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La Fin des Terres, il talento di Philippe Genty al Rossetti

Pas des deux
[img_assist|nid=12449|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TRIESTE - Nuovo e prestigioso appuntamento internazionale nel cartellone Danza & dintorni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: il 26 febbraio debutta infatti al Politeama Rossetti La Fin des Terres, il nuovo spettacolo della Compagnie Philippe Genty. Il grande artista francese che già in passato ha conquistato il pubblico regionale con l’incanto di Desirs Parade e Derives – è, sul piano internazionale, una personalità d’irraggiungibile talento ed autorevolezza nel campo di un teatro d’invenzione e magia visuale: molto atteso dunque questo suo nuovo originalissima proposta, in scena a Trieste, in esclusiva regionale, fino al 28 febbraio. Fin dal suo primo apparire sulle scene, la Compagnie Philippe Genty ha rappresentato una sfida per i giornalisti, i critici, gli esperti, gli appassionati: come definire infatti il suo teatro? Come racchiudere entro i ranghi angusti delle parole un teatro che, diremmo shakespearianamente, è fatto della materia dei sogni? Chi ha già avuto la fortuna di assistere all’incanto di un suo spettacolo, può ben comprendere queste perplessità: c’è in Genty qualcosa di ineffabile, un sortilegio che nasce dall’intreccio misterioso di codici espressivi, assunti dalla danza, come dal teatro, dal mondo delle marionette o da quello del circo… Una fusione da cui l’artista francese sa trarre creazioni di altissima poesia.Immagini che ritrovano ferite antiche, che rivelano paure e desideri primordiali e testimoniano le nostre vertigini interiori, – rivela lo stesso Genty, a proposito del proprio linguaggio teatrale – un teatro nel quale l’attore si confronta con gli oggetti e i materiali. Un confronto fisico che fissa nello spazio l’uomo davanti ai suoi propri conflitti. Un teatro nel quale l’uomo trascende la sua miserabile condizione per elevarsi fino a sognare l’infinito. Un teatro nel quale la magia e l’illusione servono per scardinare il razionale e per scivolare nell’universo del subcosciente, lasciando allo spettatore la possibilità di prolungare le immagini che gli vengono proposte e di inviarle ai propri specchi.Uno spettacolo che risponda a tali linee, deve tralasciare di guardare ai grandi conflitti sociali, alla storia, alla politica, non per isolarsi da una realtà triviale, ma perché possiede la chiave per esplorare un mondo ben più misterioso e ricco, quello dell’interiorità. Cifra comune dei lavori di Genty infatti – e in particolare di questo La Fin des Terres – è il concentrare l’attenzione sull’universo interiore dell’uomo: per descriverlo, l’artista concatena le scene per associazione, liberamente, senza curarsi di seguire una narrazione lineare, né la classica psicologia dei personaggi o il principio della causalità. Cerca invece – ammette – in rapporto con i nostri paesaggi interiori, di far emergere dai nostri abissi le paure, le folli speranze, la vergogna di questi desideri repressi, i nostri spazi illimitati, confrontando gli impossibili e producendo così degli choc visivi.[img_assist|nid=12450|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=252] L’emozionante e delicatissimo La Fin des Terres è particolarmente coerente a tali linee, a partire dall’argomento su cui si incentra, l’incontro fra un uomo e una donna e la risonanza che tale evento crea nel “paesaggio dei sogni”. Ciò condurrà alla nascita di una serie di personaggi enigmatici, a volte reali, che riveleranno emozioni segrete e storie nascoste. Guidati da questo filo conduttore si materializzeranno e poi dissolveranno sulla scena danzatori armoniosi e fluttuanti, momenti onirici, commoventi, ironici, creature inquietanti o gioiosamente fantasiose, scoppi di colore e controluce magrittiani… Per ottenere quest’irraggiungibile suggestione, Genty guida la sua compagnia in un percorso creativo complesso e rigoroso: per ogni nuova produzione infatti è previsto un periodo di esplorazione, prove e realizzazione che inizia sei mesi prima della prova generale, in cui gli attori-ballerini hanno modo di studiare, creare, improvvisare, di lavorare con artisti plastici e costumisti, figure fondamentali dato che nel teatro di Genty materiali e oggetti hanno una funzione fondamentale nella creazione come nella espressività dello spettacolo… Seguono poi solitamente alcune prove con poco pubblico, per testare l’effettiva efficacia della comunicazione e finalmente le recite, che solitamente sono davvero numerose e toccano quasi tutto il mondo. La Compagnia di Genty, fondata negli anni Settanta, ha collezionato i riconoscimenti più ambiti (tra cui il Premio della Critica al Festival di Edimburgo), enorme successo in tutta Europa, negli Stati Uniti, in India, in Giappone, Australia e Sudamerica, un numero consistente di spettacoli in cui rinnova continuamente la sua gioia di sperimentare e creare: va menzionato almeno Oceans et Utopies, allestito per l’Expo Universale di Lisbona in uno stadio da 10.000 posti, con un cast di 200 artisti appaluditi da 3.300.000 spettatori… Danza & dintorniDal 26 al 28 febbraio 2008, ore 20:30 Politeama Rossetti, V.le XX Settembre, 45 - TRIESTE La Fin des Terres di Philippe GentyMusiche di Serge Houppin e Henry TorgueCostumi di Charline BeauceRegia messa in scena Philippe Genty e Mary UnderwoodProduzione: Ater – Associazione Teatrale Emilia RomagnaInterpreti: Amanda Barter, Marjorie Currenti, Sébastien Lenthéric, Pierrik Malebranche, Rolan Loor, nancy Rusek, Simon T.Ranntecnici/manipolatori: Pascal Laajili, Rodolphe Serres, Emmanuel Rieussec, Grace Rondier, Jean Luc Passaralli Biglietti: Interi da € 7.50 a € 39.00, ridotti da € 19 a € 33.00 Info: tel. 0403593511www.ilrossetti.it   Foto di Pascal Francois