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A proposito della TAV in Friuli Venezia Giulia

Europe Express

Una delle vie di accesso al paese dove vivo, sino all’anno scorso, soffriva del problema dei pini marittimi, nobili alberi che però hanno il vizio di scardinare il fondo stradale con le radici. Dopo un protrarsi del problema plurilustrale, l’anno scorso sono iniziati i lavori di sistemazione del manto stradale, costruzione di un tratto di pista ciclabile (fatta in modo diametralmente opposto a come vengono realizzate tali lodevoli strutture nei paesi civilizzati, come l’Olanda, dove le piste ci sono da quarant’anni: ma questo è un altro discorso) e rinnovo dell’illuminazione.

Il tutto, per un tratto di circa seicento metri, pianeggiante, in una zona dove il terreno non è alluvionale, non vi sono alligatori (almeno, non bradi), non vi sono sabbie mobili, non c’è la malaria. E gli operai addetti ai lavori hanno usato moderni macchinari con motori a scoppio, non già asini o carrucole attivate da schiavi nubiani. Ebbene, i lavori sono ancor lì, ogni tanto qualche sparuto stradino rompe qualche pezzo appena asfaltato, eleva la quota di un tombino correttamente interrato in maniera tale da renderlo pericolosissimo per l’incolumità delle ruote degli autoveicoli, cincischia con gli spartitraffico.

Di un termine dei lavori, ormai si è persa anche la speranza: rimane un fondo che prima, coi pini marittimi, era sconnesso ai bordi, ed ora è sconnesso per tutta la larghezza della carreggiata, potendo così ormai via III armata, Cervignano del Friuli, rivaleggiare con il percorso della Parigi-Dakar. Però, coi pini marittimi la strada era molto bella nonché ombreggiata d’estate. Adesso sembra di entrare a Titograd.

Chiedo venia dell’ampio preambolo, ma così ci capiamo subito: sta qui un esempio illuminante e moralmente vicino del perché abbiamo la massima diffidenza per la TAV. Perché al di là dell’impatto ambientale, dell’utilità o meno dell’opera in prospettiva futuribile o quant’altro, dobbiamo giocoforza per esperienza diretta diffidare su tempi e modi circa la capacità buroitalica di portare a termine consimili imprese.
Detta con metafora solo all’apparenza scherzosa: se all’assessorato dei lavori pubblici di Cervignano fosse stata affidata la costruzione dello Stretto di Panama, le navi transatlantiche doppierebbero ancora Capo Horn.
Fortunatamente, la TAV non la dovrebbe realizzare la bradipesca giunta cervignanese. Ma qualcuno può forse negare che il trend tricolore sia questo?

Vuol la sorte, che venerdì prossimo 23 febbraio proprio Cervignano ospiti una assemblea pubblica presso il Teatro Pasolini, con inizio alle ore 20.30, proprio sulla questione TAV. Qui, interverranno il dottor Antonio Fermentino, Presidente della Comunità Montana della Val di Susa, assieme ad una delegazione di Sindaci della zona suddetta, ed il dottor Erasmo Venosi, esperto di programmazione dei trasporti, consulente ministeriale e membro del Comitato Tecnico Alta Velocità.
Alla manifestazione, aperta all’intera cittadinanza, gli organizzatori hanno esplicitamente invitato tutti gli amministratori regionali, provinciali e comunali, e al di là del tema del convegno sarà assai interessante pure vedere chi di costoro riterrà suo dovere partecipare.

Correlata all’assemblea, una mostra itinerante dalla Val di Susa al Friuli Venezia-Giulia, dal titolo 20 artisti per dire NO TAV: promotori, il Coordinamento Comitati NO TAV, ed i Comitati di Bagnaria Arsa, Isontino, Friuli ed il CCC5. Dal 23 febbraio al 2 marzo al succitato Pasolini; dal 3 al 9 marzo a Villa Vicentina, centro Civico; 10 ed 11 marzo, Salal del Circolo Culturale a Doberdò del Lago; dal 17 al 19 alle ex scuole elementari di Bagnaria Arsa; 22 e 23 alleArci di Udine in viale Palmanova: queste le date della mostra, sostenuta anche da Dario Fo (premio Nobel, mica bau bau micio micio) che ha detto aderisco con molto entusiasmo e passione a questa lotta stupenda e coraggiosa che state portando avanti.

Sicuramente, una questione da seguire, con la consapevolezza che comunque i nostri bisnipoti (ripetiamo, utilità, costi e impatto ambientale con giudizio sospeso) non vedrebbero mai la TAV in funzione: con la base di oltre un anno per asfaltare mezzo chilometro di strada, i trentacinque messi in previsione per la TAV vanno rapportati probabilmente su scala millenaria…