Un legame, quello tra Massagrande ed i maestri del naturalismo, sia francese che centro europeo e ungherese in particolare, fatto di tensioni, d’atmosfere, di qualità pittorica. Di colori particolari, di erba che è più erba di altre.
Passeggio tanto nei campi ungheresi, proprio – ricorda Massagrande - per capire cosa significhi l’immancabile esclamazione da parte di mia moglie che tornando nella sua terra dice ogni volta: “Ma non vedi che qui il verde è diverso? È verde ungherese. Il cielo poi…”. Certo che lo vedo, ma capirlo, e poi riportarlo sulla tela, è un’altra storia. Divido il mio lavoro tra lo studio padovano e quello di Hajòs in Ungheria. Sono sedici anni che faccio queste lunghe passeggiate solitarie nella pianura ungherese, nelle città, nella puszta, lungo il lago, nei campi, col sole, con la[img_assist|nid=22353|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=474] neve, quando c’è nebbia, un po’ come facevo da ragazzo per capire il paesaggio veneto. Camminando, penso e pian piano capisco. Per capire il paesaggio ungherese devi avere dei ricordi che ti leghino a quella terra, devi conoscere l’alfabeto segreto di quel paesaggio per poterlo leggere e poi citarlo, altrimenti si comporta come con tutti – bello, disteso, maestoso – ma non ti fa vedere il suo blu o verde, quelli sinceri. Gli alberi a volte sono blu. Magari per cinque minuti, per uno strano gioco di luce lo sono davvero. ..
Mentre dipingo l’Ungheria ho caldo, freddo, cambio umore, e sono io.
Dico sono io, perché ho sempre dipinto il mondo attorno a me. Tutto ciò che posso toccare, annusare, respirare, spostare o mettere in tasca, in testa, nel cuore. Non sono mai stato tentato di dipingere temi lontani dai miei sensi, perché solo così posso esprimere che nel mondo è tutto collegato: le luci, gli odori, i tempi. Ho bisogno di sentire, prima di dipingere la neve, il suo rumore sordo sotto i piedi, di portarla attaccata alle scarpe in casa e dopo, vederla sciogliersi sul pavimento che diventa di un lucido diverso. Lo faccio istintivamente fin da bambino. Osservo il mondo attorno a me, lo metto nel cassetto di uno dei miei sensi e dopo lo ritrovo in un quadro. La terra ungherese, nella sua apparentemente immutata pianura, è in costante cambiamento anche decine di volte al giorno. Cambiano i colori, gli odori, le strutture. L’architettura del paesaggio magiaro è data dal cielo che domina quello stesso paesaggio come non ho visto in nessuna altra parte del mondo. Anche quando non lo guardi. Senza quel cielo, quelle nubi, quell’infinita gamma di sfumature che si riescono a vedere in una sola giornata, i colori sottostanti del resto del paesaggio avrebbero meno senso pittoricamente. Senza quel peso di cielo, non ti accorgeresti di un fenomeno incredibile che mio figlio mi ha fatto notare un giorno d’estate dicendo: guarda, babbo, le erbe non osano a muoversi…
Ho imparato da lui, in quel momento, cosa mi affascinava così tanto da anni e che volevo si sentisse sulla tela: davanti al paesaggio ungherese non ci si sente piccoli come davanti a un monte, non ci si sente soli come nel deserto, non ti ingoia come un canyon o una cascata . Non osi muoverti. Non per paura. È l’immobilità dei momenti felici.
Matteo Massagrande, nato a Padova nel 1959, pittore e incisore è un profondo conoscitore della storia dell’arte antica e contemporanea. Si interessa allo studio di antiche tecniche di pittura, di incisione e all’arte del restauro. Frequenti sono i suoi viaggi in Europa e nel mondo, pretesti, spesso, per sviluppare cicli pittorici e grandi composizioni. Ha iniziato a esporre nel 1973 ottenendo numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali il Premio Città di Pordenone 1980, il Premio Rizzoli per la grafica 1982, il Premio Burano di pittura 1986; ottiene il Premio Under 35 alla Terza [img_assist|nid=22354|title=|desc=|link=none|align=left|width=638|height=640]Biennale d’Arte Sacra di Venezia 1987. Decine da allora le mostre personali in sede pubbliche in Italia e all’estero. Negli ultimi due anni ha esposto a Verona, Bologna Legnano, Brunico Grosseto, Barcellona. Su richiesta della Pontificia della Basilica del Santo di Padova ha eseguito il dipinto Maria, Madre dei giovani per il Sermig Arsenale della Pace di Torino. Su incarico dell’Ente Nazionale Francesco Petrarca ha eseguito il ritratto di Laura. Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio a Padova e quello di Hajòs (Ungheria).
Massagrande. Scene d’Ungheria
A cura di Marco Goldin
Vernissage: giovedì 24 settembre, alle ore 11:00
Orario: tutti i giorni dalle 13:00 alle 19:00
Ingresso libero
Info: Azienda Speciale Villa Manin
Tel. +39 0432 821211
Nelle immagini: Matteo Massagrande, Grande pianura, 2009, tecnica mista su tela, cm 150 x 200, collezione privata
Matteo Massagrande, Albero fiorito, 2009 tecnica mista su tela, cm 152 x 152, collezione privata