola friulana mentre, Francesco Krivec, nato a Tolmino divenne più grande ritrattista del secolo in Friuli e fu tra i primi ad introdurre il colore in fotografia.
Nel secondo dopoguerra, accanto ad una ripresa delle arti e della cultura più ampia (basterebbe citare solamente Pier Paolo Pasolini) la fotografia vide nascere a Spilimbergo nel 1955 il “Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia”, unico gruppo in Italia a dotarsi di un Manifesto programmatico ispirato al neorealismo.
Italo Zannier, Gianni e Giuliano Borghesan, Aldo Beltrame, Carlo Bevilacqua, Toni del Tin e Fulvio Roiter e anche Giuseppe Bruno, furono i protagonisti di quella stagione culturale e segnarono una tappa fondamentale per la fotografia italiana.
Apparvero anche, dagli anni ’50, altri fotografi di valore, come Tin Piernu, che documentò la vita delle minoranze slovene nelle Valli del Natisone, il triestino Tullio Stravisi, il Goriziano[img_assist|nid=20629|title=|desc=|link=none|align=right|width=604|height=640] Paolo Gasparini (che nel 1954 venne premiato a Spilimbergo dalla “Giuria popolare” divenendo poi tra i più importanti fotografi del centro – sudamerica), il pordenonese Pierluigi Praturlon che fu il fotografo della Dolce Vita (sua la famosissima immagine di Anita Ekberg che fa il bagno nella fontana di Trevi, ma anche le immagini sul set de Addio alle Armi girato a Venzone dal romanzo di Ernest Hemingway ) e poi un ruolo di livello nazionale nella fotografia di paesaggio è stato quello di Elio Ciol, la cui fama ben presto ha travalicato i confini.
Nel decennio successivo, Edoardo Nogaro in Carnia e Riccardo Toffoletti nelel Valli del Natisone sono stati considerati tra i più significativi epigoni della fotografia neorealista, richiamando appunto nelle proprie estetiche lo stile introdotto dal Gruppo Friulano.
I fotogiornalisti Mario Magajna, Aldo Missinato e Claudio Erné, ma anche Gianni Pignat e Riccardo Viola hanno documentato eventi come il disastro del Vajont o l’inondazione di Pordenone del 1966, i funerali di Pasolini del 1975 e il terremoto del 1976 (evento interpretato fotograficamente anche dall’artista Bruno Lorini), mentre Massimo Cetin ha ripreso l’arrivo dei profughi dalla Bosnia a Muggia e Davorin Krizman?i? i giorni dell’indipendenza della Slovenija.
Gianluigi Colin, anche art director del Corriere della Sera, ha introdotto nuove semiotiche nella fotografia “interpretando” l’arrivo in Italia dei boat people albanesi e Ulderica Da Pozzo ha collaborato con riviste nazionali di viaggi e turismo.
Un ruolo significativo hanno svolto i Circoli fotografici che, al pari del resto d’Italia, hanno svolto una funzione aggregativi in particolare negli anni ’60, ’70 e ’80 ed espressione di questo mondo sono stati in particolare Tullio Stravisi, Adriano Perini, Enzo Gomba e Giandomenico Vendramin.
Dagli anni ’80, analogamente a quanto accadeva più in generale in Italia, anche nel F.V.G. la fotografia assumeva progressivamente un ruolo più di arte che di documento: sono quindi apparsi sulla scena “artisti – fotografi” come Piccolo Sillani, Albano Guatti, Pier Mario Ciani, Stefano Tubaro, Maurizio Frullani, Roberto Kusterle, Walter Criscuoli, Sergio Scabar, Catia Drigo, Massimo Crivellari, Francesco Nonino, Gianni Cesare Borghesan, Cesare Genuzio, Guido Cecere e poi molti altri giovani che oramai, anche attraverso l’uso del digitale, sono parte attiva nei contemporanei processi di estensione linguistica della fotografia e della sua globalizzazione.
Già con gli anni ’70, tutte le arti incominciano anche a fondersi in modo antropico, segnando così la trasformazione sociale e culturale degli ultimi decenni del Novecento, originando la multimedialità e quindi il postmodernismo, attraverso una decisiva innovazione dell’ uso della fotografia da parte degli artisti.
Andrea Pertoldeo, Stefano Graziani, Massimo Crivellari, Luca Laureati, Carlo Andreasi, Max Rommel, Francesca Dotta, e Marco Citron in modo analogo sono attivi nella fotografia di paesaggio urbano e architettura andando oltre le oramai “preistoriche” vedute concettuali dell’ambiente e del paesaggio che risalivano alle culture dei primi anni ’70 che tendevano a enfatizzare i segni visivi esclusi da ogni attribuzione di significato.
