Wall-E, un'odissea nello spazio tra infanzia e maturità

ConSequenze

[img_assist|nid=15962|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Andare al cinema per godersi un cartone può rivelarsi un'esperienza stupenda. Puntare sulla Pixar significa andare sul sicuro ed aggiudicarsi, se proprio proprio andasse male, un prodotto ben al di sopra della media di ciò che comunemente ci propina lo stanco palinsesto televisivo e, spesso, anche il grande schermo.

Dopo i bellissimi Monsters & Co., Cars-Motori Ruggenti e i magnifici Alla ricerca di nemo e Gli Incredibili, questo Wall?e (di Andrew Stanton) è un prodotto d'animazione che raggiunge un apice rasente alla perfezione assoluta, combinando le esigenze dell'entertainment a quelle della sostanza.

 

Siamo nel 2105. In una Terra oramai sommersa dai rifiuti (forse siamo in Campania?!), gli unici barlumi di vita – meccanica - rimasti sono dei robottini che lavorano autonomamente alla compressione e allo stoccaggio dei rifiuti.

Wall?e, molto simile nelle fattezze a Numero 5, protagonista di un altro bel film come Corto circuito (1986, John Badham), è[img_assist|nid=15963|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=571] uno di questi; per qualche strano scherzo del destino ha acquisito una grazia quasi umana, soprattutto nella capacità di conservare un ricordo e riversare delle emozioni sugli oggetti che raccoglie: bellissima l’idea della casa arredata e della televisione che proietta il musical Hello Dolly! (1969, Gene Kelly), mentre il nostro tenta di riproporne i passi e si addolcisce, registrando i momenti salienti da riproporre all’occorrenza.

Le giornate scorrono sempre uguali finchè atterra una navicella spaziale e un altro robottino extraterrestre, Eve, viene lasciato a cercare cambioni di vita vegetale. Assistiamo così all’innamoramento di Wall?e che ci condurrà alla scoperta del mistero sulla fine della (in)civiltà.

[img_assist|nid=15964|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=635]Per oltre metà del tempo il film è quasi un omaggio, ardimentoso e vinto, al cinema muto: il protagonista si esprime a suoni e le uniche parole espresse provengono dalla tv. Il tema dello sconsiderato sfruttamento ambientale vive di momenti altamente significativi: non è forse una bella presa in giro aver creato una tecnologia superiore per dare ordine al caos (dei rifiuti), senza trovare, invece, forme alternative di smaltimento? Sempre di rifiuti alla fine si tratta e da montagne informi a grattaceli squadrati il risultato è solo quello di una morte un po’ più ordinata.

Gli uomini non hanno saputo far di meglio che fuggire dai loro errori, creando un assetto tecnologico superiore che gli regalasse un’irreale tranquillità, inserita in uno schema predefinito e acritico (ops, ieri sera ho visto un pezzo dell’Isola dei famosi!), con il risultato di ottenere esseri incapaci di prendere in mano la propria vita e i propri ideali (in questo senso l’obesità e l’immobilità conseguente hanno un significato sicuramente allegorico). Tutto ciò, ovviamente, ha comportato che le menti del progetto, i capi della Buy’N’Large Corporation, abbiano conquistato l’autorità economica e politica. Potere del consumismo: prima quello di prodotti e denari e, consequenzialmente, quelli di cervelli: tutto dev’essere disposable, usa e getta!

Decisamente un grande film, non per bambini quanto per adulti, durissimo nei suoi intenti critici e sarcastici, solo apparentemente ottimista alla fine. Infiniti gli echi dal cinema di fantascienza; vorrei aggiungere all’elenco alcuni che altri hanno dimenticato: Atto di forza, Terminator.

Se cercate profondità, equilibrio, perfezione tecnica (mamma mia che meraviglia!), buone musiche (la colonna sonora è dei superman Thomas Newman e Peter Gabriel) e sentimento, ma soprattutto volete innamorarvi sempre più del cinema, non dovete perderlo, piccoli o grandi che siate!

 

 

Un ringraziamento particolare al CEC di Udine

www.cecudine.org