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Claudio Moretti, le confessioni di un (non solo) attore

InterConNessi

[img_assist|nid=4682|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Claudio Moretti è attore teatrale, presentatore televisivo, autore. La prima volta per me è stato un non-incontro con lui. Avevo letto che a Udine, in castello, c’era una sua presentazione; sono arrivato lì pensando a una serata spensierata e me lo sono ritrovato davanti che mi spiegava storie di luogotenenti e battaglie con cipiglio serioso. Era sì Claudio Moretti, ma non quello di Telefriuli prodigo di battute e carico di spirito, ma un suo omonimo. 

Grazie all’essenziale intervento del poeta Massimo Govetto, suo amico, sono finalmente riuscito ad incontrare “il vero” Moretti; ho scoperto un uomo che trae linfa continua dalle esperienze di ogni giorno, che usa l’ironia come veicolo passionale per rapirti e condurti nel piccolo-grande mondo delle sue molteplici passioni. Abbiamo parlato di storia, religione, teatro e molto altro. Un’ora di chiacchierata passata troppo in fretta. Lo vedi nei suoi occhi che quando ti parla non è l’attore, ma la persona che vuole condividere con sincerità i suoi sentimenti e che sa donargli uno spessore concreto, fatto di tanta umanità.

 Connessomagazine.it: - Claudio, come hai conosciuto Massimo? 

Claudio Moretti: - Tre anni fa conducevo una trasmissione su Telefriuli che si chiamava Sport In nella quale invitavo delle squadre amatoriali e facevamo dei giochi, delle piccole competizioni; lui era venuto a vedere una delle puntate e durante la pausa pubblicitaria si è fatto avanti per conoscermi… alla fine abbiamo presentato il suo libro Voi di lusigne in tv… Da lì è nato tutto, poi mi ha chiamato a presentare il libro nel suo paese e abbiamo fatto una bellissima serata con musica dal vivo e giochi illuminotecnici: una cosa diversa, insomma, con i caratteri del vero spettacolo!

Connessomagazine.it: - Cosa ti piace delle sue poesie? 

Claudio Moretti: - Hanno un grande impatto emotivo e come tutte le cose artistiche si fondano su due piani di lettura, quello apparente e quello metaforico (ciò che dice, che descrive, si fonde con un interessante sottotesto). Io sono un neofita della poesia, ma la sua ha un’immediatezza, una forza che riesci a cogliere subito, senza trascurare il fine studio sugli accostamenti delle parole, la bellezza del suono che fanno nascere. La mia non è la passione per la poesia in realtà, ma per le cose belle e semplici. Mi piace molto, ad esempio, P. P. Pasolini, soprattutto la sua poesia giovanile.

Connessomagazine.it: - Com’è stata la tua formazione? 

Claudio Moretti: - Nel 1986 ho seguito una scuola[img_assist|nid=4683|title=|desc=|link=none|align=right|width=427|height=640] professionale (IRFoP) per attori, per creare una compagnia attoriale che però si è dissolta tre anni dopo. Durante questo progetto ho scoperto cos’è il teatro, cioè un insieme varissimo di differenti visioni, idee. Il diploma che ho conseguito è stato utile solo per l’inserimento nella realtà dell’insegnamento. Ho collaborato con molte scuole tra cui la “Nico Pepe” e con il suo direttore, Claudio De Maglio, abbiamo allestito lo spettacolo I Mosaicisti che analizza i segreti che stanno alla base dei mosaici nella Basilica di Aquileia; sapessi quante cose interessanti da scoprire, che arricchimento, che intrighi! In quel luogo ci sono storie che tolgono il fiato, si fa riferimento alla discesa agli inferi di Cristo (particolarità unica del culto aquileiese) per salvare  tutti coloro che vi erano caduti prima di Lui; se ci si riflette è un messaggio straordinario che indica una salvezza universale per tutti! Un messaggio utile anche oggi, in un periodo di paura verso “l’altro”, non ti pare? Quei mosaici testimoniano lo scambio di merci, persone e soprattutto pensieri tra Venezia e Alessandria d’Egitto: una continua mescolanza culturale che aveva portato immensi vantaggi. Oggi abbiamo la paura del diverso, della novità, non la consapevolezza che questo ci può arricchire; colpa dell’ignoranza, della mancanza di critica, dell’imperversare dell’individualismo che ci attanaglia e dei media  che manovrano l’opinione collettiva.