Debora Vrizzi, Isabella e Tiziana Pers hanno esposto in diverse città italiane e lavorano con il digitale costruendo anch’esse immagini caratterizzate dal simbolico, mentre Pierpaolo Mittica e Roberta Valerio, da tempo attivi sulla scena internazionale si sono formati come fotografi al CRAF.
Dal 2 giugno al 30 settembre 2009
Slovenski etnografski muzej (Museo Etnografico Sloveno), Metelkova 2 - Ljubljana (Slo)
Sguardi - La Fotografia del Novecento in Friuli e nella Venezia Giuli
Pogledi - Fotografija 20. stoletja v Furlaniji in Julijski krajini
Artisti: (1900 – 1920)
Arthur Floek, Alberto Benque,Studio Zamperiolo, Giovanni Cividini,Fotografski atelje Sv. Jakob Trst, M. Circovich, Ernesto Battigelli, André Kertesz, Carlo Wulz, Pietro Modotti, Luigi Pignat, Domenico Morocco, Giacomo Bront, Nella Bront,
(1920 – 1950)
Paul Scheuermeier, Ugo Pellis, Francesco Penco, Tina Modotti, Giovanni Paris, Enrico Del Torso, Umberto Antonelli, Silvio Maria Bujatti, Tarcisio Baldassi, Francesco Krivec, Attilio Brisighelli
(1947 – 1957)
Mario Magajna, Sante Trus, Tin Piernu, Carlo Bevilacqua, Giuliano Borghesan, Gianni Borghesan, Aldo Beltrame, Italo Zannier
(1956 – 1978)
Bruno Bruni, Italo Michieli, Pierluigi Praturlon, Piero Raffaelli, Ferruccio Crovatto, Aldo Missinato, Arduino Altran,
Leonardo Bront, Claudio Erné, Riccardo Viola, Bruno Lorini
(1960 – 2001)
Gianni Pignat, Giovanni Edoardo Nogaro, Riccardo Toffoletti, Tullio Stravisi, Gianenrico Vendramin, Fulvio Merlak,Piermario Ciani, Franco Martelli Rossi, Francesco Nonino, Ulderica Da Pozzo, Angelo Friolo
(1987 – 2007)
Mario Sillani Dierrahjan, Davorin Krizmancic, Massimo Cetin, Gianni Cesare Borghesan, Gianantonio Battistella, Catia Drigo
Elio Ciol, Giovanni Castellarin, Giuseppe Bruno, Arnaldo Grundner, Enzo Gomba, Gianluigi Colin, Stefano Tubaro, Albano Guatti
Francesca Dotta, Sergio Scabar
(1997 – 2008)
Luca Laureati, Adriano Perini, Alberto Cadin, Andrea Pertoldeo, Marco Citron, Cesare Genuzio, Guido Cecere, Carlo Andreasi
Massimo Crivellari, Paolo Gasparini, Denis Molinari, Marissa Morelli in Max Rommel, Romano Martinis
(1990 – 2009)
Roberto Kusterle, Debora Vrizzi, Walter Criscuoli, Maurizio Frullani, Euro Rotelli, Isabella Pers, Tiziana Pers
A cura di Walter Liva e Gianfranco Ellero
Vernissage: martedì 2 giugno, alle ore 18.00 con la partecipazione della banda musicale di Spilimbergo e un vasto assaggio di prodotti tipici della Regione a cura della Pro Spilimbergo e del Comune di Spilimbergo per gli oltre 800 invitati.
Mostra Organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Lubiana, l’Istituto Italiano di Cultura e il CRAF d’intesa con il Museo Etnografico Nazionale della Slovenia, il Comune e la Provincia di Udine, Lis Aganis e l’ASDI Coltello di Maniago e con la collaborazione delle provincie di Gorizia, Pordenone e Trieste
Orario: Martedì-Domenica 10.00-18.00; chiuso il lunedì
Biglietti:Adulti 4, 5 euro, bambini in età scolare, studenti, pensionati 2, 5 euro, bambini in età prescolare 1 euro. Entrata libera ogni ultima domenica del mese
La quota d’ingresso comprende anche la visita alle mostre temporanee Anew the Vines have Fruited e Sudan Mission, e alla mostra permanente Between Nature and Culture.
Info: tel. 01 300 87 45
etnomuz@etno-muzej.si
www.etno-muzej.si/sl/info