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Evgenij Chaldej, il più celebre fotografo russo del Novecento in mostra al Teatro Miela

Deep Focus
[img_assist|nid=8650|title=|desc=|link=none|align=left|width=130|height=130]TRIESTE - Il Teatro Miela ospiterà dal 20 agosto al 16 settembre, una mostra fotografica di eccezionale importanza artistica e storica. Si tratta della personale di Evgenij Chaldej (1917-1997), il più celebre fotografo russo della Seconda guerra mondiale, oggi riconosciuto, in patria come in Occidente, come uno dei grandi testimoni del Novecento.
Più di cento immagini, preparate dallo stesso Chaldej negli ultimi anni della sua vita, ripercorrono la storia dell'Unione sovietica dagli anni Trenta all'epoca di Gorbaciov.

La mostra sarà inaugurata lunedì 20 agosto e si concluderà improrogabilmente domenica 16 settembre per la necessità di ripristinare il teatro per la ripresa autunnale. L'orario di apertura sarà serale, dalle 18.30 alle 22.30, ritenuto il più consono, anche alla luce delle passate esperienze, per la stagione estiva.
La rassegna presenterà le immagini di Chaldej, ma anche materiali relativi alla sua vita, tra cui un ritratto che Robert Capa, un altro mitico fotografo di guerra, gli scattò durante il processo di Norimberga. Capa divenne amico di Chaldej: gli regalò tra l'altro un apparecchio Speed Graphic che il fotografo usò per gran parte della sua carriera nel dopoguerra, a testimonianza di un profondo rapporto di stima reciproca.

Inoltre animerà l'esposizione la proiezione del documentario La vittoria non ha le ali, uno straordinario documento-intervista realizzato da Umberto Asti, con la collaborazione di Marina Rossi, negli ultimi mesi di vita del grande fotografo, nel quale Chaldej racconta la storia delle sue fotografie più importanti. Altri materiali in proiezione riguarderanno una storia della fotografia di guerra. Nel corso del periodo di apertura della mostra saranno realizzate visite guidate e incontri con storici ed esperti di storia della fotografia e di storia del Novecento.

La rassegna, curata da Marina Rossi, è stata realizzata da Foto Hangar, un'associazione che intende promuovere iniziative nel campo della fotografia, in collaborazione con la Fondazione Culturale Solares di Parma, che grazie a un lungo lavoro presso l'archivio personale di Chaldej e gli archivi storici russi ha reperito i materiali di questa eccezionale rassegna.
La mostra si articola su quattro capitoli: la costruzione del socialismo in URSS negli anni Trenta, la Seconda guerra mondiale, gli anni del dopoguerra, con il processo di Norimberga e gli inizi della guerra fredda e la società russa negli anni Cinquanta e Sessanta.
Molte le immagini memorabili: dalla bandiera rossa che sventola sul Reichstag, l'immagine più emblematica e più celebre di Chaldej, ai cittadini che ascoltano sgomenti, da un[img_assist|nid=8651|title=|desc=|link=none|align=right|width=640|height=474] altoparlante in una strada di Mosca, la notizia dell'invasione tedesca, Murmansk, il grande porto del mare Artico, rasa al suolo dai bombardamenti nazisti, le vittime civili degli eccidi delle SS, e poi Budapest, Vienna e Berlino poche ore dopo la liberazione, con gli ebrei sopravvissuti che si aggirano increduli; e infine Hermann Göring mentre viene interrogato al processo di Norimberga. Sono lampi di una storia dolorosa e drammatica, che Chaldej ha raccontato con pietà e partecipazione.