 Connessomagazine.it: - Con la pièce I Mosaicisti hai fatto ben cinquecento repliche; non ci si stanca dopo un po’? 

Claudio Moretti: - Mai! È sempre un’occasione nuova per scoprire, studiare, approfondire, sperimentare. Ogni volta che sali sul palco non sai chi hai di fronte, è sempre una prima volta. E poi lo script cambia, si evolve, si adatta, non è mai la stessa opera; sfocia sempre in qualcosa di ulteriore che ti permette di dare quel quid in più. La gente capisce questo, sente che ci divertiamo sempre e che cerchiamo di trasmettere quel divertimento.

Connessomagazine.it: - Perchè avete deciso di chiamare il vostro gruppo Teatro Incerto?

Claudio Moretti: - All’epoca non c’era la patente a punti e si beveva un po’ di più; è stato tutto frutto dell’alcool! Scherzi a parte, il nome riflette l’incertezza del futuro da parte di un gruppo (tre persone: Fabiano Fantini, Elvio Scruzzi e io) che mette in piedi un nuovo progetto dal nulla e deve fare i conti con molte cose. Un’incertezza che si è radicata negli ultimi tempi, soprattutto per i giovani che hanno un futuro piuttosto problematico. L’Italia mi dà l’impressione di essere un Paese in disfacimento sociale, nei rapporti tra le persone. Io, per lavoro, ho frequentato dei Paesi che dovrebbero essere molto più disagiati del nostro (Cile, Uruguay, India e Argentina) e ho notato che lì anche le cose che non hanno un senso tangibile regalano senso! Basta andare nelle scuole; qui insegnanti demotivati e bambini incasellati, scontenti, là l’allegria di condividere quel tempo con gli altri. Ci sono rapporti semplici, diretti che qui, ormai, abbiamo completamente perso; e c’è una opposta concezione del tempo e dello spazio. 

Connessomagazine.it: - Qual è il criterio di scelta degli spettacoli che portate in scena? 

Claudio Moretti: - Noi scriviamo i nostri testi. Non facciamo però letteratura, è scrittura strettamente funzionale al palcoscenico. Il palco trasferisce quel qualcosa alla nostra scrittura che la fa vivere. Nei “vecchi” del teatro non ci sono cose che ci interessano, perché noi vogliamo portare in scena il Friuli, con i suoi mutamenti. Tutto è scritto sulla base di esperienze personali, pensando già all’attore che impersonerà quel personaggio e tenendo conto dei suoi caratteri. 

Connessomagazine.it: - Come vivi la tua professione d’attore? 

Claudio Moretti: - L’attore vive in una terra di nessuno, fatta di incertezze e di relazione col sempre diverso. La bellezza di questo mestiere  è annullare l’attore stesso e far vivere il personaggio. Un esempio: Gassmann è stato un grandissimo, ma a volte nelle sue interpretazioni si avvertiva un certo manierismo, l’attore si evidenziava sul personaggio. Mastroianni invece era più naturale, diventava il personaggio, non era più l’attore. 

Connessomagazine.it: - In Garage 77 si racconta lo scorrere del tempo e la pressione del quotidiano (in modo sempre brillante). Quanto conta mantenere vivo lo spirito giovanile per affrontare con serenità i problemi di ogni giorno? 

Claudio Moretti: - Conta. Ma conta di più avere l’autoironia, nella vita e nel lavoro. Non è semplice sapersi prendere per il culo. In quello spettacolo esce non quello che eravamo, ma quello a cui siamo ridotti, mostrando anche i nostri difetti fisici. 

Connessomagazine.it: - Dicci qualcosa di Muradôrs che a breve riproporrai… 

Claudio Moretti: - È uno dei pochissimi testi che abbiamo “adottato”. È stato scritto da Edoardo Erba ed è una bellissima (e faticosa visto che costruiremo in diretta un vero e proprio muro!) metafora sulla ribellione dell’arte verso la mercificazione che tutti i giorni – e ovunque - è costretta a subire.

Connessomagazine.it: - Sei attore, autore, uomo di televisione e chi più ne ha… come fai a far convivere tutti questi aspetti del tuo lavoro? 

Claudio Moretti: - Riesco perché ci tengo moltissimo. È cibo per il cervello, è una fortuna poter fare cose diverse, è un grande allenamento. Finchè il cervello regge credo che cercherò tutte queste cose. Io penso che nella vita bisogna scommettere con se stessi; se mi chiedono Claudio, faresti ‘sta cosa?” io dico “perché no?, ci provo comunque.