La resistibile ascesa di Arturo Ui
Stagione Teatrale 2011-2012
La resistibile ascesa di Arturo Ui
di Bertolt Brecht; traduzione: Mario Carpitella; dramaturg Luca Micheletti
con Umberto Orsini, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis
Scene: Csaba Antal
Costumi: Gianluca Sbicca
Musiche: Hans-Dieter Hosalla
Regia: Claudio Longhi;
luci Paolo Pollo Rodighiero
Una Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma
Bertolt Brecht ritorna a illuminare le menti e le coscienze del pubblico, con una “farsa storica” dal piglio ironico, salace e assieme “epico”. Si tratta de La resistibile ascesa di Arturo Ui, che il drammaturgo di Augusta scrisse fra il 1940 e il 1941, durante il suo esilio in Finlandia. Brecht non vide mai allestita questa sua opera, che conserva una sottile attualità e un’impareggiabile forza caustica.
Brecht aveva ben chiaro il bersaglio della sua satira: Arturo Ui nasconde il profilo inquietante e assurdo di Adolf Hitler e – anche se “trasformata” in una coeva Chicago – lo sfondo dell’opera è al di fuori di ogni dubbio la Berlino degli anni Trenta, invasa dalle squadre naziste e inserita in una Germania alla cui situazione economica e politica corrotta l’autore non risparmia allusioni anche violente. Eppure, quanti echi si adattano – ahinoi, con poco sforzo – al nostro presente…
Nel ruolo non facile del titolo, ammireremo un attore di straordinaria classe, Umberto Orsini: dopo il drammatico protagonista strinberghiano de Il Padre, ruolo in cui è stato applaudito nel 2006, e la magistrale interpretazione in Copenhagen, Orsini passa a tutt’altro registro, al grottesco che connota fortemente Arturo Ui.
Lo attornia una compagnia numerosa che seguirà le precise linee dettate da Claudio Longhi che sottolinea, nelle sue note, come sia stato lo stesso Brecht a fornirgli le fondamentali coordinate di regia: fu lui infatti ad appuntare che questo testo rappresenta un tentativo di spiegare al mondo capitalistico l’ascesa di Hitler, trasponendola in circostanze familiari a quel mondo stesso. E fu sempre Bertolt Brecht ad evidenziare come la tragedia, molto più spesso che la commedia, prenda alla leggera le sofferenze dell’umanità. «Da subito, quindi – ha spiegato Claudio Longhi – l’Arturo Ui – impressionante parabola (o forse meglio “rivista”) della salita al potere di Hitler, allegoricamente trasposta nella parallela escalation al comando di un gangster arieggiante Al Capone nella Chicago a cavallo degli anni Venti-Trenta del secolo scorso in mano ai grandi trusters – mi si è presentato come una lucida parodia delle violente (s-)ragioni della borghesia capitalistica di irresistibile (quanto agghiacciante) comicità».
La resistibile ascesa di Arturo Ui va in scena per la prima volta nella storia dello Stabile regionale in un allestimento molto lodato: «Uno di quegli spettacoli – ha scritto un recensore severo come Renato Palazzi – pieni di cose, di rimandi, di livelli e citazioni. Uno di quei lavori in cui il teatro sembra dare il meglio di sé». -