Evgenij Chaldej nacque il 23 marzo 1917 (10 marzo secondo il calendario giuliano) a Jùzofka, poi Stalino, oggi Doneck, in Ucraina, da una povera famiglia di religione ebraica. La sua infanzia si svolse tra le ristrettezze: giovanissimo andò a lavorare come garzone in una fabbrica di locomotive. A soli 13 anni costruì da solo il primo apparecchio fotografico. A partire dal 1933 cominciò a girare per i villaggi della sua terra con la Brigata culturale dei trebbiatori. Le sue fotografie furono pubblicate dai giornali locali, e richieste anche da riviste moscovite. Nel 1936 si trasferì a Mosca. Il suo primo grande reportage fu al seguito di una spedizione artica in Jakuzia nel 1937.
Dopo il servizio militare fu assunto come fotografo alla TASS, l'agenzia di stampa sovietica. Dal 22 giugno del 1941, giorno dell'attacco nazista all'Unione sovietica, documentò lo svolgersi della guerra; nei primi mesi a Murmansk, sul mare di Barents, nell'unico porto del Nord aperto tutto l'anno, punto di afflusso degli aiuti angloamericani all'URSS e continuamente bombardato dall'aviazione tedesca. A partire dall'ottobre 1941, Chaldej venne trasferito sul fronte meridionale, dove fu testimone della resistenza sovietica alle offensive tedesche prima, e poi, a partire dall'inverno 1943-44, dell'offensiva sovietica, che portò alla liberazione della Romania, della Bulgaria e di Belgrado. Qui Chaldej stabilì un rapporto cordiale con il Maresciallo Tito, rapporto che giocò a suo sfavore nel 1948, dopo la rottura tra Tito e Stalin, quando il fotografo fu allontanato da ogni incarico.

Budapest, poi Vienna, e alla fine Berlino furono le altre tappe dello straordinario percorso del fotografo, che a Berlino scattò la sua immagine più famosa, quella del Reichstag sovrastato da una bandiera sovietica, simbolo della fine della tragedia in Europa. Chaldej fu testimone anche del processo di Norimberga, dove stabilì un rapporto di amicizia con Robert Capa, e dell'ultimo incontro al vertice tra Stalin, Truman e Churchill a Potsdam nel luglio-agosto del 1945.
Nel 1946 la TASS rivide il suo archivio, scartando i materiali non considerati essenziali. Chaldej era presente, e recuperò i suoi negativi scartati che andarono a costituire il suo archivio personale. Nel 1948 la TASS licenziò tutti i collaboratori ebrei. Per non dare l'impressione di un provvedimento antisemita, l'intero gruppo di cui faceva parte Chaldej perse il lavoro, ma [img_assist|nid=8652|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=431]gli altri fotografi furono riassunti pochi giorni dopo. Fu un momento molto difficile: molti amici lo evitavano, e il fotografo passò periodi di grande difficoltà anche sul piano personale. Nel 1951 trovò lavoro presso le riviste "Klub" e "Amanti dell'Arte" ma solo dopo il XX congresso e la destalinizzazione fu assunto dalla Pravda, dove lavorò fino al 1972, quando un'altra ondata di antisemitismo gli fece perdere il posto. Chaldej dovette nuovamente accettare piccoli lavori e collaborazioni per sopravvivere.
Negli ultimi anni della sua vita la sua figura è riemersa come quella di uno dei testimoni del XX secolo. Gli sono state dedicate mostre in Europa e negli Stati Uniti; nel 1995 fu l'ospite d'onore del festival Visa pour l'image di Perpignan, assieme a Joe Rosenthal, divenuto celebre per la fotografia dei marines che alzano la bandiera americana a Iwo Jima. Chaldej si è spento a Mosca il 6 ottobre 1997.

Dal 20 agosto al 16 settembre 2007
Teatro Miela - TRIESTE

Evgenij Chaldej

A cura di Marina Rossi

Vernissage: lunedì 20 agosto, alle ore 18:30

Orario: tutti i giorni dalle 18.30 alle 22.30

Biglietti: intero 5,00 €, ridotti 1,00 euro

Info: Teatro Miela - Bonawentura Soc. Coop.
tel. 040365119
teatro@miela.it
www.fotohangar.it/chaldej/

Le foto
Nella vetrina: La renna Jasha (zona di Murmansk, autunno 1941) © Fondazione Solares - Archivio Chaldej

In alto a destra: La bandiera sovietica sventola sul Reichstag. Berlino, 2 maggio 1945 © Fondazione Solares - Archivio Chaldej

Sopra: Stalin, Truman e Churchill alla conferenza di Potsdam, luglio 1945 © Fondazione Solares - Archivio Chaldej