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Grande performance di Massimo Venturiello nei panni di Gastone

Sipario

[img_assist|nid=10903|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]Gemona del Friuli (UD) – L’Ert ripropone uno degli spettacoli più riusciti della scorsa stagione per accontentare la numerosa platea di appassionati distribuita su tutto il territorio regionale.

E fa nuovamente centro, perché Gastone, lo spettacolo portato in scena e diretto da Massimo Venturiello dimostra di essere ancora un divertissement frizzante, malgrado abbia compiuto ben più di ottantanni (la prima è andata in scena il 14 aprile 1924 a Bologna, ndr.).

Grazie all’operato di una regia appassionata che mette in scena gli attori modellandone vizi e virtù con veracità, ci troviamo di fronte ad uno show di due ore che non stanca mai, riuscendo a renderci partecipi d’un diffuso buonumore e, per un piccolissimo istante nel finale, d’un alito di poetica e realistica malinconia.

Il Gastone vestito dal regista-attore è perfettamente calzante a delle qualità attoriali da vero istrione (nel senso buono del termine; nello stile ricorda moltissimo Gigi[img_assist|nid=10904|title=|desc=|link=none|align=right|width=427|height=640] Proietti), che sfiorano tutte le tracce mimiche possibili e irrobustiscono un personaggio scritto benissimo da uno dei massimi autori comici italiani, Ettore Petrolini. Una trama che è una semplice scusa - un vecchio cabarettista ormai semi-dimenticato, che non si rassegna all’oblio, scopre una ragazza piena di talento da portare alla ribalta – per inanellare una serie infinita di sotto tracce ironiche, sciogli-lingua assurdi, giochi verbali con doppi sensi pesantissimi (!) e musiche molto, molto piacevoli; uno canovaccio linguistico precisissimo che rasenta la genialità del nonsense in un impianto da vero e proprio burlesque. È questa il principale merito di Venturiello, Nicola Fano e, soprattutto, Petrolini: rendere immortale un genere che ancora al giorno d’oggi riesce a catturare e a risultare piacevolissimo. Un contesto linguistico su cui si inserisce un raffinato discorso di diegesi ed extra-diegesi teatrale (nella trama, l’inizio della tournée per lanciare la nuova stellina coincide con uno spettacolo nello spettacolo, quindi il pubblico si trova ad essere nello stesso momento pubblico e co-protagonista dello show), in grado di dare uno spessore al tutto.

Senza dimenticare la critica sociale e al mal costume del mondo dello spettacolo, con un realistico scontro tra l’arte facile e il buon senso -vecchio stampo- contadino (ah, sì, ha lavorato mezzora…poveretto è stanco…dopotutto mezzora in ventiquattro ore, poverino…).

Una bella parentesi teatrale, con un ottimo cast di supporto (bene Tosca e bravissimi i caratteristi Franco Silvestri e Camillo Grassi) e semplici scene di Alessandro Chiti, ma aderenti ed evocative.