Quali sono le nostre radici? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? E poi, chi siamo? Sono queste le domande che pongono i due artisti, in un frangente di post-postmodernità caratterizzato da una polverizzazione del reale e da un continuo ed inconsapevole sincretismo.
In uno stato di disorientamento dell’individuo – lacerato da istanze inconciliabili – sembrano emergere delle soluzioni palliative e posticce che non tardano a manifestare la loro totale inefficacia. Azioni e gesti personali, dai più banali ai più eroici diventano infatti dei semplici paravento dietro cui nascondersi. Ogni zolla di terra o ogni usanza importata da lontano può diventare l’heimat agognato; qualunque isola può diventare Itaca a buon mercato per Ulisse dei nostri giorni che si sono scordati l’indirizzo di casa.