[img_assist|nid=12770|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Venerdì 21 marzo alle ore 18.00 in casa della Confraternita, inaugura la mostra Vivere gli anni ‘50 attraverso i manifesti cinematografici, oltre 50 tra cartelloni, locandine e riviste d’epoca provenienti dalla collezione di Giorgio Giaotto, che negli anni ha raccolto uno dei più straordinari e completi, in Italia, corpus di manifesti legati alla settima arte.
Per molti aspetti vi è motivo di ritenere che gli anni Cinquanta siano stato veramente lo spartiacque del Novecento: il cinema riflette in maniera evidente le mutazioni intercorse in quel decennio e i manifesti cinematografici ne sono la dimostrazione più chiara. Sul piano propriamente figurativo si passa dalle fotografie, talora arricchite dal colore, alla grafica che appare molto tradizionale se paragonata ai modelli che vengono dagli Stati Uniti. Proprio la veste del messaggio pubblicitario palesa la grande differenza tra la società italiana, che fatica a uscire dagli schemi del tradizionale provincialismo di matrice contadina, e il nuovo mondo americano. L’immagine scelta per l’iniziativa, una copertina della rivista Novellefilm del 1955, presenta la classica famiglia italiana: la moglie guarda fiduciosa al futuro, mentre il padre abbassa lo sguardo pensoso. Il mutuo, forse la precarietà del lavoro gli prospettano alcune ombre che la vicinanza del figlio certo[img_assist|nid=12771|title=|desc=|link=none|align=right|width=551|height=640] aiuterà a dissipare. Sullo sfondo alcuni titoli anticipano il contenuto. Canzoni, amori, film e, proprio sullo sfondo, “la conquista dello spazio”. Il mondo reale esiste, dunque, anche se cacciato all’esterno dell’orizzonte-famiglia. Nella sua prorompente vitalità Marilyn, ripresa solo l’anno dopo (1956), appare lontana anni-luce dallo stereotipo italiano.
L’immagine della donna - mamma, sposa, peccatrice, santa come Maria Goretti - riempie spesso le cronache o i settimanali di larga circolazione, e il cinema non può che tenerne conto. Tutto un filone domestico, ma anche pruriginoso gira intorno a questi temi che grazie al festival di Sanremo debordano nella canzone italiana e di qui rimbalzano nuovamente al cinema.
Gli anni Cinquanta posso essere intesi nel senso più ampio, ad esempio facendoli cominciare con “Ladri di biciclette” ancora del 1948, che imposta la tematica del neorealismo e presenta straordinari attori “presi dalla strada” insieme con un rigore registico di Vittorio de Sica che in seguito non si sarebbe più ripetuto in forma così alta. Lo stesso decennio si può far terminare nei primi anni Sessanta: del 1963 – l’anno della nazionalizzazione dell’energia elettrica, della riforma della scuola media, dell’apertura a sinistra – è il famoso Votantonio di Totò.
Come nel cinema, la politica ha largo spazio nelle riviste popolari dell’epoca, che spesso accondiscendono al crescente qualunquismo. L’avversario come nemico, l’antipolitica, la demonizzazione degli “altri” sono fortemente evidenziati e derivano in linea retta dalle reazioni antigiolittiane del primo Novecento (si pensi alla rivista L’asino) e persistono ancora ai giorni nostri. Esemplare per i primi anni Cinquanta è il tema di Trieste italiana (si pensi alla canzone di Nilla Pizzi) e della connessa polemica antijugoslava (si dice “foiba” non “fobia”, scrive Il Travaso).
A metà degli anni Cinquanta, prima del rock‘n’roll, compare la televisione, inizialmente giocattolo solo per i ricchi, e con essa Lascia o raddoppia? antesignano di una sterminata serie di cloni. Il buon Totò, in un film che la critica dell’epoca stroncò spietatamente ma che costituisce la prima contaminazione tra televisione e cinema, non manca anche lui di tentare la fortuna.
Dal 21 marzo al 1 maggio 2008
Casa della Confraternita, Salone del Parlamento dei Civici Musei di Udine, Castello - UDINE
Vivere gli anni ‘50 attraverso i manifesti cinematografici
dalla collezione Giorgio Giaiotto
Vernissage: Venerdì 21 marzo, alle ore 18.00
Ingresso gratuito