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Il fiume di Jean Renoir per la rassegna Schermi fluviali alla Fondazione Benetton di Treviso

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TREVISO - Dopo la proiezione del film L’Atalante di Jean Vigo, il secondo ciclo, Schermi fluviali, della rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche con la cura di Luciano Morbiato (esperto di storia e critica cinematografica) e Simonetta Zanon (paesaggista), prosegue mercoledì 27 febbraio alle ore 21 con la visione de Il fiume di Jean Renoir.

Rispetto ai titoli che lo precedono nella filmografia del regista questo film esotico è in apparenza discordante per l’assenza dell’osservazione disincantata o dell’impegno sociale che troviamo non solo nelle grandi opere degli anni trenta (La grande illusione, La Marsigliese, La regola del gioco), ma anche in quelle dell’“esilio” americano (L’uomo del sud).
Il romanzo di formazione con lo stesso titolo (The River) dell’inglese Rumer Godden ha permesso al regista di tracciare anche l’affresco multicolore di un grande fiume, il Gange, ambientandolo negli ultimi anni della dominazione inglese e suggerendo, nello svolgimento del racconto, che la vita e la morte che si succedono sulle sue rive conservano lo stesso ritmo senza tempo della corrente sacra.

Per spiegare tanto il dominio dei colori forti nella fotografia che la sospensione del giudizio storico nella sceneggiatura, Renoir ha scritto nella sua autobiografia La mia vita, i miei film (Marsilio, Venezia 1978): È la cornice a delimitare le dimensioni del soggetto».
Le Fleuve è una sorta di resoconto della vita di una famiglia inglese nel Bengala. Nel racconto non c’è né inizio né fine. È come se si fosse prelevato un pezzo della vita di un gruppo umano senza cercare di farne la storia. […] Le Fleuve che parrebbe uno dei miei film più ricercati, in realtà è il più vicino alla natura. Se non ci fosse una storia basata su forze immutabili come l’infanzia, l’amore, la morte, sarebbe un documentario.

Documentario mancato, esagerata presenza del panteismo ed assenza di critica al colonialismo” furono alcuni dei rimproveri mossi a questo film spiega Luciano Morbiato che dimostra piuttosto quanto il suo autore si stava avvicinando a uno stile classico, nel quale sono presenti i segni della storia, senza essere preponderanti. In questo caso, basandosi sul mediocre romanzo della Godden, si tratta dell’incontro tra due mondi, occidentale e orientale, l’Inghilterra e l’India. Lo sfondo naturale avanza in primo piano e impone non solo la sua presenza ma il suo stesso ritmo, e non poteva essere diversamente trattandosi del Gange, il fiume sacro dell’induismo, che scorre dalla capigliatura di Shiva ed è venerato come una dea, le cui acque percorrono un triplice cammino (nel cielo, sulla terra e nel mondo sotterraneo) e sono perciò fonte di salvezza, non solo per immersione, ma anche solo contemplandole. La vita umana non fa che adeguarsi al flusso incessante, azzerando le differenze sociopolitiche: i giovani innamorati ignorano caste e burocrazia, mentre il ragazzino inglese venera il sacro cobra.

La rassegna proseguirà mercoledì 13 marzo con la proiezione de Il grido di Michelangelo Antonioni (durata 110’, 1957, Italia), seguito dalla visione del documentario Gente del Po (durata 10’, 1943), opera prima del regista, girato a Porto Tolle e dintorni. Mercoledì 27 marzo è in programma La magnifica preda di Otto Preminger (durata 87’, 1954, USA), mentre nella serata conclusiva di mercoledì 10 aprile sarà proiettato il film La morte corre sul fiume di Charles Laughton (durata 89’, 1955, USA).

Schermi fluviali

Mercoledì 27 febbraio 2013, ore 21:00

Auditorium Spazi Bomben, via Cornarotta 7 - TREVISO

Proiezione de Il fiume di Jean Renoir (1951, 99’, F)

Ingresso unico 4 euro.

Info: Fondazione Benetton studi Ricerche
tel. 0422.5121
fbsr@fbsr.it
www.fbsr.it