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Tango, istinto e passione al Rossetti

Sipario

[img_assist|nid=11415|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TRIESTE – Il tango è una magia in perfetto equilibrio tra eros e thanatos. Trasmettere ciò che normalmente appartiene agli strati più profondi dell’uomo; sentimenti dalle tinte rosso sangre e segreti a volte inconfessabili.

Non c’è una ricetta precisa per ricreare la sensualità e il fuoco delle passioni, catturando l’attenzione dei sensi del pubblico, ma è quello che la compagnia Pasiones Company di Adrian Aragon e Erica Boaglio, nel loro spettacolo Instinto tango y musical presentato al Politeama Rossetti nei giorni scorsi, ha tentato di fare. Non basta lo studio per fare proprio il sentimento di questa danza e per farlo vibrare in sala fin sotto all’epidermide di noi spettatori; è qualcosa che si crea inspiegabilmente, una magia appunto, un’alchimia che ti porta sul palco in un[img_assist|nid=11416|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=459] abbraccio inestricabile e sessuale con i corpi che si muovono con incessante voluttà. Instinto è una specie di seguito ideale del precedente Pasiones tango y musical (2005) e, come dice il titolo, attraverso la creazione di una commedia musicale cerca di esplorare i luoghi, le atmosfere e le dinamiche delle relazioni umane sotto la lente d’ingrandimento del ballo argentino per eccellenza (su brani di Astor Piazzolla, Carlos Gardel, Esteban Gutierrez e Luis Corallini). La vicenda racconta del proprietario di una peluqueria (Aragon), bulletto di quartiere, che scopre l’amore per una ragazzina (Boaglio) un po’ maschiaccio. La storia procede con il consolidamento della coppia e l’evoluzione umana e sociale dei due tra feste, incontri, amicizie. Il risultato dell’operazione però non si eleva oltre un confuso e scialbo insieme di macchiette, luoghi comuni appena abbozzati sul tipico sobborgo latino, i suoi abitanti in stile bulletto dal cuore tenero, e uno sviluppo da soap opera di terza fila anni ’80 (anche se non mancano due-tre bellissimi momenti di puro tango). Nulla più che un pretesto per spalmare l’esibizione di ottimi ballerini (pessimi attori) lungo l’ora e [img_assist|nid=11417|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=413]mezza della rappresentazione. Gente come Ivan Alvarez, Silvana Torres, Julieta Ghibaudo, Hector Reyna, Maria Bernasconi, Mariana Casagrande, Hector Appendino, Isaac Gardella, Leonardo Santander, Cristian Saldana, Claudia Ruibal, tutti professionisti di alto livello che sanno sublimare lo spirito del tango di cui sopra, avrebbero meritato coreografie ben più incalzanti che questo pout pourri di scenette molto spesso kitsch, fuori luogo (ad esempio le parentesi discotecare), raramente azzeccate. Aragon è risultato un ottimo maestro di ballo ma, sinceramente, sul palco mancava della freschezza e della mobilità gestuale (seppur elegante) dei suoi più giovani compagni, mentre la Boaglio ballando acquisiva una giusta, determinata, aggressiva sensualità.