L’avaro in blues
Stagione Teatrale 2011-2012 - Playtime
L’avaro in blues
liberamente tratto da L’Avaro di Molière
con Marco Artusi, Evarossella Biolo, Matteo Cremon,
Davide Dolores, Gianluigi (Igi) Meggiorin, Beatrice Niero,
Drammaturgia e regia Ketti Grunchi Consulenza artistica Carlo Presotto
Una produzione La Piccionaia - I Carrara
Nell’Avaro Molière si ispira scopertamente ad una delle più celebri commedie di Plauto, “Aulularia”, e la ricompone su una partitura intonata alla Commedia dell’Arte. Questo spettacolo fa suonare oggi il motivo de L’Avaro in Blues. Il risultato è quello di proiettare tra le risate il personaggio dell’avaro nella realtà, di sottrarlo dalla parodia di mestiere, per ritrovarne la complessità, la solitudine e le ragioni. La rete delle relazioni familiari in cui vive Arpagone è tessuta di odi e di conflitti senza speranza, perché tutti, per necessità o per comodità, ballano la musica suonata dal vecchio avaro. Una musica che canta il peso di dover essere capofamiglia e di dovere procurare il denaro che tutti poi dilapidano. Una musica che “fa vedere i diavoli blu”. "Il Blues non si può ripulire più di tanto; dev'essere grezzo e intenso, deve sgorgare spontaneo dai visceri. Il Blues e una buona pronuncia non vanno d' accordo. Per suonarlo bene, devi sporcare, devi spaccare le parole!!!" B.B. King Un testo della tradizione popolare diventa paradigma delle passioni umane: l’amore, la paura della perdita, l’odio, la gelosia. L’attaccamento al potere, il rapporto tra le generazioni, la brama di ricchezza. Che portate alla loro massima potenza diventano motivo di comicità e di ripensamento. Ma “L’ Avaro in blues” è anche occasione di un accoppiamento inusuale e allo stesso tempo fedele ad una tradizione storica del Teatro Popolare: quello tra il teatro e la musica dal vivo. Ma in questo caso le passioni del teatro incontrano quella musica che è la passione stessa: il blues. Le due anime del gruppo, quella teatrale-popolare e quella musicale del blues e del jazz si incontrano, fondendosi e amandosi. L’obiettivo rimane sempre quello di affondare la mente e il corpo in un Teatro Popolare capace di entrare nell’intimo di un pubblico molto vasto, andando a rimescolare simboli, archetipi, memorie, mantenendo allo stesso tempo la capacità della risata e la tensione drammatica.