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Gianrico Tedeschi protagonista della sveviana Rigenerazione al Verdi di Gorizia

Foyer
[img_assist|nid=12111|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]GORIZIA - Un nuova appuntamento con la Prosa per la Stagione Artistica del Teatro comunale Giuseppe Verdi di Gorizia: martedì 12 febbraio alle 20.45 il sipario si alzerà su un capolavoro del grande autore triestino Italo Svevo La rigenerazione. Protagonista Gianrico Tedeschi, attore milanese di straordinario talento e altissima scuola. A dirigerlo e a dare forma sul palcoscenico alle atmosfere e alle emozioni sveviane sarà Antonio Calenda. La linea dell’appartenenza culturale, della “territorialità”, dell’identità che chiaramente si delinea nell’opera di Svevo, si intreccia – nell’affrontare ogni suo nuovo testo – a quella di ancor più ampio respiro che riconosce nell’autore triestino il creatore del più grande romanzo psicanalitico dell’ultimo secolo, il critico e sarcastico analista dell’“uomo in crisi” colto in tutta la sua fragilità, nell’inettitudine davanti alle cose della vita e osservato magari con minor drammaticità, rispetto al coevo Pirandello, ma con uguale, implacabile coerenza filosofica. Appassionato di teatro, Italo Svevo ha dedicato al palcoscenico ben tredici lavori a cui si affiancano annotazioni critiche, varianti, bozze, studi. Purtroppo non ha mai avuto la soddisfazione di vedere le sue commedie rappresentate: infatti tutte – eccetto Terzetto spezzato messo in scena da Anton Giulio Bragaglia - furono allestite dopo la morte dell’autore. La rigenerazione (scritta nel 1926-28, ma rappresentata per la prima volta nel 1967) è l’ultima e forse la più riuscita delle sue opere drammatiche. Ricca di implicazioni psicologiche e culturali, si incentra sull’intenzione del protagonista, il settantaquattrenne commerciante di tessuti Giovanni Chierici, di sottoporsi a una operazione che gli consenta di ringiovanire. Giovanni non rifiuta la vecchiaia, ma vorrebbe recuperare la libertà dal rigore soffocante del proprio matrimonio e dall’opprimente conformismo borghese. Una volta recuperata l’energia vitale però, Giovanni non può non tener conto della propria consapevolezza, della moralità e della responsabilità e decide di restare al suo posto di pater familiae. Un personaggio che – rispetto agli altri sveviani – rappresenta un’innovazione, possiede una pars construens importante e conserva, anzi amplia, la capacità di guardarsi dentro, con limpidezza e senza ipocrisie.