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Ballando la Czarda, mentre il mondo affonda

Sipario

[img_assist|nid=12421|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]GORIZIA - Pubblico entusiasta, al Verdi di Gorizia, per La principessa della Czarda, portata in scena dalla premiata compagnia Corrado Abbati, una delle maggiori del panorama operettistico nazionale. Un'operetta singolare, che mescola la seriosità viennese con l'esuberanza tzigana.

Danzare sull'orlo dell'abisso; suonare, come l'orchestra del Titanic, mentre la nave affonda.Dev'essere più o meno la sensazione che provava chi viveva la fine della belle époque, appena prima che la I Guerra Mondiale, distruggesse un intero mondo. Questo sentimento, di un tempo da consumare in fretta nello stordimento e nel godimento, un periodo in cui le convenzioni sociali cedono di fronte all'impellenza del desiderio, il tempo di Klimt, Schiele e Munch, è ben rappresentato nell'operetta dell'ungherese Emmerich Kalman, La principessa della Czarda, messo in scena martedì al Verdi di Gorizia dalla compagnia Corrado Abbati.

Lo sfondo è quello di un locale notturno, il celebre Orpheu di Budapest, dove si balla la Czarda, una danza di origine gitane. Lo scenografo Alberto Troisi ne ha suggerito il fascino opulento con dei pannelli dai colori caldi e vellutati, che evocano le mezze luci, lo champagne e poi il resto viene da sé più volte citati dal cameriere da separè Misha, uno dei protagonisti della storia. Misha (interpretato dallo stesso regista, Corrado Abbati), nella trama svolge la funzione di Messaggero: egli è il tramite, assieme al barone Feri e al conte Boni, attraverso cui il giovane principe di Lippert-Weylersheim, Edvino Carlo, può[img_assist|nid=12422|title=|desc=|link=none|align=right|width=414|height=640] coronare il suo amore per la canzonettista Sylva Varescu, vincendo le resistenze della madre di Edvino, Cecilia. Come in tutte le operette, c'è dunque il lieto fine e non si scade mai nel dramma; le musiche, alcune delle quali dei veri e propri classici del genere, come L'ora d'amor e La rondinella, fondono abilmente ritmi tzigani e valzer viennese e c'è largo spazio per i duetti. A un certo punto, gli attori scendono addirittura fra il pubblico, brindando alla vita e invitando gli spettatori a ballare. Fra gli interpreti, una marcia in più sembrano averla lo stesso Abbati, pur se a volte un po' troppo gigionesco, e Fabrizio Macciantelli - Feri.

Strappa applausi anche Andrea Roccella, nei panni del principe Leopoldo Maria, simpatico vecchietto un po' rincitrullito, marito di Cecilia. Nota di merito per i costumi di Artemio Gabassi, a volte piacevolmente discinti, come si addice a delle entraneuse, ma mai volgari. Fra il pubblico, in cui predominavano i capelli argentati, l'operetta ha riscosso un grandissimo successo. Forse perché l'Austria-Ungheria, a Gorizia, è ancora qualcosa di più di un ricordo?