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Vita di Galileo con la regia di Antonio Calenda al Comunale di Treviso

Foyer
[img_assist|nid=12333|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TREVISO - Venerdì 22, sabato 23 e domenica 24 febbraio al Teatro Comunale di Treviso, andrà in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht. La regia dello spettacolo è affidata a Antonio Calenda, in un allestimento che induce a riflettere sul conflitto tra scienza e potere, tra etica e ricerca, tra responsabilità civile e salvezza. Vita di Galileo è una delle opere più importanti di Bertolt Brecht, ma anche una fra le più ambigue e avvincenti. Composto fra il 1938 e il 1943, il dramma fu rielaborato in almeno tre distinte riprese e costituì sempre un culmine nella produzione brechtiana. Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri e nelle cui evoluzioni si possono intuire le vie per comprendere veramente il XX secolo e i suoi conflitti, ovvero le ombre del nostro presente, come già sottolineò nel 1963 Giorgio Strehler nel suo allestimento. La storia percorre la parabola del grande scienziato pisano dal tempo dell’insegnamento a Padova agli ultimi anni vissuti forzatamente in “ritiro” a Firenze, sotto la sorveglianza della Santa Inquisizione: un’esistenza densa di entusiasmi, affermazioni, sconfitte, intuizioni. La rivelazione più clamorosa riguarda il Modello Copernicano: non è Galileo ad intuirlo per primo, ma per primo riesce a dimostrarlo scientificamente, grazie proprio all’uso di quel telescopio di cui si era impropriamente attribuito l’invenzione. Le conseguenze di tale dimostrazione sono dirompenti: la Chiesa non è disposta ad abbandonare la teoria tolemaica del geocentrismo, l’Inquisizione processa Galileo e gli pone una scelta fra le più laceranti. Restare fedele a sé stesso, agli allievi, accondiscendere fino in fondo al demone della scienza e ad essa sacrificare la vita, oppure salvarsi, abiurando le teorie rivoluzionarie? Lo scienziato decide per la salvezza. E se nella prima edizione del dramma Brecht sembra scorgere in ciò il tentativo di continuare segretamente a servire la scienza e la ricerca, nelle rielaborazioni successive appare invece sempre più determinato a condannare la codardia con cui il protagonista sottomette la scienza alla politica. Ricchissimo di spunti di riflessione per l’uomo contemporaneo, dibattuto nella scelta fra mercificazione e valori profondi, fra anelito al potere e responsabilità, fra conformismo e isolamento. Per comprendere a fondo il senso e le peculiarità di questo testo – sostiene il regista Antonio Calenda – è necessario risalire alle grandi motivazioni per cui fu creato, alle riflessioni e agli eventi che spinsero Brecht ad elaborarlo in certe direzioni… Impossibile non correlare l’ultima definitiva versione di Vita di Galileo (in cui l’autore condanna l’abiura del protagonista) con l’atteggiamento di certi scienziati a lui coevi, che proprio in quegli anni si erano resi indirettamente colpevoli del disastro di Hiroshima, mettendo a disposizione di uomini comuni e della politica di potenza i loro studi sulla scissione dell’atomo. Brecht ci ha donato un testo presago, turbato dall’intuizione dei disastri che l’uso distorto della scienza avrebbe procurato all’umanità: oggi siamo noi quell’umanità. È nostro il mondo che trema davanti alla pervicacia dell’Iran nell’uso indiscriminato del nucleare, nostro l’incubo della clonazione, nostre le nazioni che – per seguire la logica dell’interesse e del consumo proprie del capitalismo – rischiano la distruzione del pianeta, disattendendo al protocollo di Kioto… Antonio Calenda, dirige il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal 1995, è laureato in Filosofia del Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell'ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 è fra i fondatori del Teatro Centouno che ha rappresentato per l'attività di ricerca e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto il Teatro Stabile[img_assist|nid=12334|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=431] dell'Aquila, ha fondato la Compagnia Teatro d'Arte dirigendo spettacoli molto applauditi in Italia e all’estero. Ha firmato oltre cento spettacoli, prediligendo il teatro di prosa e affrontando un repertorio vasto che alterna classici e contemporanei, italiani e stranieri, e dimostrando sensibilità per la drammaturgia contemporanea. Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Ha lavorato con i maggiori attori italiani: oltre ai colleghi del Centouno - Piera Degli Esposti, Virginio Gazzolo, Gigi Proietti - con Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Gabriele Ferzetti, Roberto Herlitzka, Glauco Mauri, Turi Ferro, Umberto Orsini e con protagoniste come Alida Valli, Pupella Maggio, Anna Proclemer, Elsa Merlini, Rossella Falk, Maddalena Crippa. Esperto conoscitore di teatro greco antico e della tragedia shakespeariana ha affrontato con versatilità anche il genere dell’avanspettacolo, valorizzandone i protagonisti (basti citare titoli come è 'Na sera e maggio). Memorabili – fra i tanti spettacoli – Il Dio Kurt di Moravia, Operetta di Gombrowicz messi in scena all’inizio della carriera, A piacer vostro di Shakespeare, Rappresentazione della Passione con Elsa Merlini (poi ripreso alla fine degli anni Novanta, con Piera degli Esposti), Enrico IV di Pirandello con Giorgio Albertazzi. Recenti l’Amleto con Kim Rossi Stuart, l’Otello con Michele Placido e Sergio Romano, La mostra di Claudio Magris, con Roberto Herlitzka, Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti e Re Lear con Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi e Alessandro Preziosi. Nella stagione in corso ha firmato con successo Opéra Comique di Nicola Fano, con Pippo Pattavina e Tuccio Musumeci, il monologo Lei dunque capirà di Claudio Magris, interpretato da Daniela Giovanetti e ora il brechtiano Vita di Galileo con Franco Branciaroli. Franco Branciaroli, nato a Milano nel 1947, viene riconosciuto da giovanissimo come uno dei maggiori talenti del teatro italiano. Si è diplomato alla Civica Scuola “Piccolo Teatro” di Milano. Al Piccolo ha debuttato nell’estate 1970 in La battaglia di Lobowitz di Peter Hacks, con la regia di Guy Rétoré, e ha fatto la prima apparizione significativa diretto da Patrice Chéreau in Toller di Tankred Dorst. Dopo aver incontrato Aldo Trionfo al Teatro Stabile dell’Aquila in Arden of Faversham, dal ‘72 al ‘76 lavora con lui allo Stabile di Torino, interpretando Peer Gynt di Ibsen, Ettore Fieramosca di Massimo d’Azeglio, Nerone è morto di Miklos Hubay, con Wanda Osiris - il suo lancio come protagonista -, Gesù di Theodor Dreyer in prima mondiale, Bel Amì e il suo doppio di Luciano Codignola e Faust - Marlowe - Burlesque, pastiche di Trionfo e Salveti, in coppia con Carmelo Bene, scambiandosi nel corso della serata i ruoli di Faust e Mefistofele. Ha lavorato al cinema con: Michelangelo Antonioni (Il mistero[img_assist|nid=12335|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=516] di Oberwald tratto da L’aquila a due teste di Cocteau), Miklos Jancso (Vizi privati e pubbliche virtù) e Tinto Brass (La chiave, Miranda, Così fan tutte, L’ uomo che guarda). Con la regia di Ronconi nel 1990 lavora in Besucher di Botho Strauss e in Féerie - Pantomima per un’altra volta di Celine. In La bisbetica domata di William Shakespeare è in coppia con Mariangela Melato. Nel 1993 realizza la regia di tre spettacoli: Re Lear di W. Shakespeare per l’Estate Teatrale Veronese (interpretando anche il ruolo del protagonista), L’Ispettore generale di Gogol’ a quattro mani con Marco Sciaccaluga (interpretando anche la parte del Sindaco), I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni per la Compagnia del Teatro dell’Arca di Forlì. Continua l’impegno shakespeariano con il Teatro Romano di Verona interpretando Macbeth per la regia di Giancarlo Sepe, cui farà seguito nel 1995 l’allestimento della Dodicesima Notte di cui è anche regista. L’interpretazione dei grandi capolavori shakespeariani prosegue con la messinscena di Otello per la regia di Gabriele Lavia con Umberto Orsini nel ruolo di Jago in scena di due stagioni consecutive. Nel 1996 interpreta Medea di Euripide per la regia di Luca Ronconi, che in un allestimento originalissimo viene presentato per oltre 200 repliche nei maggiori teatri italiani. Nel 2006 è Hamm in Finale di partita di Beckett, scene di Margherita Palli. Dal 22 al 24 febbraio 2008 Venerdì 22 e sabato 23 febbraio, ore 20.45 Domenica 24 febbraio, ore 16.00 Teatro Comunale, Corso del Popolo, 31 - TREVISO Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e Teatro de Gli Incamminati presentano Vita Di Galileo di Bertolt Brecht regia di Antonio Calenda con Franco Branciaroli Biglietti: da € 8 a € 27 Sabato 23 febbraio 2008, alle ore 17.00, presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta, 7 - Treviso Franco Branciaroli presenterà al pubblico Vita di Galileo. L’incontro sarà coordinato da Caterina Barone, docente di drammaturgia antica all’Università di Padova, collaboratrice del Corriere Veneto e della rivista INscena. Ingresso libero Info: tel. 0422540480