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L’approdo (?) al Paradiso Perduto

Sipario
[img_assist|nid=10941|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]UDINE - Il sorriso degli occhi. L’innocenza di quando ero bambino e tutto era buono e giusto (e non c’era o non vedevo la guerra). Certi anni passati a preoccuparmi di apparire diversa. Il rispetto. I giorni in cui tutto era facile a farsi. La pace della mancanza dei sensi di colpa. Adesso!… Questi sono paradisi perduti, tracce che gli spettatori delle performance di Rita Maffei hanno messo nero-su-bianco al termine del prologo andato in scena lo scorso ottobre.
Assieme a Hc Capitale Umano, l’attrice, ha dato forma, creato e interpretato sei episodi spaziando dalla complessità dell’interiorità umana, al mondo dei pensieri più fragili, dalla società che ci avvolge con tutti i suoi limiti ed emozioni, all’amore tenero o spietato ma sempre carico. Una traccia sinusoidale che ha delineato un modo nuovo di fare teatro che ha impresso alcune serate udinesi di pensieri, gesti, parole difficili da cancellare.

Dal 24 al 29 novembre sono di scena gli episodi 5 La cagna e 6 Paradiso perduto. Nuda. Nuda come l’amore vero. Quello da cui non si scappa, che ti prende, ti usa e ti lascia al suolo svuotato di tutte le tue forze. Così Rita Maffei dà corpo e voce alla cagna. Una donna a cui le convenzioni, con la loro mole di ipocrisie e compromessi, stanno strette. Una donna che si rifugia tra gli alberi, come le streghe delle valli del Natisone, per poter essere se stessa e non limitarsi a guardare l’esistenza degli altri. Dall’altra parte della strada scorre una vita lucida, patinata, perfetta. Perfetta e vuota. L’ipocrisia viene confinata in una dimensione chiamata città. Ai[img_assist|nid=10942|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=439] margini c’è la libertà di vivere e amare come si sente. Nel bosco, popolato dai reietti della società, si immerge sistematicamente e con piacere profondo chi è attratto, e allo stesso tempo teme, questo essere profondamente veri. In un mondo dove tutto è incasellato: tempo, impegni, persone e pensieri, le tentazioni (rappresentate dagli ossi nella performance teatrale) di voler liberare la propria anima, si fanno sentire come pulsioni forti. Difficili da ignorare.

L’ultimo episodio, che titola l’intera serie, è stato scritto da Panko. Scrittore eclettico e sagace, inedito e conosciutissimo, che riesce a trasferire sul pubblico, grazie all’interpretazione vigorosa di Rita Maffei, l’intensità dell’esistenza con i suoi riti, strade, percorsi, sentimenti, tentazioni. Vivere o lasciarsi vivere. Interpretare o guardare. Si può scegliere. A condurci per mano è il desiderio da cogliere, ignorare, o magari indossare per ritrovare il Paradise Lost. Se stessi, gli altri, quello che ci circonda o abbiamo dentro. L’arte risulta uno strumento essenziale dove i medium, gli attori, riescono a far affiorare in modo veemente tutto questo. Siamo pronti a morire per raggiungere il paradiso e nascere di nuovo. Noi siamo una moltitudine, una generazione confinata, scorticata nel trapasso tra sogno e solida passione, parola di Panko.

Il Paradiso perduto si è chiuso con gli applausi reciproci tra pubblico e attori. Il display luminoso a sottolineare il messaggio da cogliere e far proprio, mentre prima di imboccare l’uscio è stato possibile scoprire i paradisi perduti degli altri. Tutti appesi, infatti, i bigliettini della prima serata dove scrivere il proprio paradiso perduto.

Ultimo appuntamento, per chi avesse perso qualche episodio, dal 30 novembre al 2 dicembre al Teatro San Giorgio di Udine. Atto finale di un progetto Css di Rita Maffei e Hc Capitale umano, il collettivo artistico che ha riunito l’artista e pittrice Luigina Tusini, lo scrittore e poeta Panko, il musicista Mariano Bulligan, i sound designer Renato Rinaldi e Stefano Revelant, Erika Antonelli nell’assistenza alla regia.

 

Foto di Luigina Tusini