Error message

Il file non può essere creato.

Beppe Grillo is back?

Ça va sans dire

Se la memoria non mi falla, questa è la terza volta che mi accingo a commentare uno spettacolo di Beppe Grillo; sono certo altresì che le volte precedenti ne avevo parlato in maniera entusiastica, divertita al limite dell'euforia e ammirata dall'impegno socio-economico-ambientalista del genovese.

Beppe Grillo is back… è questo il titolo del provocatorio lavoro che conduce finalmente – dopo sette anni d’assenza – il comico genovese davanti alle platee italiane - stavolta devo ammettere che mi sono approcciato con spirito critico fin dall'incipit del comunicato stampa he annunciava la serata fuori abbonamento dell'11 scorso al Politeama Rossetti a Trieste.
Nonostante ormai il comico genovese si ammanti di tratti di veggenze e preveggenza quasi mistici, mi permetto di dubitare che questi vantati 7 anni di assenza siano stati trascorsi in Tibet: saranno anche stati trascorsi tra le aule dei tribunali, vista la mole di denunce e querele assortite che il corpulento politcomico vanta continuamente come medaglie al valore, ma certamente anche in un beato relax consentito da una sicurezza economica frutto della sua comicità non disimpegnata. E pressoché sempre uguale a se stessa: e vuoi il linguaggio pungente, e vuoi i tempi comici, e vuoi uno stuolo di aiutanti redazionali che alimentano il famoso Blog (una specie di oracolo per gli adepti grilliani)... sono anni ormai che il Grillo Parlante ci ha abituati a riflettere su temi della politica dell'attualità e dell'ecologia -  e in più, complice la struttura da flotta nel Pacifico che gli ruota attorno, il nerovestito si ammanta sempre di una conoscenza delle problematiche locali che commenta con la consueta verve sarcastica e catturando con non poca piaggeria la platea.
Intendiamoci, non è che lo spettacolo di Grillo non sia affscinante o coinvolgente: lo è sempre, e sempre si finisce per essere d'accordo almeno al 90% con le sue posizioni, che al caldo della poltroncina di platea sono condivisibilissime, perché peraltro molto di buon senso e etico-qualunquiste. Un plus, l'apparato tecnologico fornito dalla rete per la quale Grillo ha una vera venerazione (che condividiamo...) e che consente che lo spettacolo sia sempre work in progress su cui si innesta questo cilorama circolare che fa da sfondo-display che si riempiono caleidoscopicamente di concetti alti e scritte lapidarie prevalentemente del (o consone al) grillo-pensiero).
Ecco, qui sta il punto di caduta che fa sì che questa recensione stia già volgendo al termine: perché come già successo a Claudio Baglioni, anche Grillo pare convinto di essere depositario di una qualche verità superiore; e non a caso più sopra abbiam parlato di adepti, perché i “grillini” (che dovevano-dovrebbero-dovranno fare anche politica attiva) paiono mettere in atto una sorta di culto della personalità grilliana, in maniera simil-religiosa; oggi come oggi, far parte della schiera dei grillini pare l'anticamera della setta religiosa che, certo lontana da Rosemary's Baby, potrebbe virare in salsa nazionalpopolarequalunuista in una sorta di Scientology – Grillollogy? E in ogni caso, troviamo necessario un distinguo tra battaglie combattute (battaglia – sociale – è un termine ricorrente e amato dalla grillità) con o senza paracadute. Non si può cantare il nero della rabbia coi miliardi / siamo lupi da interviste travestiti da ribelli - chiedere a Marco Masini.