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Dal buio un grido. Aldo Moro come Antigone al Teatro Eden di Treviso

Foyer

TREVISO - Martedì 8 novembre 2011 al Teatro Eden va in scena lo spettacolo Dal buio un grido. Aldo Moro come Antigone, che ripercorre la vicenda del sequestro dello statista assassinato dalle Brigate Rosse. Protagonisti della mise en scene Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Cristina Sarti.

Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro  è stato senza dubbio l’episodio più grave nella storia dell’Italia repubblicana. Oggi, dopo sei processi ed un numero infinito di libri, inchieste, film e fiction tv, il rapimento di Aldo Moro resta ancora una delle pagine più oscure degli ultimi trent’anni.

Lo spettacolo, in una visione unitaria della vita di Aldo Moro, vorrebbe fissarlo nell’ immaginario collettivo di questo momento storico, nella veste del protagonista politico-istituzionale più rappresentativo del biennio 1976-1978.
Del resto la scelta della vittima da parte delle Brigate Rosse poggiava e teneva conto del sentire comune di quel periodo: Moro con la sua mediazione ed autorevolezza era riuscito ad ottenere il massimo consenso politico, non solo nel Parlamento repubblicano,  ma anche nella società.

Traendo spunto soprattutto dalle lettere e dal memoriale del sequestrato, si è deciso di portare in scena questa drammatica vicenda con uno spettacolo, che ripercorre la cronaca del più tragico sequestro politico del nostro secondo dopoguerra, voluto dalle B.R., perché Moro era divenuto il simbolo, l’icona della mediazione democratica in Italia.
La cronaca di quel tragico evento viene ripercorsa attraverso i documenti, le lettere, le immagini d’archivio, i commenti, i punti di vista, la ricostruzione dei fatti fino al drammatico epilogo.
Novanta minuti serrati, che enunciano e lasciano aperti gli interrogativi rimasti in tutti questi anni senza risposta o seminano altri dubbi: perché rapire e uccidere lui? perché tante contraddizioni e compromessi? Soprattutto perché anteporre la ragion di stato alla vita dell’ostaggio? E poi l’angosciosa domanda: la maggioranza ha sempre ragione?
Le risposte che vediamo in bocca ai politici sono ancora là a lacerare chi ebbe la ventura di dover decidere, e la nostra coscienza.Il dramma di Moro fu e resta una tragedia, che non può trovare catarsi dinanzi ai tanti punti oscuri che non hanno ancora trovato risposta. La crudele pagina della storia italiana, sviscerata umanamente e drammaticamente, mette in risalto gli aspetti tragici e la dicotomia tra legge morale e legge di stato.
Su questa vicenda si sono confrontate due concezioni opposte, a ognuna delle quali va una parte di ragione:
I sostenitori del valore della vita umana considerata come bene assoluto al quale ogni altra valutazione va subordinata. I difensori della Repubblica, ossia coloro che  temevano che la trattativa con  i terroristi aprisse una spirale di ricatti, in grado di far soccombere la concezione stessa dello “Stato”.
Ognuna delle due parti poté reclamare una valida motivazione di natura etica. Anche questo, non solo la sorte del prigioniero, ha reso l’intera vicenda una tragedia, nel senso greco del termine: un conflitto, uno scontro senza soluzione possibile.
Nella drammatica vicenda Moro riecheggia il dilemma di Antigone: Polis contro Pietas.
Il conflitto tra spazio privato e spazio pubblico. Il dramma del Paese e della famiglia.
La famiglia chiede la libertà per il proprio congiunto. Le Istituzioni chiedono alla famiglia di rispettare  il suo divieto per non turbare l’equilibrio dello stato di diritto.
Antigone si batte in nome di un comandamento morale, in nome di quelle “leggi non scritte” che le impongono di seppellire il fratello e onorare la pietas verso i morti. Creonte difende un principio giuridico con l’ostinazione di chi ritiene che nessuna legge morale possa elevarsi al di sopra della legge dello stato. Entrambi hanno ragione, Antigone in quanto sorella, Creonte in quanto legittimo sovrano. Entrambi hanno torto, Antigone perché di fatto trasgredisce la legge, Creonte perché di fatto offende la pietà.
Non c’è via d’uscita e Sofocle sacrifica entrambi i protagonisti all’inconciliabilità delle loro posizioni e a una duplice sconfitta.
L’allestimento della nuova rappresentazione teatrale nasce dall’ intesa tra Liceo “Flaminio”, Teatro “Belli” di Roma, Associazione ex-allievi del “Flaminio”, Associazione “Amici del Castrum” di Vittorio Veneto e con la collaborazione di Teatri e Umanesimo Latino SpA di Treviso.
Lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Veneto, della Provincia di Treviso, delle Città di Vittorio Veneto e Conegliano e del Dipartimento di Studi Umanistici di “Cà Foscari” di Venezia.
L’iniziativa, sul piano storico, è liberamente tratta dal libro di Pietro Panzarino Aldo Moro e le convergenze democratiche. Il dialogo nel carteggio DC-PCI durante il governo delle astensioni ( 1976-1978), Silea (Treviso), Piazza Editore, 2008 e L’eredità politica di Aldo Moro. Pensiero e azione di un uomo libero (1976-1978), Venezia, Marsilio Editori, 2011.
Ci si è avvalsi dei contributi delle opere di Giovanni Bianconi, Agostino Giovagnoli, Ferdinando Imposimato,  Corrado Guerzoni,  Marco Clementi, Guido Formigoni e dei recenti contributi di Michele Napolitano e di Miguel Gotor.
 
Martedì 8 novembre 2011, ore 21.00

Teatro Eden – TREVISO
 
Dal buio un grido. Aldo Moro come Antigone
con Antonio Salines , Virgilio Zernitz, Cristina Sarti
Adattamento del testo e regia Giuseppe Emiliani
Consulenza drammaturgica  Fabio Girardello
Ideazione progetto Pietro Panzarino

Biglietti: in prevendita in teatro dalle ore 16 del giorno dello spettacolo

Lo spettacolo nasce dalla collaborazione tra Liceo “Flaminio” di Vittorio Veneto, Teatro “Belli” di Roma, gli Amici del Castrum di Vittorio Veneto, l’Associazione ex allievi  del “Flaminio”.
 
Info: Associazione Amici del Castrum

tel. 0438 57179  e 348/4238334

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