Error message

Il file non può essere creato.

Si inaugurano venerdì 23 novembre le opere d’arte del Teatro Verdi

PORDENONE - Saranno inaugurate domani, alle 18 - contestualmente alla presentazione del catalogo che è stato realizzato e che sarà donato a quanti interverranno - le opere d’arte che costituiscono una piccola ma importante rassegna permanente nel Teatro Verdi di Pordenone.

Alla cerimonia interverranno il critico d’arte e curatore del catalogo Giancarlo Pauletto, il direttore dei Civici Musei di Pordenone Gilberto Ganzer, l’assessore Gianantonio Collaoni e il presidente dell’Associazione Teatro Claudio Cudin.
Il Teatro Verdi, che da sempre si pone come contenitore culturale polivalente e nel cui contesto, dunque, le arti plastiche figurative non potevano rimanere assenti, presenta una ventina tra sculture e quadri acquisite dal Comune di Pordenone, e realizzate per lo più da alcuni dei massimi artisti della nostra Regione. Opere che – secondo quanto scrive Giancarlo Pauletto - rappresentano un insieme di grande valore. Sappiamo infatti che l’arte del Friuli Venezia Giulia, nel Novecento, ha prodotto risultati di assoluto livello anche se considerati in ambito internazionale. Così è parso giusto cercare, in relazione al nuovo teatro Verdi – prosegue Pauletto - testimonianze artistiche legate al territorio, cogliendo l’occasione per portare nell’ambito del pubblico importanti lavori che, altrimenti, avrebbero avuto destinazione privata, rendendosi così di assai più difficile accostamento.
Gli unici due autori che non hanno riferimento regionale sono il veneziano Guido Cadorin di cui il Teatro possiede un grande ritratto di Marta Abba, celebre attrice pirandelliana e il marchigiano, ma poi romano, Corrado Cagli, presente con un grande trittico, rappresentante Giuseppe Verdi con Giuseppina Strepponii, Vittorio Emanuele, Garibaldi, Cavour e Giacomo Leopardi.
Tre le opere di Armando Pizzinato, compianto artista nato a Maniago e noto a livello internazionale. Anzitutto un bellissimo olio, lo Studio per costruttori, che porta la data 1961. Quindi altri due quadri, Forme in moto, del ’75 e Eccitazione, realizzata attorno al ’90: opere importanti in cui si conferma un’originalità cromatica e una capacità costruttiva che sono sempre state lo stigma essenziale del lavoro di questo nostro maestro.
Di Marcello Mascherini sono presenti due sculture. Del 1960 è la Furia, un bronzo di quasi un metro e mezzo di altezza e un Gallo da collocare verso il ’70, modellato in una ruvidezza solo apparente, in realtà sempre ricco di equilibrio e di sospesa armonia. Due altre sculture, un Guerriero di Pierino Sam e il Toro II di Antonio Guacci, appartengono ora alle collezioni del Teatro.
Di Leonardo Cominotto, pittore pordenonese troppo poco conosciuto dal pubblico, è stata acquisita una bella natura morta raffigurante dei pesci.
Verso la metà degli anni ’70 si collocano le due pitture di Aldo Colò, opere essenziali di quella rimeditazione dello spazio cubista, che ne ha caratterizzato l’attività a partire dagli anni ’60.
Le tre opere grandi di Carlo Ciussi sono invece testimonianza del presente, appartengono alle più recenti topografie spaziali costruite dal pittore.
Di Nane Zavagno è la grande costruzione in alluminio anodico che sta nel foyer del teatro, in perfetto rapporto con l’ambiente in cui è inserito, concepita appositamente per la sua collocazione.
Più giovani sono invece Gianni Pignat, Massimo Poldelmengo, Paolo Figar, e anche le loro opere appartengono all’oggi. Di Gianni Pignat - architetto, artista e fotografo pordenonese - è un ferro lavorato e inciso.
La scultura Lo stupore di Erica, di Paolo Figar – goriziano, diplomato all’Accademia di Venezia – è una figura che indica una sospensione meravigliata, è, a suo modo, opera quanto mai “teatrale”:
Di Massimo Poldelmengo – pordenonese, anch’egli diplomato presso l’Accademia di Venezia – è infine un “trittico-paesaggio” perfettamente collocato nella contemporaneità anche in virtù della tecnica fotografica utilizzata per realizzarlo.
Và infine fortemente sottolineata la felice occasione che ha permesso di acquisire, per donazione dell’artista, un’opera di grande impatto per qualità e dimensioni: Bosco senz’aria (2006), di Bruno Aita, pittore di forte acume tecnico e poetico.